8 aprile| 1616 Lorenzo Surian, Marco Pizzamano, Alvise Mocenigo
Dispaccio del 8| aprile| 1616|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
Sono disdotto mesi in circa che per causa della depredatione che fecero li Turchi da Islam delli animali della villa d’Artina di questo contado, furno retenti di qui alcuni Turchi et Murlachi loro sudditi, per conseguir con questo mezo il rifacimento et sodisfattione del danno inferito; al qual effetto, havendo noi conforme all’ordine dell’Eccellenze Vostre Illustrissime fatte diverse instanze, prima a Mustaf Beg, poi a Calil, che all’hora riteneva pur qualche ombra di Sanzacco, et poi al Bassà Serdaro, che mandò un suo Capicì in queste parti; poi al Bassà di Bossina, pur col mezo di uno suo Capicì, non puoté ottener cosa alcuna; finalmente già un anno in circa, essendo venuto a questo Sanzaccato Achmat Beg, huomo che pareva assai giusto et di buona voluntà, mentre si cominciò a pratticar con lui con qualche speranza di buon essito, fu dall’emulatione di Mustaf Beg sopradetto, impatiente di vederselo successore, necessitato a ritirarsi, et da quell’hora in qua resta il Sanzaccato vacante, senza regula, senza commando, et senza ordine alcuno, come sappiamo d’haverne dato riverente conto all’Eccellenze Vostre di tempo in tempo; vacantia per la quale convenendoli accomodar alla necessità, siamo stati in continua ispettatione di giorno in giorno di veder chi havesse ad esser nuovo Sanzacco, per ripigliar con esso questo negotio, ma trovandosi ancor le cose irressolute, et capitandoci frequentemente le instanze dalli Turchi confinanti, per la relassatione delli predetti, nel che si è anco interessato il turco Hussumovich, principale di Lissa, et di gran seguito, ci è parso convenirsi alla conditione de’ tempi correnti, ne i quali è più che mai necessaria la conservatione della quiete a questi confini, divertir qualche nuovo disturbo al quale si potessero risolver, et insieme liberar la Camera dalla spesa del viver che si fa in costoro, considerando massime il pregiuditio che ricevono li negotii di tal natura dalla lunghezza del tempo; il pericolo di sdegnare li Turchi, che adesso vivono a lor modo, et la loro consuetudine apportata con li casi seguiti, di non restituir il mal tolto se non si comprano con donativi simili soddisfationi, o vero, se non si viene alli rifacimenti con tanto pericolosa et lontana dal bisogno de’ tempi presenti. Per questo voltatisi alla trattatione per via di persone private che sotto spetie di amicitia con li medesimi Turchi da Islam, aspettato tempo opportuno, condussero la cosa in maniera che si contentorno restituir cento animali raccolti tra loro, se ben gran parte della depredatione al tempo che fu fatta restò distribuita a’ diversi Turchi primarii, parte de’ quali sono morti et altri absenti del paese. Nel qual negotio essendosi prima da noi proceduto con quelle circonspettioni, et assistenze che comportava la pubblica riputatione per condurlo senza affettatione, si risolse poi che io Proveditor andassi in campagna ad abboccarmi con li Agà interessati, con li quali ho concluso con avvantaggio di cinquanta altri animali, alli quali io li feci arrivar nel rappinamento che hebbi con loro. Onde venuti essi Agà qui a Zara, et havendo prima consignati di nostro ordine li animali nella villa di Grussi, furno da noi fatti rilasciar et consignar li loro retenti; che videro et ricevettero con grandissima sodisfattione. Poi passati con li Agà li uffitii convenuti all’occasione, et alla buona pace, et vicinanza, promisero di far ogn’opera possibile perché le cinque donne da Resanze, che restano in mano de i Turchi di Lissa, siano restituiti; delle quali ne sono hormai ritornati tre, et speriamo che in breve veniranno anco le altre due, et si habbi a vicinar con augumento di quiete a questi confini. Di che venimo a darlene riverente conto, conforme al debito nostro. Gratie etc.
Di Zara, 8 aprile 1616.
Lorenzo Surian, Conte.
Marco Pizzamano, Capitanio.
Alvise Mocenigo, Provedditore Generale della Cavalleria.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 15.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.