3 marzo| 1614 Alvise Rimondo
Dispaccio del 28 ottobre| 1614|
N.
Serenissimo Principe,
doppoi ch’io rappresentai alla Serenità Vostra a 8 di settembre passato li svalliggi fatti da Bose Uscoco con la sua setta nel canale di San Giovanni di Malvasia, territorio di Treù confinante con le ville di Ragosmizza et Caoresta di questa giurisditione, et quanto d’avantaggio m’occorse in tal negotio, essendo stati fugati, se ne traversorno il paese del signor Turco per la Murlachia, reducendosi al loro nido di Segna; non mi è occorso dar altro tedio alla Serenità Vostra, poiché non più s’è veduta alcuna infestatione, né altro disordine qui attorno, et quel poco che per aventura è occorso tra questi et li sudditi del signor Turco, ho procurato subito d’aquietare, così che si vive con reciproca buona intelligenza tra questi confinanti, stimando io che sia principalissimo fondamento di buon governo intendersi bene con li ministri di quel signore, et sudditi suoi, tenendo in questo di conformarmi totalmente con la volontà et intentione della Serenità Vostra. Hora non debbo restare di reverentemente significare che per lettere del Clarissimo signor Proveditor di questa Cavalleria appoggiate sopra la commessione dell’Eccellentissimo Senato, et ordine dell’Eccellentissimo signor General Veniero, ho inviato a Sua Signoria Clarissima il Capitan Giorgio Dobrovich con la sua cornetta di 20 cavalli, et le lanze spezzate che s’attrovano in questa città, per pressidiare la provincia d’Istria, et havendo io accelerato tal espeditione, sono anco giunti a terra dui giorni prima di quello che erano attesi, li quali sono tutti ottimi soldati, et benissimo a cavallo, come essa ne potrà haver relatione, dove saranno capitati, fuori che alcuni delle sudette lanze spezzate, che sono vecchi et anco essentati, come rifferiscono, di cavallo.
La città è rimasta assai spogliata del suo pressidio, perché nelle due compagnie tramuttate che sole s’attrovano a questo servitio, mancano alcuni soldati rimasti a Zarra amalati. Il Capitan Nicolò Renesi s’attrova senza luogotenente dicendo quello esser contumace della giustitia di Zarra. Il Capitan Piero Paviedi ha mandato qui il suo luogotenente et sei cavalli, volendo esser dieci, scrivendomi il Clarissimo Provveditore attrovarsi esso capitano a Venetia, così che con queste due compagnie non molto ben all’ordine, resta pregiudicata assai la custodia ordinaria di questo amplissimo territorio et suoi confini, attorniato da due regioni di Sanzacchi. Oltre che già sei mesi or sono, l’Illustrissimo signor Capitanio del Golfo, mentre essercitava il carico di Procuratore Generale in questa provincia, per ordine della Serenità Vostra, come scrisse, levò di qua il signor Collonello Zulio Eliseo Governatore, et lo condusse a Zarra, dove tutt’hora s’attrova, lasciando questa città senza soggetto di condittione per sopraintelligenza di questa militia, che per ciò la città anco pattiva nella sua debita custodia, tutto ch’io di giorno et di notte non habbi mancato come non manco di sopravedere li corpi di guardia facendoli star allertati, et quel di più che in tal proposito, ma anco in questo non potendo io del tutto supplire per il carrico di questo laborioso governo vengo a darne riverentemente conto alla Serenità Vostra, perché ne possi far quella deliberatione che per sua prudenza le parerà più espediente al commodo et servitio suo per potersi assicurare maggiormente per tutti i versi da ogni sinistro accidente. Hieri partì da questo porto l’Eccellentissimo signor Ottavian Bon, Inquisitore, che ritorna dal Levante sopra la galea del Clarissimo signor Ottavian da Mosto, né essendo Sua Eccellenza smontata per suo maggior comodo, è rimasta nondemeno informata di molti particolari intorno il servitio pubblico, con qualche suo gusto. Essendomi riferito in questo punto il rittorno dal campo d’Ongaria di Mustaffa Sanzacco di Clissa, dove andò già quattro mesi per ordine del suo Signore, non ho voluto restar di significarglilo. Il che è quanto per hora m’occorse di reverentemente notificare alla Serenità Vostra. Gratie etc.
Di Sebenico, adì 28 ottobre 1614.
Alvise Remondo, Conte et Capitanio.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 13.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.