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18 marzo| 1614 Giacomo Contarini

Dispaccio del 20 luglio| 1614|

Serenissimo Principe,
mercordì sera tardi, fu li 16 del corrente, gionsero qui a salvamento le galere della mercantia, le quali doppo haver scaricato immediate furono caricate di robbe diverse, tratte dalli lazaretti al n. di colli 2.626, tra quali essendone colli 1.444 di pellami che da’ mercanti sono stati ridotti in colli n. 1.102. Questo riesse a danno di vostra serenità per cagione de’ dacii, sì come riverentemente con altre mie glie n’ho dato conto, essendone rimasti anche di liberi altri colli 704 che non hanno potuto capir nelle galere, et per l’ottavo giorno d’agosto ne saranno liberi colli 2.320, che in tutto saranno 3.024. Non comprendendo in questi 362 che s’attrovano nel lazaretto vecchio da 12 giorni in qua, per non haver potuto haver loco nel nuovo a farli far la contumacia. Ho anche con dette galere ricevuto 200 archibusi già rimasti a Zara, et conforme agl’ordini di vostra serenità farò notar sopra con libro separato la lor distributione col nome delle persone comuni, et castella, a cui saranno consegnati acciò non passino in aliena mano, facendoli similmente bollar col sugello di Santo Marco, et di sei mesi in sei mesi, ne farò far la rassegna per la ricognitione loro, con essigerne anche il pretio, nel modo che dalli illustrissimi patroni all’arsenal sarò avisato.
La purpurella principiata dal clarissimo Mudazzo mio precessore è ridotta a termine assai buono, havendole io fatta allargar la fondamenta et continuar l’opera con pietre di maggior grandezza, acciò riesca più sicura et perpetua, conforme a quanto feci già alla purpurella della suda, mentre n’hebbi il carico dall’eccellentissimo generale, per l’absenza dell’illustrissimo capitanio della guardia, nel stabilimento della quale conobbi l’util che ci apportò il fabbricarla con pietre grandi per il continuo flusso et riflusso del mare. Ito similmente fin sotto li 4 del corrente ridotto a perfettione il molo di mezo, ne manco di far continuar il molo al stradone qual finito, subito farò dar principio al molo grande, conforme a quanto dalli illustrissimi signori 5 savii mi vien comesso. Non restando parimenti di solecitar l’escavatione del porto, la qual quando da’ tempi contrarii non venga impedita, quanto prima s’anderà perfettionando. Diedi similmente conto riverente li giorni passati di quanto da confidenti in Bossina et Serraglio venivo ragguagliato in materia di sanità; et tuttavia ancor che da quelli non habbia havuto nondimeno son assicurato da mercante christiano venuto da quei paesi non vi esser novità, ma il tutto passar bene, lodato sia Iddio. Delle genti turchesche che riverente a vostra serenità significai esser ne’ confini di Traù, son assicurato esser del tutto svaniti senza haver fatti alcun danno in quel condato. Sì come anco sono svaniti li 400 turchi calati questi prossimi giorni a’ confini d’Almissa, a richiesta d’un turco da Glamoz, qual volendo ridursi in steccato con Gasparo Glavos d’Almissa, minacciava di voler daneggiar tuta quella campagna con dette genti, se non li veniva permesso il steccato, dove da quel clarissimo proveditor sotto li 16 instante fui ricercato a inviarli le barche armate per sicurezza di quei popoli, et conoscendo io l’importanza grande, né attrovandosi qui le barche ma a Traù con l’illustrissimo capitano contro uscocchi, gli spedii subito messo che prontamente me le mandò et io immediate le inviai in Almissa, dove non heri l’altro, gionsero in tempo ch’i turchi sopradetti serano ritirati nella villa d’Ostrovica, loco poco discosto da Zugozoz sotto Polizza, nel qual luogo il detto turco trovandosi con 30 cavalli et 20 pedoni fu condotto in un prato da Chaoran Bassà Mattussovich, et da Osmanago Mazonovich suoi padrini, et il predetto Gaspar dal capitan Rados, et dal capitan Steffano Stipanovich, Almissani padrini, con stabilimento di tirarsi con spada sola in camiscia tre soli colpi et far subito tra loro la pace, come successe; che se ben rimase leggiermente ferito nel braccio destro il turco di una punta, non perciò restò il turco di caramente abbracciar et baciar l’almissano et li suoi parenti, comendarlo et proferirseli con molto amore; dove subito partirono tutti et tanto più accelerorono il camino, quanto che havendo scoperto le barche armate, le giudicorono cinque galere, onde cessò al tutto quel sospetto, et rese non poca reputatione a quel clarissimo proveditore.
Di Ragusi son avisato che vedendosi quella scala in declinatione per ricordo d’un hebreo han preso nel loro consiglio che per l’avenir non si possa sequestrar mercantie di qual si voglia sorte che venga a quella scala, né in andar, star et tornar, per qual si voglia sorte di debito, sì publico come privato, né etiandio se ben fosse debito a San Biasio; il qual aviso, benché d’altra parte vostra serenità possa haverlo inteso, ho giudicato ben a darlene riverente conto, come farò sempre ove si concerne l’intelligenza publica. Gratie etc.
Di Spallato, li 20 di luglio 1614.

Giacomo Contarini, conte et capitano.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 13.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.