4 agosto| 1614 Marco Bembo
Dispaccio del 1| dicembre| 1614|
N.
Serenissimo Principe,
havendo nella visione de’ conti di questo Fontico trovato molti et importanti disordini a pregiuditio grande di esso, et di questa povertà, in particolare perché il Fonticaro non solo disponeva del danaro prestandone a questi e quello, così che essendo venuto occasione di comprare certo formento non si ritrovava denaro; onde conveni io prestarlo oltre che non teniva conto del formento che si comprava né a chi si dispensava, et con che beneficio, ma quello che più importa non si sapeva il capitale et se veniva occasione alli intervenienti della comunità di spenderne in lite o altro per interesse di essa comunità, pigliavano di quel denaro senza saputa de’ Rettori, et così s’andava svendendo il capitale, contra la mente della Serenità Vostra, alli quali inconvenienti stimando essere mio debito di provedere in quanto sia possibile, acicò quel denaro resti conservato et vada augumentando per benefitio di questi habitanti, et di tutta l’isola che non ha dove ricorrere in mancamento de’ grani se non al detto Fontico, perciò ho fatto l’alligata termintatione et con occasione che si ridusse li giorni passati questo consiglio, gliela proposi, la quale se bene in se stessa non contiene altro che un vivo et fermo desiderio di conservare esso Fontico, tuttavia prima ches i ballottasse hebbe molti contrarii et in particolare tutti li cittadini fecero ogni cosa perché non fosse ballotata, et non per altro perché si vedevano chiusa la strada di potere per l’avenire prevalersi del detto denaro nelli loro particolari interessi, come inavertitamente si lascarono uscir di bocca finito il Consiglio, se bene non gli andò fatta poiché stando io in ferma openione di volere che fosse ballotata, essendo sicuro che dalli tribuni et popolari ch’intravengono al Consiglio sarebbe presa, come fu, et per quanto potesi comprendere dalli tribuni et popolani solamente fu abbracciata, poiché ritrovandosi 15 cittadini et 19 delli altri, nel bossolo per la terminatione trovai 19 balli, et nell’altro 15. Dalla qual ballotatione comprendendo il poco desiderio di essi cittadini in beneficio del Fontico, non obstante che essendo passata et presa col maggior numero de’ voti non è da dubitare che possi in alcun tempo essere revocata, con tutto ciò affinché non si possa neanco essere promossa alcuna dificoltà, et fatto qualche tentativo, com’è facile, ho deliberato di mandarla alla Serenità Vostra acciò se così paresse all’infinita sua prudenza, possa per maggior corroboratione et fermezza metterli il suo assenso, rimettendomi però sempre al devotissimo giuditio di Lei.
Haverei potuto non solo astringer il Fonticaro, ma tuorli la pena, con tutto ciò non ho passato più oltre essendomi contento di farlo saldare com’ho fatto, et di havere previsto per l’avenire a tali mancamenti.
So che l’illustrissimo et eccellentissimo signor Proveditor Generale Veniero, per quanto ho inteso da sua eccellenza illustrissima, ha rapresentato a Vostra Serenità il mal stato di questa sua città et la spesa che vi anderebbe in accomodar le mura, et il castello per poter star sicuri in questi mottivi con Uscochi, et che non vi sono artigliarie sufficienti et a bastanza, essendo altre volte state levate et poste in altre città, et luochi della Serenità Vostra, et in oltre che non vi sono soldati a bastanza per difendere queste murra. Però non l’attediarò d’avantaggio, immaginandomi che fin hora ella possa haver dato alcun ordine in questo proposito, così che spero che sarà provisto et rimediato alli bisogni sudetti. Gratie etc.
In Veglia, a primo decembre 1614.
Marco Bembo, Proveditor.
Allegato: parte proposta al consiglio dal rettore di Veglia (1 c.)
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 13.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.