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4 marzo| 1614 Luca Pesaro

Dispaccio del 19 maggio| 1614|

N.

Serenissimo Principe,
Nell’estremità dei confini di questo territorio verso Novegradi et Possedaria, si trova un luoco de’ turchi chiamato Islam, già picciol villa et hora assai grossa terra fabricata da loro non sono molti anni, con un recinto di muraglia, contro le capitolazioni della pace et col ridurvi buon nervo di habitanti per far una frontiera, come asserivano, contro l’invasion d’uscochi da quella banda. Cosa che diede poi materia a continui scandali, danni et perturbationi a questi confini; anziché con tal opportunità, havendo li turchi trovata quella parte del territorio dishabitata, ne conseguirono una usurpatione di nove miglia in circa di paese, pascolato da loro animali, et usufruttuato senza alcuna oppositione. Et se ben la Serenità vostra diverse volte ne tentasse et facesse metter in pratica la ricuperatione, nondimeno dopo molta spesa, negocio, contentione, non si è potuto cavarne altro che una nova scrittura de ratificatione del cospetto et decisione dei confini, fatta dopo l’ultima guerra, essendo nel resto rimase le cose nel termine di prima, quanto al possesso che da quella banda di vostra Serenità mai è stato appreso e mai ha hauto essecutione alcuna. Da questo successo resi sempre più arditi et pretendenti li detti turchi d’Islam, hanno ultimamente fatta secreta risolutione tra di loro, come mi viene avertito da turco mio confedente, et di molta autorità a questi confini, di voler, sotto medesimo pretesto d’impedir il passo alli uscochi, surprender un sito montuoso, chiamato Gradina, di espugnatione difficile, et di indubitata ragione di vostra Serenità, compreso nella sudetta usurpatione per fabricarvi un ridotto, et tenerci continuamente presidio. Deliberatione che, come è loro facilissima da mettersi in atto, così guardi Iddio che succedesse, perché la strada che va a Possedaria et Novegradi, trovandosi tra Islam et questo accennato ridotto, venirebbe ad esser assolutamente serrata, et non solo quei luochi restarebbono all’arbitrio et dispositione de’ turchi, ma tutta la vallada de Gliuba, di Rasanze, et le marine verso il canal della Murlaca convenirebbono sentir la medesima oppressione, et tutto il restante di questo poco residuo del territorio viver in continuo timore di depredation et detrimento, et procaciarsi in altro paese miglior et più sicura fortuna.
Questo aviso importantissimo fattomi intendere reverentemente dal mio detto confidente, sì come mi fa pensar che quelli da Islam non ardissero soli di tentar questa novità, senza ordine de’ suoi superiori o almeno senza il consenso del paese turchesco confinante alli habitanti, pare che sia permesso il viver a loro modo, et senza alcuna altra legge, che quella che loro prescrive il proprio interesse; così ne ho subito dato parte al Clarissimo Proveditore della Cavallaria, che si trova in campagna a fine che si lasci veder frequentemente nei contorni, per disturbar in tal modo l’evento de sì pernitiosi dissegni. Vi sarebbe anco la preventione col mandarvi una guarda, come alle volte s’è fatto a quelli da Possedaria nell’occasioni di sospetto, ma aspettandosi di giorno in giorno l’Eccellentissimo Veniero, ne riservo a Sua Eccellenza le deliberatione, come stimarà per sua prudennza appartenersi al servitio delle cose di Vostra Serenità. Di questo negocio et del pensiero chi hano li medesimi turchi di fabricar nella fiumara di Obrovazzo, le barche delle quali con altre lettere la Serenità Vostra ne è stata avisata, ne ho dato parte all’Illustrissimo Bailo in Costantinopoli, come facio anco in queste riverentemente alla Serenità vostra et come farò di quanto di quanto andarà giornalmente succedendo. Gratie etc.
Di Zara, li 19 maggio 1614.

Luca Pesaro, Capitano Vice Conte.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 13.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.