7 marzo| 1616 - 23 luglio| 1617 Alvise Zane
Dispaccio del 16 novembre| 1616|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
Entratto al governo di questa città et suo territorio d’ordine della Serenità Vostra, commessa alla mia fede, et da me accettata carica di gran longa maggiore alle mie debboli forze, con vera speranza di rendermi vigilante et fruttuoso suo Rappresentante, doppo l’haver riconciliati gl’animi di questi nobili et cittadini trovati in pericolosa dissensione per causa del Collegio sopra li naufragi, et haver fatti saldare gli’intachi del Fontico del formento della città senza rovina de’ debitori, ma con evidente benefittio et gran consolatione della militia, con povertà. Ho de continuo con devota mente fissa a Dio misericordioso, applicato tutto l’animo mio al publico interesse di questi confini, studiando modi per conservar pace, et buona vicinanza con Turchi, et investigar li mali che inimici potessero tramar a’ danni della Serenissima Republica. Perciò havendo io a commissione dell’Illustrissimo et Eccellentissimo signor Giacomo Zane Proveditor Generale per commessione di Vostra Serenità, con ogni destrezza et secretezza possibile procurato che li Carapotani del territorio da se stessi proprii habitanti o con agiuto degl’altri che partirono l’anno passato, in qualche maniera dannegiassero Uscochi, o loro fautori, come anco mi riusciva quando da’ Turchi non fosse vietato a’ suoi suddeti il servire la Serenissima Republica nella presente occasione, dalla qual prohibitione intimoriti quelli Carapotani che stanno a Bugonizza, territorio turchesco, ch’havesse fatto indure ad unirsi con questi del paese per l’effetto sudetto, sono riusciti vani li dissegni, et resa inutile ogni fattica, come di tutto sempre l’Eccellentissimo signor General Zane è stato da me raguagliato. Doppo che non sodisfatto già, ma più acceso l’animo mio bramoso di adempire la publica mente, presi novi tentativi, incontrai anco il medesimo impedimento. Nulla di meno dalla detta prohibitione de’ Turchi a’ loro sudditi, divenuto geloso della publica quiete, et infiammato di penetrare li andamenti e trattati de’ confinanti, ho con doni et amorevoli alletationi continuata la secreta prattica d’un confidente de’ detti Carampotani, resomi per quanto scopro confidentissimo, dal quale son stato avisato che Uscochi et imperiali con gran promesse et offerte trattano per indur li detti Carampotani turcheschi a ripatriare in Lizza, loco imperiale discosto da Segna una giornata, da Fiume otto miglia, et dalla riva del mare sopra Buccari il cameno de quattr’hore in circa. Ciò da me inteso, et con dolore indicibile ch’alcuni di essi aderivano alquanto alla promissione inimiche, per reiterati disgusti da’ Turchi, considerando che da queste genti versate alle rapine et leste alle depredationi, hora che sono impetroniti delli siti di tutta l’Istria et di questo paese, quando ripatriassero, ne fosse la Serenità Vostra per ricever grandissimi travagli, poiché questi sono quelle con l’agiuto effettivo de’ quali già tempo si valevano Uscochi a scorere et danegiare il mare et luoghi Veneti, e Turchi ultimamente si sono serviti per agiuto et scorta, quelle volte che sono trascorsi a’ danni d’Uscochi, et imperiali, senza perdita di tempo, procurai a far divertir gl’animi loro, quali il confidente ben instrutto da me tiene sospesi, confusi et pieni de timore con ragioni appropriate, veressimili et efficaci, facendo per questo et ogn’altro buon’effetto tenir seco assiduo comercio dal confidente, sotto colore di mercantia d’animali. Et rifferendomi esser deffecilmente la total diversione de’ questi, temendo sia corroto alcuno de’ loro capi, ne ho subito reso consapevole l’Eccellentissimo signor General Zane, che havuta matura et pesata consederatione intorno quest’importantissimo negotio, mi scrive doversi in tale accidente tentar con ogni spirito che Carampotani rettornino al publico servitio, del quale partirono con loro pentimento, vedendo ben accarezzati quelli che restorono. Ma perché le ducali ch’el Clarissimo signor Lorenzo Suriano, mio precessore, mi consegnò nel proposito de’ Carampotani, non dano a me facoltà di trattare, et concludere questo negotio, ho stimato parte dell’offitio mio dar riverente conto a Vostra Serenità di questa poca prattica, et picciola operatione mia in respetto dell’eterno obligo che con gran volontà tengo di ben servire la patria; il che faccio con ogni humiltà supplicandoLa con profondo affetto, che si degni per Sua benignità accettare questa capara dell’animo mio, che sarà prontissimo ad essequire quel ordine che all’incomparabile sua sapienza parerà darmi, assicurandoLa che in tanto continuarò la prattica sudetta, et che al publico servitio spenderò sempre il talento et la vita che m’ha concesso Dio nostro Signore et Protettore dello stato. Gratie etc.
Di Zara, li 16 novembre 1616.
Alvise Zane, Conte.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 15.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.