1612 Zaccaria Soranzo di Marco
Dispaccio del 14 luglio| 1614|
N.
Serenissimo Principe,
fra il continuo corso di quest’armati legni di Castelnuovo, e nella manifestatione che continuamente fanno quei turchi, che non gli tengono per offender né per impedir l’entrata in queste bocche a’ vasselli della Serenità vostra, ma per gli Uscochi, e per gli sudditi di Spagna loro nemici, avenne che essendo gli 6 stante sul mezo giorno, entrato in questo canale un vassello pastrovichio venuto da Puglia con vituarie a questa città, e veleggiando mentre fu dirimpeto castelnovo se le spingesse contro una di quelle fuste, per ricercar, come si sono malamente arrogati, da che luoco si venghi, e farle si mostrare le fede di sanità; et sopra havendovi trovato due pugliesi, ch’erano a parte delle mercantie, si fecero immediatamente venire sotto la fortezza il detto vassello, et fatti prigioni tutti gli huomini, in particolare gli due pugliesi messero nei tormenti, per cavare che si fossero et per farseli finalmente schiavi; di ciò essendo io avisato il giorno dietro, subito spedii un messo con mie lettere a quei capi, dolendomi che in tempo di buona pace tra la Serenità vostra e il loro Signore habbino ardito d’arestar un vassello suddito, e così indebitamente far pregioni chiunque si sii, che con vituarie venghi a questa fortezza. Ne rescrissero quei capi, che gli due pugliesi sudditi di re naturalmente loro nemico, hanno confessato d’esser spie, et d’intendersi col generale di Cattaro, che hora s’attrova in mare, et che quelli insieme col patrone del vassello che gli ha condotti, vogliono transmettere constantemente per che il Gran Signore ad un tratto si certifichi delle operationi de venetiani, così scrivono, in condur spie, e genti nemiche nelle sue terre, e delle machinationi che contro vi si fanno. Replicari il messo, che lettere et scritti specialmente al signor Mahemet Bech, mazor di quel luogo, per levar ogni impressione di complicità nei sudditi della Serenità vostra, quando anco veramente gli due pugliesi fossero come dicono spie. Aggiungendoli che l’indebito et insolito tentativo di ricercare come fanno, ogni vascello ch’entri a queste bocche, et che venghi a questa città il servirsi delle fuste contro la mente del loro Signore, e contro quello che come ho predetto, publicano esser loro propossimento, qundo fosse da me rappresentato alla Serenità vostra, sarebbe così mal’inteso che fattolo esporre col mezo dell’Eccellentissimo signor Bailo al gran signore, ne riuscirebbe provedimento oportuno alle tante loro temeretadi, et quelle ragioni de più che mi parvero convenire alla libera navigatione di questo canale. Hebbi in resposta dal detto mazor, che coll’occasione si attrova in Castelnovo il Tefdenaro di Bossina, venuto come precedentemente scrissi alla serenità vostra, per far la descrittione delle genti di questi Sanzaccati, senza sua compartecipatione, habbi lui solo il tutto commesso e sperato, et havea fatto liberare il vassello, et gli huomini sudditi. Ho voluto dei presenti successi riverentemente dar conto alla Serenità vostra, perché con la prudenza sua rissolva provedere alla sicurezza di questo canale, e alla repressione delle scorrerie e delle insolenze di questi turchi, che quando non venghi a questi principii fatti quegli ostacoli che sono dovuti per servicio delle cose sue, fattesela leggi di arroganza, et di consuetudine, pretenderanno questi turchi la perseveranza che defenderanno ancora con le imaginate ragioni, che possano entrarvi spie e genti a loro nemiche. Aggiungendo per suggello che, havendo l’anno passato l’illustrissimo signor capitano del Colfo affondata una barca de prefatti turchi che son armata gente di tutte corseggiata queste acque, s’hanno voluto appagare sopra il colmo con la retentione di un panno di cento d’uno di questi marinari, che a loro richiesta havea portato a venderlo in Castelnuovo. Raccondandole infine con ogni mia dovuta riverenza che o siano a commandamenti che vengono da Constantinopoli, dalle esperienze passate e che da me più volte alla serenità vostra avvengono da questi […] non pur obediti, ma ne tanto accettati.
Gratie.
Di Catharo, gli 14 luglio 1614.
Zaccaria Soranzo, rettor et proveditor.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 13.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.