3 marzo| 1614 Alvise Rimondo
Dispaccio del 16 novembre| 1614|
N.
Serenissimo Principe,
Hieri doppo le 20 hore arivò in questo porto l’Eccellentissimo Bailo Nani, essendo stato per le fortune di mare trattenuto con la galea alcuni giorni fra questi scogli. Et questa mattina nell’alba s’è partito con felice vento al suo camino, che il signor Dio gli lo conceda altretanto piacevole nel rimanente, quanto fino qui gl’è riuscito aspro, et di molte giornate, al quale non ho mancato in queste poche hore di rifferire la buona reciproca vicininanza che hora passa a questi confini con li ministri del signor Turco, con tutti quelli altri particolari che occorrono trattarsi con loro per ben intendersi seco, che il principalissimo conssiste nel dimonstrarsi con l’affetto et con gl’effetti insieme inimici d’Uscochi, procurando di tenerglili lontani, et non lasciarli annidare in questo paese, levandoli le […]ttalioni, comertii et intelligenze, il che apporta due principalissime ottime cause, prima conservatione di pace, et quiete con loro, et l’altra che non si deve meno stimare dal canto nostro, de quello che viene da loro prezzata, la sicurtà delle strade per poter condur a queste scale le sue mercantie, li quali per la maggior parte vengono a capitare in Venetia con quei commodi, et utili, pubblici et privati che sono molto ben noti alla Serenità Vostra, nel che havendo io posto ogni principal diligenza, conosco anco essermi riuscito ottimamente nel presente mio carico. Il che tutto è stato gradito da Sua Eccellenza benignamente, benché debolmente io gli lo habbi potuto rappresentare.
L’Illustrimo signor Alvise Giustinian Governatore de condennati, con tal occasione che condusse Sua Eccellenza nel presente viaggio sopra la sua galea, m’ha reso le lettere della Serenità Vostra di 14 ottobre passato, con le quali mi significa l’aveso datole da questo signor Castellano della fortezza di San Nicolò, et che stimandogli lei importantissimi, ne ha commesso la repparatione di quelle ruvine, che le sono raccordate da questo signore, che minava quella fortezza, ad esso Illustrissimo signor Governatore con la persona mia insieme. Io se da un canto miso la gelosia, che ne deve ragionevolmente havere la Serenità Vostra di quella importantissima piazza per più rispetti. Et principalmente per la sicurtà di questa città, che per altro è di debilissima diffesa, non posso se non aquietarmi et restar sodisfatissimo, ma se dall’altra parte riguardo alla particolar cura, et vigilanza ch’io proffesso di usare nella perfettione del publico servisio, et che più volte per mio particolar debito ho visitato quella fortezza, et con molta gente dato diversi ordeni per la securtà sua, et con ogni diligenza […] per provedere a quelle cose ch’havessero potuto pregiudicarle, et ch’io non l’ho trovato diffetto immaginabile nella sua pianta, né meno nel resto, fuori che il bisogno di alcuni manteletti per custodia dell’artegliaria essistente sopra la muraglia, et presservatione di suoi letti, et che per pochissimo spacio d’una sol pietra, s’è discamisata la muraglia, che con pochissima spesa si può accomodare, ben che ne anco ponto patisse non posso immaginarmi la causa, che habbi mosso quel signor Castellano ad apportar tedio alla Serenità Vostradi questa maniera; havendo io di già rappresentato a lei in gneerale il bisogno di legnami, ferarezza, et altre materie per non esservene in queste munitioni, affine che possi repparare a tutte queste cose, con nota particularmente di mano di questo protto, supplicandola a commettere che dall’Illustrissimi signori Procuratori alle Fortezze, mi siano espeditte esse materie quanto prima, a quali in conformità ho scritto et inviato polizza simile, se per avventura quel signore non havesse persuaso che la Serenità Vostra comettesse a lui tal’operatione, per metter fuori alcun segno apparente perpetuo delle sue operationi in quel luoco, essendosi dimostrato più volte desideroso di cose nove con voler insieme essercitare in quella militia l’auttorità prefettitia pas[…] anco ad altri disordeneti, che quali non ho voluto darne tedio alla Sublimità Vostra, ma procurato con desterità che vadi moderando gli suoi affetti come forse potrà fare con più maturità d’anni, non havendo io mancato di provedere giornalmente a quelle cose ch’egli mi ha ricercato, et che ho stimato neccessarie, con darle anco in ciò alcuna sodesfattione, et hora si stava attendendo le soddette robbe di Venetia per accomodare la machina et forno, già che di queste minatie s ene deve dar destintto conto, nelle qual cose sole esso signore me ne faceva assiduissime instanze, come ne ha scritto anco a Sua Eccellenza, et per restaurare insieme la casa di quel Capitano a quale in parte è già molto tempo depressa, et in altra minaccia maggior danno, ma lui anco s’è fra tanto accomodato in altri buoni alloggiamenti, senza alcun suo disconsio. Se queste siano cose che appartengono alla securtà della fortezza particolarmente lo consideri la Serenità Vostra con la sua singolar prudenza. Alla quale poi in altro tempo riverentemente sono per rifferire quello che stimo degno della sua intelligenza et di sua matura consideratione, così intorno essa fortezza come nel resto di questa città, et altri luochi notabili del suo territorio. Mi giova appresso di credre che nel presente negotio le sarà anco dato conto più espressametne dall’Illustrissimo signor Governatore sodetto, che stimo non possi far prima che al suo rittorno di Corfù, per non haver potuto in brevità di hore che qui s’è fermato, visitare la fortezza, nella quale io, benché arivassero le sodette materie di Venetia, non vi ponerò mano senza il suo consiglio, et principal commando, non intendendo ponto descolparmi dalla commissione di Sua Serenità, dovendomi sempre riuscire per gratia singolare, quando ella si degna sottopore le mie attioni a più matura esperienza, conoscendo la debolezza col mio intelletto, benché aggiutato da una retta volontà, e da un ardente desiderio di ben servirela patria, ed avantaggiare li dispon[…] publici con ogni affetto, per non impiegar inutilmente tesoro in cose superflue. Gratie etc.
Di Sebenico, adì 16 novembrio 1614.
Alvise Rimondo, Conte et Capitanio.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 13.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.