febbraio| 1558 Gasparo Erizzo q. Zuanne e Jacomo Contarini 1558, 18 aprile quest’ultimo sostituito da Michiel Bon
Relazione|
MICHIELE BON e GASPARO ERIZZO
Sindici inquisitori in Dalmazia
1559
Relatione di Dalmatia de Sindici inquisitori di dove fu segretario Francesco Giraldo
Relatione di Dalmatia
Fra l’altre bonissime legge di questa ben instimata Republica, prencipe serenissimo, padri et signori eccellentissimi, fu ottimamente ordinato l’offitio del sindicato, con commissione a quelli li quali a tal cargo di tempo in tempo fussero eletti, con ogni diligenza et senza rispetto alcuno, dovessero investigare nelle città et luoghi che andassero, se li rapresentanti la Sublimità vostra et suoi curiali havessero indebitamente aggravati li poveri popolli, con usargli estorsioni et non fargli quella giustitia che al debito loro si soveniva, onde non si poteva onde non si poteva veramente instituire magistrato, che fosse di più sodisfatione alli sudditi né di maggiore utilità alle cose sue, perciò che essi ne sentono infinito sollevamento nelle sue calamità et miserie che non potendo, si per l’estrema povertà come per la lontananza delli luoghi, venire in questa città a decidere le sue cause o richiamar dell’estorsioni che gli vengano fatte, con tale commodità delli Sindici che sono mandati dalla Serenità vostra, esponendo dinanzi loro i suoi gravami, viene determinata ciascuna difficultà con pochissimo suo interesse et sono appresso rerrintegrati di tutto quello che contra raggion li fosse stato tolto da detti rapresentanti o ministri suoi; et essendo io, per la benignità della Sublimità vostra et delle Vostre eccellentissime signorie, stato eletto Sindico nella provincia di Dalmatia, in luogho della buona memoria del magnifico messer Giacomo Contarini, che era gentil huomo di qual valore et prudentia che è ben noto a ciascuna delle Signorie vostre eccellentissime, et considerata la qualità del cargo mio et l’intentione di Vostra serenità, con quella maggior prestezza che fu possibile, partito da questa città mi avviai per andare a ritrovare il magnifico messer Jacono Erizzo, mio honorando collegio, per potere insieme satisfare al dedito del sindicato nostro, il qual partito da Curzola incontrai che veniva verso Zara, havendo considerato che per le nove che l’armata turchesca dovesse venire in Golfo, io non potesse forse passar detta città, et questo dover essere causa di far trattenere ciascuno da noi lontano l’uno dall’altro senza operare alcuna cosa. Però havendo fatto risolutione di venirmene, con pensiero che noi potessimo poi sicuramente tornare indiettro quando sintendesse che detta armata turchesca fosse passata in ponente, si come passò, la qual nuova intes’io fermamente da noi, con l’aiuto della divina maestà, andamo nella città detta Curzola, nella quale esso magnifico mio collega haveva deliberato di aspettarmi, per non haver posuto solo, per la nostra commissione, giudicar le cause de civili de minori. Morì in Antivari il sopra detto Contarini et restato il magnifico messer Gasparo cominciò con ogni diligenza adoperare tutto quello poteva espedire come Sindico solo però, quello poteva espedire, fece vedere li conti di quella Camera, far l’inquisitione ordinarie et le rasegne de cavalli et fanti, né mancò d’ogni buona provisione in detta città et vedendo che le cause de minori, per uno statuto de Antivarini, vienero in appellatione al clarissimo Proveditore di Cattaro, giudicò che non fosse necessario di perdere in detto luogho più tempo et così andò a Dolcigno et Budua, nelle quali città si serva l’institto ordine nelle cause de minori, si come in Antivari, et essendo venuto a Cattaro ritrovò che le cause de minori vanno al Consiglio de savii nella città di Padova, Vicenza et Verona et Bressa, et quelli di minori che erano pochissimi alcuni, di consenso delle parte, furono diffinite alcuni di consenso altri fatte in contumatia rimesse a quel clarissimo Proveditore, come nelle note tenute diligentamente dal nostro cancelliero il tutto appare; et io havendo veduto quanto è stato operato, non giudicai necessario tornare nelli detti luoghi, nelli quali esso magnifico mio collega non mancò di niuna cosa pertinente al bisogno loro, onde mi diede così particolare informatione che posso hora con verità representare il tutto alla Sublimità vostra et alle Vostre signorie eccellentissime, le quali considerata l’importanza di così grave cargo havuto per infinita bonta sua sopra le nostre spalle, si degneranno haverne perinscusato se in alcuna cosa havessimo mancato, il che sarà proceduto più presto per colpa delle forze debole che dalla volontà nostra, havendo sempre usata ogni diligenza possibile, accompagnata da desiderio de obedire le Serenità vostra et far benefitio alli sudditi suoi, dovendo dunque noi al presente rendergli conto di tutto quello che habbiamo operato in questo nostro sindicato et esponer gli l’importantia di quella Provincia, promettevo alla Serenità vostra et alle Vostre illustrissime et eccellentissime signorie di riferire il tutto più breve et riverentemente che ne sarà possibile, però li diremo la natura et i costumi di quei popoli, il numero et fideltà loro, come vicinano con Turchi, il sito, le monitioni et il bisogno delle fortezze, l’entrata et spesa della Camera, il numero delli cavalli et fanti et finalmente come li rapresentanti la Serenità vostra se habbino diportato; onde per venire alla narratione cominciaremo a dar conto di ciascun luogo, dando principio dal più lontano, per potere arditamente estendersi col raggionamento nostro a i luoghi sempre più vicini.
Dolcigno
La città di Dolcigno, serenissimo prencipe illustrissimi et eccellentissimi signori, è posta nei termini della Illiria, hora chiamata Dalmatia, et da moderni è compresa nell’Albania anticamente detta Epiro, quella è fabricata sopra un vivo sasso et dal mare è battuta da tre lati et dal quattro è congionta con la terra ferma; venne volontariamente alla devotione della Sublimità vostra del 1423 et fin hora continua un simil devotione et fedeltà, di maniera che ad immitatione et fedeltà d’essa ancor quelli vicini, che sono sottoposti alla tirannide de Turchi, desiderino occasione di potere un giorno ritornare sotto l’ombra di questo felicissimo Stato. Il circoito di questa città è de passa 662 et dalla parte di terra, se bene è coperto da un casello anticho, il quale ha le muraglie alte et vecchie, non dimeno è debole ancora per il sito, perché si pol battere da doi monti che li sono vicini a cavaliere, dalla parte del mare è assai forte per esser posta in luogho elevato, è vero che da questa banda parte della muraglia minaccia rovina; appresso la città verso levante è una valle dove arrivano i naviglii, la quale non è sicura per essere aperta da scirocco, ostro et garbino, ciascuno di qual luogho desidera et è opinione altre volte ricordata alla Serenità vostra, che se la predetta valle se riducesse in porto con fare un molo che potesse resistere alla furia del mare et per quello che habiamo inteso da diversi intelligenti di tal professione, saria bene far ogn’opera per vedere se succedesse questo buono effetto, perché si come dicono, se fosse fatto il porto si caveriano tutte questi utilitade prima il traffico di Bozano, Aleppo et Durazzo si riduriano in quel luogho come più sicuro et dove i mercatanti sariano meglio trattati, da poi quello se indrizzaria una commoda scala per il viaggio di Constantinopoli per via di terra, appresso si trarria gran quantità di fromento dal Albania, alla qual opera non mancariano messer Antonio Brutti et compagni fuorosciti di Durazzo hora habitanti in Dolcigno, veramente fedeli servitori della Serenità vostra, si come un huomo mancato nelli anni passati, di più anco, le galere di Vostra serenità porteranno in quel luogho huomini da remo et vittuaglie d’ogni sorte et finalmente sel clarissimo Capitano del Golfo potesse stare sicuramente a quella guardia vetaria [?] che le fuste di corsari non entrariano così facilmente in Golfo, in questo la Serenità vostra deve mettere tanto maggior conditioni quanto Dolcigno le conserva il titolo dell’Albania, per che tutto il resto, come Scutari, Crogia, Durazzo et altre, sono in potere del Turco. Quella città ha sotto di sé tre ville et il contado si estende miglia cinque per longhezza et inanzi la guerra li suoi confini erano fino alla Vrana che sono 21 miglio et questo poco territorio che gli resta si può chiamare abbondante, perché produce formento per sette mesi dell’anno, et tanta quantità de vino et olio che oltre al bisogno delli habitanti se ne serve molti fuorastieri; in essa sono anime 1.348 da fatti 336, delli quali la maggior parte è povera et attende al navigare; nelle tre ville sono anime 595 da fattione 152, alla custodia di quella città si trovava il strenuo Ogni Bon da Padova con fanti 10, huomo di buona fama et che ha tenuto bene ad ordine la sua compagnia, appresso è il capitano Otti Bianco con 24 Martellossi deputati alla guardia di quel territorio, si trova anco Nicolò Renesi et Zorzi Conolo [o Condo] con 14 stradiotti assai bene a cavallo. Nel castello è il conestabile con doi bonbardieri, i quali hanno il cargo de governare alcuni pezzi de artigliaria et certa monitione di poca importanza; in quel luogho la Serenità vostra non ha Camera né altra entrata che ducati 130 del datio del vino, deputati al salario del magnifico retore, la spesa è ducati 1.770, i quali se mandano da questa città per pagare le sopra dette compagnie. Noi siamo astretti per debito di carità ricordar riverentemente et pregar la Sublimità vostra che così a quelli poveri stradiotti et fanti da Dolcigno, come a tutti gli altri che la servono in quella Provincia, sieno mandati le paghe alli tempi debiti, perché ho per negligentia delli loro agenti overo per poca cura di quelli hanno il cargo, per il più questi meschini stano cinque, sei, otto mesi ad havere le sue paghe, di maniera che sono forzati a torre in credenza ariste, pane et altre robbe con grandissimo loro interresse, rivendendole poi a vilissimo prezzo per non morire di fame et è certo infinita maraviglia che principalmente tutti li poveri stradiotti di quella Provincia con 32 ducati l’anno, delli quali battutti l’interessi sopra detti non vengano a restare in ducati 26, possono sostentar sé stessi, la famiglia sua et il cavallo insieme, al che se la Sublimità vostra non riguardarà con l’occhio della sua prudenza et pietà, certamente è da dubitare che la non perda ad un tratto questa buona militia di fedele et valorosi suoi servitori. Qua fu fatta la inquisitione ordinaria, secondo il debito del cargo nostro, et semo obligati di dire, senza alcuna aducatione, che fra gl’altri rapresentanti la Serenità vostra, li quali sono stati al governo di quella città, tutti ad una voce predicano il valore della giustitia et integrità del magnifico messer Sebastiano Trivisano, de altri non fu trovato alcuno che s’avesse fatta estorsione, violentia o altra cosa che meritasse reprensione o castigo.
Antivari
Antivari chi per opinion d’alcuni è l’ultima città di Dalmatia fu dal anno 1435 espugnata dalla gente dell’armata della Serenità vostra, ma essendo discosta dalla marina doi miglia, con l’aiuto del signore della Servia poco dopo si ribellò et si tenne fino al 1445, nel qual tempo vedendosi Antivarini abbandonati da ciascuni et dubitando di non esser presi per forza si diedero volontariamente ad un sarenissimo Proveditore general del Golfo; quella città volge intorno passa 800 et posta sopra una costiera d’una collina et puol essere da più lande battuta per la vicinità de monti che la soprastanno, ha la muraglia debole et vecchia, la quale in alcuni luoghi non ha fianchi et atorno di essa ha case et orti di diversi cittadini, talmente li sono contigui che li soldati non possono la notte caminare liberamente facendo le sue sentinelle. Dalla parte verso il mare ha una bellissima campagna, la quale produce fromento per sei mesi, vini abondantemente et ogli dilicatissimi di quali ne fanno, per quel che dicono, più di 600 botte l’anno. Il territorio al presente et longo miglia 12 et largo sei, mal habitato, et a tempi passati confinava con quello di Scutari et era di 20 ville, delle quali hora ne possiede solamente otto, coltivate con molta difficoltà rispetto alli Marcovichi sudditi turcheschi che confinano da levante et sino circa 500 huomini da fatti di questi è capo un prete Stefano, bandito dall’illustrissimo Consiglio di dieci per li suoi mali portamenti, il quale ha mandato un figliolo et una figliola in Antivari, cosa degna di qualche consideratione, appresso il crudelissimo odio che è tra Antivarini et li predetti Marcovichi, principiato come si raggiona al tempo della presa di Scutari, perché volendo Marcovichi, all’hora sudditi della Serenità vostra, salvargli figlioli et le robbe sue in Antivari, gli fu denegato, ode furono astretti a darsi al Signor turco, di maniera che di continuo era una parte et l’altra seguono molti danni et infinite occasioni; nella città et borgo si trovano anime 1.624 da fatti 440, parte di quali attendano alla mercantia et parte a coltivare la terra, nelle quattro ville computando Sfioza [?] sono 1.367 [?] anime da fatti 360, in quella città si trova divisione et populani anticamente per causa de suoi consigli, onde che più volte tra loro si sono tagliati a pezzi, come quasi intervenne già quattro o cinque anni fa un venere santo, che li preti nobili con li populani vennero alle mani per la precedentia di levare il tabernaculo del santissimo corpo di Jesù Christo, di modo che se per opera del magnifico messer Girolamo Balbi, all’hora Podestà, non se havesse acquetato quella loro furia, veramente saria seguito qual che gran scandolo; alla custodia di quella città è il capitan Hiulio Tarsia buon servitore della Serenità vostra con fanti 24, assai bella compagnia, seben patiscono molto per la tardità delle paghe. Ad una delle porte è il contestabile Domenico Suria con 7 compagni, si trovano anco li strenui Comun Frassina et Agostino Barbati con 32 stradiotti a cavallo. Vi sono appresso doi bombardieri, li quali hanno obligo di governare l’artiglieria, che è assai bella, ma poche, le mancano molte cose necessarie, è maltenuta et se ben fu fatto quella provisione che all’hora parse migliore, pur fa bisogno che si gli mandino tavole et altri legnami per coprire li tetti et rondele, le quali stando alla pioggia et al sole, sono mal conditionate et in breve tempo diventeranno inutile, già molti anni a richiesta di quella spettabile communità furono mandati dalla Serenità vostra molti et belli archibusi, spade, corazzone et simil sorte d’armi, ma perché il sopramesser, che è un Gasparo Badoer de ser Francesco, se ne sta sempre in questa città, le prefate robbe se ne vanno di male, a questa non si è possuta fare alcuna provisione, per che l’elettione sua fu fata del 1556 dalla buona memoria del clarissimo Aloiise Contarini, all’hora Proveditore sopra l’artiglieria, et confirmato con lettere dell’eccellentissimi signori capi scritta a quel magnifico Rettor, li quali habbiamo veduta, però riverentamente ricordiamo alla Serenità vostra che overo faccia elettione d’un altro o commetta a costui che vada ad essercitare il carrico suo; quella Camera ha ducati 900 d’entrata et altri tanti d’spesa con li quali si paga il salario del retore et altri stipendiati, et per che il scrivano teneva i libri molto confusi gli furono dati alcuni ordini necessarii a tener bene le scriture. Da questa città sono mandati ducati 2.000 per le paghe delli fanti et stradiotti et bombardieri.
Qui fu fatta l’inquisitione solita et per parlare liberamente, come è debito nostro, d’altro non si dogliono quei popoli, se non che li Rettori fanno mercantia di cavalli, li banditi di questo luogho sono crecciuti in gran numero, perché per innocente che alcuno sia, quando è proclamato resta contumace per paura, come dicono, della corda et se accompagnano con li marcovichi et insieme fanno il pacto malissimo securo, onde saria bene che la Serenità vostra commettesse quel Rettore che per ogni lieve suso [?] non venisse al proclama, ma procedesse col citargli a difesa, si come si costuma in tutte l’altre città et luoghi della Serenità vostra; sei miglia o sette lontano d’Antivari è il castello di Spizza, fondato sopra uno monte alto et difficile ad ascendere, volge passa 209, è lontano dalla marina circa passi 120, discupre la strada che va da Antivari a Cattaro et è refugio al tempo di guerra di 300 annime che habbitano nella villa, si come è il castello di Rotterzo di altri sudditi della Serenità vostra in quel contado, da una banda 30 passa di muraglia et caduta in terra, in esso non è alcuna sorte di monitioni dal governatore di Cattaro sono mandati sei soldati alla guardia, ma essendo questo luogho di qualche consideratione, o dovria essere meglio munito et con maggior diligenza custodito o vero buttato a terra et del tutto apianato, perché stanto in questi termini potria un giorno perdersi facilmente il che saria di grandissimo danno non manco di Antivari che di Cattaro.
Budua è luogho di poca importanza, si perché non volge più di 480 [?] passi, come per esser città di muraglia tutta marcia, et ha un castello dalla parte del mare che minaccia rovina, quella è fondata sopra un sasso il quale dicono anticamente era scoglio mondato dal acqua, ma per commodi delli habitanti fu atterrato per passare a terra ferma, ha porto grande ma non in tutto securo, che quelli che hanno la pratica affermano che saria uno delli più belli et securi porti di tutta la Dalmatia, perché nel mezo dell’entrata di esso è un scoglio assai grande dal’una et l’altra banda del quale si può entrare et dalla parte verso levante la natura ha fatto una porporella rilevata quasi in petto d’acqua, onde con poca spesa et fattica s’atterraria compitamente et si faria porto sicurissimo et capacissimo d’ogni armata. Buduani non hanno ville di sorte alcuna. Il suo territorio non si stende più che mezo miglio, tutto piantato a viti, de formenti si servono per via di Montenegro et del resto dell’Albania, hanno le case de Turchi vicinissime, delle quali alcune sono fabricate a cavallieri della terra, in essa si ritrovano anime 900 da fatti 160 et la maggior parte attende al navigare; alla guardia della porta che va in terra ferma la Serenità vostra tiene strenuo Theseo de Belli con 10 fanti, un contestabile in castello con cinque paghe da guazzo et il capitanio Theodoro Clada con 10 stradiotti, li quali erano benissimo a cavallo. In quella terra non è Camera né altra entratta publica, salvo che’l datio del vino del quale si cava 140 ducati et gli hanno disegnati al salario del Rettore, et da queste città sono mandati circa ducati 600 per le paghe de cavalli e fanti. In quel luogho furono fatte le debite inquisitioni et di niun altra cosa quelli popoli si lamentano, se non che alcuni delli Rettori habbino fatto mercantia, il che è errore et corruttala introdotta in molte città di levante; fra Budua et Antivari per spatio di 10 miglia habitano Pastrovici sudditi della Sublimità vostra, ma innanzi con Buduani, con li quali al presente vivono quietamente, hanno fama di essere 1.200 da fatti et sono non manco valorosi con l’arme che atti alli servitii delle galere, il che fu con sua gran laude ultimamente conosciuto, quando molti accompagnarono volontariamente il clarissimo Proveditore Michele a Corfù, quasi si governano a communa, come fanno li Svizzeri, eleggiendo nelle congregationi loro, chiamati in quella lingua sborri, li giudici, li quali giudicano le cause civili et criminali, tengono infinita memoria d’un special privilegio, qual già molti anni ottennero dalla Serenità vostra, di portar vini in questa città senza pagar datio alcuno, sono veramente fedeli et degni d’esser tenuti cari, si per il mumero et valor suo come per la prontezza del servire in ogni occasione.
Cattaro
Cattaro, che anticamente fu chiamato Ascrivio, è città posta nell’ultimo del Golfo, che entra per uno stretto di 16 miglia, il quale in alcuni luoghi è largo due, uno e mezo miglio, et alle catene è manco di 300 passi, quella fu del 1420 quasi per forza havuta dall’armata della Serenità vostra, la quale in diverse volte gli havea fatto molti danni a tal che cattarini, che all’hora si reggevano a republica, coma al presente si vantano d’haver fatto, furono astretti di rendersi dubitando di non essere rovinati totalmente; ella è sittuata a pie d’un monte di ascesa dificile, in la somità del quale è un castello alto passi 160. Il sito così precipitoso che non può fare alcuna diffesa alla città volge intorno dove è habitata 900 passi et il resto del monte è circondato di muraglia vecchia et può esser alta 500 passi, verso ponente ha il molo bagnato dal mare et questa è parte assai debole, si per rispetto che non ha fianco, come per esser la muraglia all’antica con molte case congionta, e nel spatio di 109 passi non ha guardia alcuna altrove che alla marina sono tre porte debolissime, le quale anco per il parere del magnifico governatore Rancon non fanno questa parte molto secura; da tramontana dove sono li baluardi da Bembo et Riva vi è un pezzo di cortina novamente fabricato, ma perché fu mal fondata se aprì nel mezo verso il torrione, onde poi di ordine di Vostra serenità se ne rifecero 47 pertiche, rimane il restante in così mal termine, che si dubita che senon sarà rifatta che di breve non vada in rovina, a questi et ad alcuni altri bisogni rappresentati alla Sublimità vostra per lettere del clarissimo Rettore e scrittura di esso governatore Rancon, tanto più prontamente si deve provedere quanto che la Serenità vostra conosce molto bene l’importantia di questa fortezza et sopra tutto le ricordarò che sarà necessaria provisione tenerli dentro una monitione de biscotti et di megli, acciò non se incorresse nella necessità, che quasi quest’anno passato si è ritrovata quella povera città, la quale ha tanto maggior bisogno di consideratione quanto che essendo in golfata 16 miglia non ci arrivano altri naviglii che quelli che vanno a posta. In la bocca di esso golfo è Castel Nuovo, guardato da 200 Turchi et più, dentro quasi nel mezo Risano, castello sotto posto al sanzacco del ducato, dalla banda poi di terra ferma è circondato da sudditi del Signor turcho, a tale che si può dire che da mare assediata quella città, nella quale si trovano anime 4.856 da fatti 950 in essa son circa 100 nobili, odiati dal popolo, si come habbiamo veduto in tutte le città di Dalmatia. Quelli per il più sono superbissimi, vivono dell’entrate loro et di mercantie d’suoi pellami, biade et altre robbe che si estraheno dall’Albania. Gli altri popolani attendono a diversi essercitii et massime al navigare. In 31 [?] ville che ha del contado sotto di sé sono anime 4.000 da fattione intorno a 900. Et perché il territorio è sassoso et ordinariamente è piantato a vigne, non si raccoglie formento per sei mesi dell’anno; alla custodia di quella città si ritrova governatore Leonardo Rancon gentil huomo di valore conosciuto per prova dalla Serenità vostra in molte altre occasioni, haveva con sé una compagnia di 60 fanti, meglio ad ordine di quante se ne possono vedere in levante, è ben vero che non potranno durare longamente, per rispetto delle carestiie et della tardità delle paghe; eravi ancora il strenuo Girolamo Carnera con 40 soldati alla guardia delle porte. Appresso si ritrova messer Giovanni Reolina con cinque cavalli corvati, deputati all’obedienza del clarissimo Proveditore.
Nel castello è lo strenuo Antonio Corona con 15 fanti, nell’isoletta poi che è nel mezo et in la più bella parte del Golfo la Serenità vostra tiene li capitani Dimitri Suan et Nicolò suo figliolo con stradiotti 20 a cavallo per conservatione di quel contado; nella sopra detta città è bellissima artigliaria, la quale stava mal governata et malo confusa, onde quel magnifico governatore l’ha con infinita diligenza radrizzata et posta insieme in alcuni magazeni et niuna [?] alle cannoniere della muraglia, la monitione de armi che ha il Camerlengo è stata così ben tenuta dal megnifico messer Domenico Contarini quanto altra che habbiamo vedutta in tutta quella Provincia, onde che veramente è degna di molta lode; da quella Camera si cava per conto di publico 3.500 ducati, li quali vengano dispensati nel salario del clarissimo Proveditore, Camerlengo, Castellano et altri stipendiati; dell’officio sopra le Camere si mandano ducati 3.900 per le paghe delli stradiotti et delli fanti sopradetti, qui fu fatta l’inquisitione ordinaria, se ben fu trovata che tutti quelli clarissimi Rettori l’anno laudabilmente operato, non dimeno Cattarini tengono eterna memoria dal clarissimo messer Bernardino Reniori et tutti ad una volta predicano la giustitia, prudenza et integrità sua.
Curzola
Lontano da Cattaro 120 miglia è l’isola di Curzola, la quale volge 90 miglia et è longa 40, tra essa et Sabioncello, territorio di Ragusi, è un bellissimo canale largo uno et due miglia dall’luna et l’altra parte della quale sono porti et commodità per l’armata come d’acqua et altri rinfrescamenti. A Sabioncello è di legna in abbondanza, l’isola è tutta piantata a vite, in le ville che ha sotto di sé non si raccoglie fromento per 4 mesi dell’anno, ma vini abondantemente in esse si trovano anime 1.500 da fattione 330, la città circonda 500 passi, è cinta da muraglia debole, se bene è posta in uno sitto alquanto elevato; venne alla devotione della Serenità vostra del 1420, in essa sono anime 1.118 da fatti 230, vivono per il più di tagliar pietre, far naviglii et navi, onde per la commodità di marangoni, legnami et pegole, se ne fabricano alcune con molto avantaggio, tutte l’entrate sono della communità, eccetto il datio del trentesimo et la limitatione, che essendo in tutto ducati 260 l’anno, con 90 de quali se pagano alcuni provisionati per benemeriti et il sopra bondante è portato in questa città; delli Rettori del suo reggimento, delle contentioni di quella communità con quel magnifico Conte non ne diremo altro, essendone la Sublimità vostra apieno informata, si per li processi mandati da noi, come per le continue espositioni delli suoi ambasiatori, è ben vero che le cose succederiano meglio quando fussero governate con maggior destrezza, overo che si lasciassero governare con un poco di patientia.
Liesina
Liesina, anticamente chiamata Jaros, è isola che ha in circuito 130 miglia, quasi tutta sassosa et piantata a vite, delle quali liesignani cavano più de cinque miglia botte di vino l’anno, ma frumento apena per doi mesi; la città si diede alla Serenità vostra del 1420, è posta appresso la marina et è passo di tutto il Levante, ha porto capacissimo per ogni sorte de navilii et alla riva di essa è un bello arsenale nel quale si tengono li biscotti et altre cose necessarie per l’armata, fu fabricato delli denari di quella communità, per opera della buona memoria del eccellentissimo generale Thiepolo, si come a persuasione del magnifico Matthio Pizzamano che fu ultimamente li ha fatto un bellissimo molo commodo all’armata di Vostra serenità, che ivi ordinariamente si trattiene, nel quale si è speso da quattro miglia ducati, la terra è aperta et da niuna parte ha muraglia, nella sommità del monte che gli sovrasta è un castello, il quale è debole et malsecuro, si per essere alla sua custodia un caporale con 11 paghe da guazzo, come per non havere artigliaria di sorte alcuna; nella città si trovano 2.300 anime da fatti 500, gente molto litigiosa, in 14 ville et nell’isole Lissa e Torco sono anime 3.340 da fattione 1.600, tutta quell’isola di vino, fichi et sardelle cava d’entrata più di ducati otto milia delli tre miglia se ne trahe della peschagione de sardelle, onde si spende in barde [?] et botte ogni anno più di ducati 5.000, la Camera è di quella communità et riscuote da datii circa 4.000 ducati l’anno, delli quali ne spendono tra il Rettore et altri salariati 2.160 a modo loro. Dal novo ragionato con diligenza furono fatti li conti di biscotti et non fu ritrovato che quel sopra messere andasse debitore di cosa di momento, è vero che se gli sbatte li 2 per 100, si come si costuma in tutte le città della Serenità vostra ove sono biscotti et questo viene ordinariamente concesso a tutti, per che non hanno salario alcuno. Qui fu fatta l’inquisitione ordinaria contra li Rettori et altre persone publiche et intendemo da ognuno lodar principalmente il magnifico messer Matthio Pizzamano per gentil huomo pieno di bontà, valore et giustitia.
Brazza
L’isola di Brazza, la qual si diede alla Serenità vostra del 1420, circonda 80 miglia et ha sotto di sé 12 ville, dove habitano 3.000 anime, delle quali vi sono 600 da fattione. In essa non è alcuno castello né ridotto che adun bisogno quelli miseri si possano salvare, a tal che al Rettore per stare più sicuro conviene habitare nella villa di Hersi, quattro miglia discosto dalla marina; quell’isola ancorché sia sassosa, si come per natura è quasi tutta la Dalmatia, pur ha diverse valle fruttifere la quali produccano vini in abbondanza, ma li frumenti non suppliscono per doi mesi dell’anno, vi sono ancora molti boschi et pascoli, onde la maggior parte delli quali cavano grandissimo utile del trentesimo et alcuni altri datii, la Serenità vostra ha d’entrata ogni anno ducati 300; intorno la detta isola si trovano de belli et commodi porti dove l’armata di Vostra serenità può star sicura et fornirsi d’acqua, legna, vini et carne, però giudicano che debba esser tenuta non manco chara di ciascuna dell’altre isole di quella Provincia, oltre che per la vicinità che ha con Almissa, Spalato, Traù. Il resto di quelli travagliati confini può esser di molto benefitio a questo illustrissimo Dominio, massime potendosi ad un bisogno haver 400 et 500 huomini atti a qual si voglia fattione.
Spalato
Spalato, città antica già è palazzo fabricato da Diocletiano imperatore a tempo che havendo rinontiato l’imperio si ridusse a Solona per vivere quiettamente, volge circa 900 passa, è situata in luogho piano appresso la riva del mare, non è forte in conto alcuno, perché mantiene sempre fino al giorno d’hoggi più pesto forma d’antichissimo palazzo che di fortezza, si sotto messe alla Serenità vostra l’istesso anno 1420, nel quale ella si fece padrona quasi di tutta la Dalmatia. Il contado, che è piano et fertile, alli tempi passati era larghissimo, hora per occupatione de Turchi è molto ristretto, onde per la vicinità di Clissa et Salona è continuamente da loro infesta, la sua longezza va fino al fiume di Tervisa, che sono cinque miglia, et la largezza fino a quel di Salona, che sono miglia tre, et voglia Iddio che si conservi nello termine che si ritrova, questo dicemo perché Turchi pretendeno di tirare una linea dritta da Salona fino alla marina e tuogliano che quel pezzo di paese che restarà fuori s’intenda per conto suo, onde veneriano ad usurpare la maggior parte di quel territorio, insieme con le fortezze del Sasso di Papoli, nel quel si tengano di continuo guardie, per dar segno acciò li sudditi della Serenità vostra possano in caso che si scuopra alcuna inboscata de Turchi, et in vero se non fussero quelle guardie non si potria coltiare il contado, del quale si raccoglie frumento per cinque mesi dell’anno et vini a sufficientia. In la città si ritrovano anime 2.100 da fatti 450, tra nobili et popolari, ancorché già doi anni sia stata una grandissima discordia, non dimeno è molto quietata per la prudenza del magnifico messer Zuanbattista Calbo del valore et buon governo del quale, per l’inquisitione da noi formata, non potemo se non render buona testimonianza a Vostra serenità. In quattro ville che ’l territorio ha sotto di sé sono anime 2.030 da fatti 250; alla custodia di quella città si ritrova il strenuo Giovanbattista Fusaro con fanti 26 delli quali quattro fanno le fattione alle Torre di Papoli, quattro al Sasso et quattro a Salona et sbattendo doi ragazzi restano soli 12, cosa in vero che ne pare di molta consideratione, essendo la città continuo frequentata da Turchi, li quali pratticano con manco rispetto che non fanno in le case loro, però saria necessaria provisione accrescere il numero di quei soldati fino a 40, si per sicurezza di quel luogho come per reputatione di Vostra sublimità; nel castello, che è fabrica anticha, sta un caporale con 10 paghe da guazzo et due bombardieri. In esso non si trova niuna sorte de munitione, salvo che 67 pezzi de artiglieria, le quali hanno i letti et le rote talmente guaste et marcie che non si possono adoperare; per guardia del contado sono tre capi con 40 stradioti, li quali vedemo assai bene a cavallo, questi sono molto bene necessari alla conservatione del territorio et per ovviare che non si facciano porti et mercati in Salona et Tenovizza, nelli quali luoghi Turchi fanno ogni opera per ridare una scala, il che se gli succedesse saria la rovina manifesta non solo di Spalato, ma di tutta la Dalmatia; la Camera ha d’entrata ducati 1.100 et di spesa ordinaria 500, ma la compita rovina è la straordinaria che si fa con Turchi, li quali non cessano di continuo trovar nuovi garbugli et occasione di manzarie, onde che la predetta Camera è sempre intaccata, da questa città sono mandati intorno 3.000 ducati per il salario delle paghe da guazzo, delli fatti et stradiotti, et per che nelli affitti delle case dove stanno detti soldati et stradiotti si spende ogn’anno 100 ducati, però ricordamo riverentemente alla Serenità vostra, che saria opera molto utile far racconciare quattro torri molto grandi che sono d’intorno le mura, nelle quali si potria ridurre la maggior parte di loro, quelli nel conciarle veramente non si spenderia ducati 300 et all’incontro, oltre il sparagno delli ducati 100, si daria infinita sodisfatione a quelli sudditi; sotto la iurisdittione di Spalato e l’isola di Solta che circonda 40 miglia, è poco fertile, la quale ha quattro ville dove habitano 800 persone da fatti 180.
Almissa
Nella detta iurisditione è Almissa, fabricata al basso d’un asprissimo monte, volge 400 passi, non è forte se non per batteria di mano; dalla parte di mezo giorno è bagnata dal mare et dal ponente dal fiume Catena, dentro al quale si può navigare con ogni navilio sottile per spatio di 3 miglia, questo fiume nasce da un monte et nella sommità d’esso è un castello della Serenità vostra chiamato Visicchio, guardato da un castellano con 13 paghe da guazzo, come è medesimamente nella maggiore altezza del monte che soprasta alla terra il castello di Starigrado, che fu dato per concessione ad alcuni gentil huomini di casa Giorgi, alla custodia del quale è un caporale con 12 compagni, et sebene l’uno et l’altro sono antichi et di muraglia debole, pur essendo in sitto altissimo che discuopre gran parte del paese turchesco, li giudichiamo degni di qualche consideratione; nella bocca del porto sono due torri et antichamente tra l’una et l’altra si tirava una catena che vietava l’entrata ad ogni sorte di navilii, et per quanto riferiscono li Almissani, nelli tempi passati un certo loro signore teneva in esso alquante fuste con le quali depredava il Golfo, questo luogho di Almissa si come già puochi anni non hera habitato da 200 anime, così al presente molto incivilito per il numero di 1.200 che sono cresciute, delli quali ne possono essere da fatti 300, gente fidelissima et atta ad ogni opera della militia navali; al governo di quella terra è il spetabile domino Pietro Massuro castellano, posto in vitta per gratia del eccellentissimo Consiglio di dieci. Il quale ha sotto di sé un contestabile con otto paghe da guazzo. Rende ragione sì in civile come in criminale et le sue appellationi vanno al Conte di Spalato.
Traù
Venne la città di Traù alla divotione della Serenità vostra del 1423, benché tre volte era stata in diversi tempi all’obedienza sua; volge 800 passi et viene stimata di sito assai forte per esser circondata dal mare, è vero che la muraglia è vecchia, bassa et senza fianchi da levante, per ponente ha scala in terra ferma, si come per un altro verso maestro si va nell’isola di Buda; alla bocca del porto è un castello antico nel quale si ritrovano alcuni pezzi d’artigliaria et certa monitione di poca importanza, dalla banda di terra ferma, luogho più importante delli altri, ogni giorno il canale si va atterrando, la qual cosa non solamente debilita la città, ma causa grandissima corruttione di aere, con 30 paghe da guazzo delle quali 10 stanno nel castello, 10 alla porta di terra ferma et 10 alla piazza; la Camera ha d’entrata circa ducati 2.000 et quasi altre tanti di spesa, che si fa in diversi salariati et straordinariamente spese fatte in presentar Turchi et da questa città si mandano ogn’anno ducati 3.000 per il salario delle sopradette compagnie.
Sebenico
La città di Sebenico nel 1412 non potendo sopportare le tirannidi degli Ongari, sotto li quali è restata longo tempo, si diede volontariamente alla Serenità vostra, quale è in golfato per un miglio nel canale che va verso Scardona, volge intorno 1.200 passi, ha la muraglia debole et senza fianchi et è posta tutta in costiera di un monte arido, alla sommità del quale è un castello poco forte, mal munito et finalmente che non può fare alcun giovamento, perché 200 passi all’incontro discosto è il monte di San Giovanni che sta a cavalliero et batte il castello et quasi tutta la città, all’incontro della quale nella più stretta parte del canale sono due torrette antichissime, fabricate per guardia di quel passo, li quali al tempo della guerra il signor Camillo prudentemente cominciò a farle rovinare, quelle sono superflue per molte cause, ma principalmente perché dui miglia lontano è il castello di Santo Nicolò, che può vietar l’entrata ad ogni legno armato, onde saria di beneficio publico levar la spesa di ducati 500 l’anno che si fa in doi castellani con 12 paghe da guazzo et dui bombardieri deputati alla custodia di quelli; innanzi le guerre territorio soleva essere di 130 ville et al presente fra l’isole di terra ferma non sono altro che 20 mal habitate, nelle quali si trovano anime sei milia da fatti 1.200. Rendono vini abondantamente, ma fromento che non suplisce per tre mesi del’anno, et se non fusser li Morlachi, che vengano alla gabella per comprar sale et portano formento, lane, formaggi et pegole, sebenzani starien molto male, per che quel paese è il più sterile di tutto il resto della Dalmatia; quella scala si deve tanto più conservare quanto che non è dubio alcuno che quando mancasse, si come Turchi fanno ogn’opera per tirarla a Scardona, la quale è sette miglia lontano da Sebenico, la città e la Camera insieme pateriano grandemente, perciò che oltre che quelli cittadini si sostentano con queste sorte di mercantia, el datio del trentesimo, dal quale si trahe più di 1.000 ducati, non se affitano 200 et di quello dalla beccaria, che se affitta 1.200, non si cavarrà il terzo. Nel ultimo termine del fiume di Scardona da una parte la Serenità vostraha 7 rote di molino che se affittavano 1.700 ducati l’anno et se bene dall’altra banda i Turchi n’han constretti per concorrenza sette, non dimeno le nostre lavorano meglio et sono più frequentate; alla guardia della ponta di terra ferma è il capitano Giovanni da Soave con 30 fanti, li quali vedemmo molto bene ad ordine, si n’trovano ancora alla custodia del contado stradiotti et corvatti 55 sotto 5 capi, questi se bene non hanno troppo buoni cavalli, però meritano escusatione, sì per il poco salario, come perché il paese è così sterile, che habbiamo veduto il mese di lulio non trovarsi in quella città tant’herba per 16 soldi che basti per un giorno a un cavallo. Tra il castello, la ponta et le torrette la Serenità vostra tiene 50 paghe da guazzo, delle quali in una occasione non se ne potria prevalere, perché sono vecchi impotenti et che non fanno alcuna sorte di fattione, onde saria di molto benefitio publico dar ordine, che non si rimettesse alcuno in luoghi di quelli che muoiono, acciò che finalmente la successione di questa inutile militia di estinguesse. Nella città sono anime 6.350 da fatti 1.700, di questi la maggior parte serve nelle galere di Vostra serenità; la Camera ha d’entrata ducati 5.000 l’anno et di spesa che si fa nel salario del magnifico Conte et altre persone publiche 5.100, da questa città si mandano ducati 4.000 per pagar li soldati della fortezza di San Nicolò, quelli della guardia della porta et li stradiotti; si cava appresso de sale ducati 5.000 et più manco secondo la quantità di essi, delle quali quest’anno passato se n’è fatto in abondanza, del tratto de quali si fanno le spese straordinarie, come di presentare Turchi, nel qual si spende circa 1.400 ducati l’anno, et in qualche altro bisogno della fortezza di San Nicolò. Il resto è tenuto da quel Camerlengo, il qual si trova havere in cassa, a tempo che fussimo ivi, ducati 1.200. Il maneggio et li conti di questi sali sono certamente di grandissima importanza, onde noi per beneficio della Sublimità vostra havessimo posto ogni diligenza per vedere il fondo, se non havessimo inteso che ’l’carissimo messer Lonardo Loredan di breve doveva andare in quella città per vedere le saline et essi conti, per il che ne parve nostro debito di non impedire in quelle cose che aspettavano a Sua magnificenza clarissima; doi miglia lontano da Sebenico, come habbiamo predetto, è la fortezza nuovamente fabricata sopra il scolio di San Nicolò, quella è veramente bellissima et hora che li pontoni sono tutti empiti di terreno si può dire che sia perfetta, se però si attenderà a far levar via parte di quel sasso che li è intorno dalla banda di terra ferma, il quale per quel che vedemo nel disegno deve esser tagliato, una delle maggior necessità di quella importantissima fortezza è che in essa non si ritrova alcuna sorte di vettovaglia, a tal che in qualche accidente potrà restare in grandissimo pericolo, per che se bene ha la città vicina, però spesse volte avviene che non se li può dar soccorso nelle cose del vivere, retrovandosi alle volte non haverne per sé medesima, onde ricordamo riverentamente alla Serenità vostra che dapoi che con tanta ha fabricato così bello et forte castello, vogli almeno tenergli una monitione di meglio o di biscotto, et con lassar che nel avvenire resti nelli termini che l’habbiamo veduto, essendo massime li tempi pieni di sospetti, come alla Serenità vostra prudentissima è chiaramente noto et perché mancano alcuni pezzi d’artigliaria per fornire le diffese, sarà ottima provisione mandargli più presto che sia possibile et tanto più volentiere quanto che quelli che se ritrovono sono benissime governate. In quello non è alcuno magazeno, però è necessario al tutto farne uno et in luogho di tavole, dove al presente habita il capitano sarà molto al proposito, dovendosi dar principio a fabricare una stanza per lui da un’altra parte del castello, alla custodia del quale è il capitano Tullio Naldo, buon servitore della Serenità vostra con fanti 40 ordinarii et 20 mandati ultimamente, tutto bene all’ordine, però li raccomandiamo alla Serenità vostra in far che habbino le sue paghe alli tempi ordinarii; secondo il debito nostro fu fatta l’inquisitione sopra li portamenti delli Rettori et altri rapresentanti publici, et tutti lodavano ad una voce tra gli altri il magnifico messer Filippo Bragadino, come gentil huomo pieno di bontà, di valore et di giustitia. Ritrovamo che li Camerlenghi attendono a far mercantia, il che è di pericolo maneggiando il danaro publico, ma perché in fatto questa coruttila è introdutta in molti luoghi del Levante, habbiamo considerato che non era carico delle nostre spalle provedere a cosa di tanta importanza et messa in tal consuetidune, giudichiamo ben nostro debito recordarlo alla Serenità vostra senza rispetto alcuno, acciò che lei con infinita bontà sua faccia quella provisione che si conviene alla sua grande auttorità.
Zara
Zara, si come è metropoli et principal di tutta quella Provincia, è ancora la più bella et nobil città di Dalmatia, et saria maggiore et più ricca, se al tempo delle guerre non fusse stata sette volte consumata quella, dopo che si rebellò nove fiate finalmente del 1410 rimase in potestà della Serenità vostra, che la comprò da Ladislao re d’Ungheria per 100.000 ducati, volge passi 1.330, è fondata sopra una lingua di terra ferma, è bagnata dal mare da tre lati et a due di esse le doppie porporelle prohibiscono che i legni armati non si possano accostare, onde da quella parte si può dire che sia assai forte, perché ogni mediocre diffesa d’una città posta in acqua si giudica sufficiente. Da tramontana ha il porto capacissimo per ogni grande armata et perché solo la fronte verso terra ferma può esser conbatutta, però fu disegnato il pontone nel quale la Sublimità vostra ha speso fin hora più di ducati 100.000, ben che a giuditio di molti con fabricar li doi baluardi nelli contorni di Santa Marcella et della cittadella quella parte si rendaria secura, onde che esso pontone, ancorché sia quasi fornito, al qual non manca se non la sommità del parapetto et a finir li fianchi con le reculate [?], sarà però di pochissimo benefitio, se non saranno finiti li detti doi baluardi, alla prefettione della qual opera la Serenità vostra deve fare attendere con ogni diligenza, perché finita ch’ella sia, si potrà chiamare quella città fortissima et tanto più che in una fronte non più largha di 250 passi ha tre galiardissime diffese et l’offese potrenno esser deboli, non si potendo accampare in quel luogho così stretto, se non pochissima gente, oltre che nel tempo dell’estate per 15 miglia appresso non si trovano acque; et in parte verso levante è il Castel Vecchio, il qual non può diffender l’entrata nel porto, perché non ha artiglieria né luogho dove metterla, però sarà più sicura di empirlo di terra et ridurlo in bastione, si come è il disegno; alla sua custodia sono dui caporali con 40 paghe da guazzo et li dui castellani della sorte che di tempo in tempo si mutano, non sono atti di fare qual che è debito loro, onde saria bene che la Serenità vostra a questo provedesse o levandolo in tutto, over mandando un solo con salario di ducati 30 al mese, si come fece prudentissimamente già poco tempo a Novegradi et a questo muodo vi andariano gentil huomini di maggior sicurtà et di più reputatione di questo illustrissimo st.ato [stipendiato?]; nella città si ritrovano anime 8.100 et a fatti 1.600. Il popolo è devotissimo della Sublimità vostra, ma tra esso et li nobili sono di quelle inimicitie et odii antichi che habiamo ritrovato in tutta la Dalmatia. In 36 ville dell’isola sono anime 6.400 da fattione 1.300. Nel contado, che circonda otto miglia et è largo 20, sono ville 47 poco habitate, dalle quali si raccoglie fromento per otto mesi et vino a sufficienza per tutto l’anno, in esse si ritrovano anime 7.000 da fatti 1.400, lassano la maggior parte delli terreni incoltivati, perché attendono a pascer animali, de quali ne cavano grandissimo utile; alla custodia di quella città si ritrova Giovanni Battista da Lonan con 40 fanti et il strenuo Silvio da Correggio con 20, li quali non bastano a guardare un circuito di quasi un miglio et mezo et certamente non bisognaria minor numero di 150, la spesa de quali si potria avanzare cassando parte delle 69 paghe da guazzo che sono alla piazza, alla porta di terra ferma et nel castello, questi sono vecchi et impotenti et quello che a noi pare di molta consideratione è che la guardia della piazza d’una così importante città, sia conmessa a questa gente inutile; alla conservatione del contado sono sette capitani con 116 stradiotti et Croatti 72 sono otto capi et è quasi maraviglia che in questi anni tanto penariosi si habbiano posutto sustentare così bene a cavallo, del che se ne ha a dar molta laude al magnifico messer Bernardo Contarini, il quale fu ultimamente Proveditore, che gli ha sostenuti di continuo con li suoi proprii danari. Nelli affitti delle case dove habita la stratia si spende ogn’anno circa ducati 250 et facil cosa saria scontar questa spesa facendo che alloggiassero nei luoghi del contado già deseganti dalla Serenità vostra, da questa provisione nasceranno tre buoni effetti: il primo il territorio sarà più securo, poi con maggior commodo si notririano i cavalli alla campagna et si levaria un discontento grande del animo di quel popolo per questi alloggiamenti. In questa città si ritrova bellissima artigliaria, la quale è molto bene ad ordine in alcuni magazzeni fabricati a questo effetto; la Camera ha d’entratta ducati 8.200 et di spesa 7.670 delli quali 1.000 et più si spendono ogn’anno in presentar Turchi, per acquettare i loro garbugli che di continuo muovono a quelli confini; da questa città sono mandati circa 8.000 ducati per pagar li soldati et li stradiotti. Il numero raggionato diligentamente fece li conti delli biscotti et non fu ritrovato che quel sopra messer andasse debitore, ma perché costui haveva introdutto di dar maggior quantità di biscotti alle galere et altri legni armati, di quelli che per li mandati delli clarissimi conti et i capitani li era imposto, il che col tempo potria essere stato di qualche robbamento. Noi per provedere a tal disordine terminassimo, che nell’avenire non possi despensare più somma di quella che si contenuta [?] nelli mandati. Nella inquisitione ordinaria fatta sopra le persone publiche non fu ritrovato cosa di momento contra di alcuno, ma ben tutti laudano la prudenza et buon governo del magnifico messer Antonio Navagiero Conte presente et principalmente per haver mantenuto abbondante la città di formento, massime che a tempo che l’armata della Serenità vostra vi è stata quest’anno passato longamente. Diece miglia lontano da Zara è la città di Nona, da ogni parte bagnata dal mare, il quale è al presente redotto in fossa di lago, essendo serrata la boca del canale che faceva il porto, per esser cresciuta la terra. Quella è posta in sito assai bello et viene stimata atta da potersi ridurre in fortezza, volge 900 passo et è circondata da muraglia vecchia, la quale di giorno in giorno va cascando, antichamente era nobile et bene habitata, hora si ritrova ignobile et abbandonata, si per il cattivo aere, come per essere stata rovinata al tempo della guerra. Il territorio è tutto piano, ma essendo poco habitato non rende quella utilità che si converria perché in 11 ville che ha sotto di sé non sono più di 700 anime da fatti 140; nella città si trovano anime 340 da fatti circa 10 [?]. La conservatione di quel luogho, si come da sé è di poca importanza, così per rispetto della città et contado di Zara è di molta consideratione, onde havendo la Serenità vostra mandato il magnifico conte Gabrielli Avogadro con fanti 15, oltre li 16 paghe da guazzo ordinarie, se ben fu deliberation fatta a buon fine, nondimeno ne dicemo reverentemente, che così sono pochi a guardare un circuito di quasi un miglio d’una città dishabitata, che non potriano resistere ad alcuno che havesse opinione di torla all’improviso, la maggior provisione che si potesse fare al presente saria il cavar la laguna tanto a fondo che non si passasse a guazzo, come si fa in alcuni luoghi.
Nuove Gradi
Il castello di Nove Gradi 15 miglia lontano da Zara è ben egli di qualche importantia, nondimeno il luogho dove è fabricato è così stretto et privo di fianchi, che non si può stimar forte né manco sicuro, la grandezza et forma di esso non è dissimile da una galera grossa, quello dovria esser tenuta in consideratione, perché confinando con Carin, castello turchesco, da quella banda è diffeso dal contado di Zara, però riverentamente ricordiamo che saria cosa necessaria fare che con poca spesa si cavasse al manco dui franchi dalla parte dove può esser battuto, acciò che ogni occasione si potesse conservare; in esso sono pochissime monitioni né vi è vettovaglia di veruna sorte, li borgeggiani difficilmente servono li soldati della cose necessaria al viver loro, non havendo quel magnifico Castellano autorità di commandargli et se bene noi per via di terminatione facessimo quella maggior provisione che maggior ne potessimo, pur saria maggior sicurtà che la Serenità vostra vi tenesse ordinariamente una gran quantità di meglio et di biscotti; a quella guardia si trova Francesco di Piacenza con fanti 20 et un bombardiero che si manda da Zara; nel borgo sotto il detto Castellano sono anime 420 delle quali 94 ne possono essere da fattione.
Pago
L’isola di Pago, la qual venne in poter della Serenità vostra nell’anno 1410, volge miglia 100 et per largezza si estende 80 o 90, in mezo di essa è il castello chiamato Pago, che circonda 100 passi, quello già 90 d’ordine di Vostra serenità fu fabricato alla bocca della valle, dove sono le saline di diversi particolari, le quali danno alla Serenità vostra tre parti di tutti li sali che si fanno et la quarta a loro libera, con la quale si sostentano, trafficando per tutta la Dalmatia, onde se quelli poveri paesani non l’avessero questo poco de trattenimento morrirebbono certo di fame, perché l’isola è sterilissima et non produce fromento se non per doi mesi et vini che non bastino per tutto l’anno, la causa è si perché nel sopradetto castello et in sei ville che ha sotto di sé non sono più di che 1.457, le quali ne sono 290 da fatti, come perché di continuo lo venti di borrea rovinano tutto quel paese et appresso li habitanti non possono durare per li fredi crudelissimi, non esssendo nell’isola altri luochi da far legna, salvo che in un bosco picolissimo, soleva nelli tempi passati essere più habitata, perché andavano a far legna sula Morlacha, ma di poi che li Turchi già anni 30 rovinorono Serissa et altri luoghi per spatio di diece miglia da Segna fino a Obrazzo, la montagna fu abbandonata, dove che Martellossi et Uscocchi se misero a far tanto male che quelli miseri non danno più ardimento di andarvi; quell’isola dovria esser molto cara alla Serenità vostra, perché delli sali oltre ogni spesa se ne cava l’un anno per l’altro 60 in 70 mila ducati, il che è assai maggior utile di quello che gli da il resto di tutta quella Provincia, et si la fusse più habitata renderia ancor quasi il doppio di utilità, si perché diverse saline che non sono sariano lavorate, come perché li sali che si fanno sariano governati con prestezza nelli magazeni non lassando che le pioggie li guastassino, si come l’anno passato n’è andato molta quantità de male, in questa materia non ci stenderemo più oltre, perché il clarissimo messer Leonardo Loredan referirà il tutto alla Serenità vostra. Il quale com molto giuditio et prudentia ha provisto in questi mesi passati che sua magnificenza clarissima proviste a molte cose in beneficio di quelle saline; la Camera di diversi datii rende 140 ducati l’anno et di essi non se ne avanza altro che 240 della limitatione, li quali di tempo in tempo sono portati in questa città.
Arbe
L’isola di Arbe, la qual circonda 30 miglia, è la più piccola di tutte l’altre di quella Provincia, ma è così bella et amena che si può comparare con ciascuna altra isola di Dalmatia, produce poche biade ma vini in abondanza et dilicatissimi et per li molti pascoli da copia grande de animali minuti, la città si diede volontariamente alla Serenità vostra del 1409, fu la prima de tutte l’altre di quella Provincia che venne alla obbedientia sua, volge 700 passi, è posta apresso la marina, non ha porto molto sicuro, né capace, né muraglia atta a resisttere a ogni debole assalto, era assai meglio popolata et mercantile innanzi che la Morlaccha fusse infettata da Turchi et habitata da Uscocchi, del che è proceduto il danno commune a tutte quelle isole de Quarnaro, le quali non solamente sono restate prive della mercantia, ma patiscano infinitamente del vivere, non potendo servirse del frumento di quella parte, si come solevano al tempo che il paese de porti erano securi, li Arbesani godono quasi la mità dell’isola di Pago, acquistata da essi molti anni con l’armi, la quale medesimamente è sotto la giurisditione del loro magnifico Conte. Nella città et isole si trovano anime 3.245 da fatti 692; la Camera rescuote da alcuni datii 750 ducati l’anno, de quali 325 che restano in tutto per la limitatione et il resto vien dispensato per diversi salarii.
Veggia
L’isola di Veggia, che volge miglia 100, è la più bella et meglio habitata di tutte l’altre di questa Provincia, ha boschi grandi et copiosi di legna et piantata per la maggior parte a vite delle quali veggiesani cavano vini in abbondantia, non produce formento per più di sei mesi l’anno, ma biade minute continuamente. In essa isola si fa gran quantità di setta et nascono molti cavalli, ma piccoli, delli quali ogn’anno si ne trahe per Roma, Napoli et la Marca da 200 in circa; la città che circonda quasi un miglio è situata presso la riva del mare, in faccia d’ostro al quanto sopra l’erta d’una collina, onde non è forte né atta ad essere fortificata, perché da tre parte è dominata da monti; il porto non è molto sicuro da Scirocco, ma con più spesa vi si potria provedere alzando una porporella, che già è fondata et for dell’acqua, la qual sempre per ogni gran fortuna deffendaria otto et 10 galere et altri navilii che in essa si trovasse, ha marina, ha castello solamente fosse per batteria di mano dove la Serenità vostra manda un castellano, il quale fa offitio anco di camerlengho, alla custodia di esso stanno 12 paghe da guazzo sotto un caporale, si come alla piazza nostra un altro con altre 12; quella città venne alla obbedienzia della Serenità vostra dell’anno 1482 essendo lei renuntiata dal conte Giovanni Frangiapane, il quale non possendo resistere alla furia de Ongari, che già havevanno tragettato sopra l’isola, disperando di non poterla diffendere, la consegnò volentariamente alla Signoria vostra, overo che per alcune scritture antiche si legge che del 1133 quell’isola si fece tributaria a questo illustrissimo Dominio, il quale havea libertà da corsari che continuamente l’infestavano et di poi del 1248 havendola Vostra serenità havuta un’altra volta liberamente la concesse in feudo ad alcuni conti Sesi [?] nelli quali discesero li Frangipani, et perché quell’isola è lontana dal Fiume et Segna solamente 10 miglia et da duccati sei, giudicamo che di essa si habbia a tener molto conto per diversi rispetti alla Sublimità vostra assai ben notti, lontana da quella città 15 miglia verso tramontana è un castello della Serenità vostra chiamato castello Muschio, fondato sopra un monte per natura forte et appresso vi è un porto nel quale in un bisogno potriano stare 50 galere et non molto lontano sono due fonte di acqua viva bonissima. Il coperto di detto castello insieme con le scale et li solari sono talmente vecchi che minacciano rovina, che non vi si provedendo certamente di breve verranna a terra et quello che al presente si potria provedere con 100 ducati, all’hora ne bisognaria più di 500. Però saria bene che la Serenità vostra dia ordine che sia acconciata, acciò si possa nell’avenire sicuramente custodire; alla sua guardia si ritrova Nicolò Mariani per castellano, il quale ha sotto di sé un caporale con 100 compagni, l’aspettabile comunità di Veggia ha una antica giurisdition di eleggere ogn’anno nel suo consiglio quattro visconti, li quali si mandano nelli castelli di Dobrignho, Ressa, Verbenigo, Dobasviza con auttorità di tenere ragione sino alla somma di cinque lire, per commodo di quelli poveri sudditi; nella predetta città et isola se ritrovano anime 11.570 da fattione 2.520, delle quali in ogni occasione potria armare quattro galere commodamente et senza alcuno disconcio, la Camera riscuote ogn’anno per conto de datii, herbaggi et decime circa 3.400 ducati et ha quasi altri tanti di spesa tra salariati et limitatione, si manda in questa città di tre mesi in tre mesi.
Cherso et Ossero
L’isola di Cherso et Ossero volge miglia 140, è divisa in tre parte con una cuva [?] fatta a mano per dar transito alli nevilii, che passano con gran commodità et sicurezza, si d’istante come d’inverno; quella vene alla devotione della Serenità vostra del 1410, al tempo che lei comprò Zara et altri luoghi di quella Provincia dal Ladislao re d’Ungaria, per la maggior parte è sassosa et copiosa di boschi et di essa si cava gran quantità di legne per uso di questa città, è abbondantissima de animali minuti, delli quali si dice essere un numero di 150.000, produce vino per uso delli habitanti, ma formento per tre o quattro mesi dell’anno. In tutta questa isola si trova anime 5.560 da fattione 1.040, delle quale in ogni occasione se potria armare due galere senza alcuna sua incommodità, la città nella quale è il vescovato è Ossero, ma li Rettori habitano al Cherso, castello meglio popolato et dove l’aere è più salubre, quelli sono fabricati tutti dui appresso la riva de mare et circondano 900 passi per uno, da quell’isola si cava ogn’anno per conto del publico 800 ducati, parte de quali si spende nelli detti luoghi et parte è destinati alla Camera di Zara et di Traù, secondo il debito nostro fu fatta la inquisitione sopra li portamenti de Rettori et intendemo commandare infinitamente li magnifici messer Thadeo Gradenigo et messer Ludovico Marino Conte presente, come gentil huomo pieni valore, bontà et giustitita.
Il fine
Tutta quella Provincia, serenissimo prencipe illustrissimi et eccellentissimi signori, è di longhezza per mare circa 500 miglia et di larghezza fra terra si estende in molti luoghi più di 100, confina da ponente garbin con l’Istria, da tramontana con la Crovatia, da borrea con la Bossina, da levante con la Servia, sopra li monti di Cattaro da sirocco con l’Albania, da mezo di col mare Adriatico, dalla parte di terra ferma da tutti i lati ha monti grandissimi, li quali continuano con l’Alpe del Friuli et correndo fino in Costantinopoli sono chiamati Catena del mondo et in pochissimi altri luoghi è piano salvo che nel contado di Zara; la lingua schiava serve a diverse nationi, onde da molti vien detto che 24 grandissimi et diversissimi paesi parlano questa lingua detta da loro elavicca, le quali per non attediare le Signorie vostre illustrissime non nomineremo particolarmente. In quella Provincia la Serenità vostra possiede 13 città, otto in terra ferma et 5 in isola, 15 castelli, delli quali sette sono fra terra et otto in mare, 12 isole, 60 scogli, 300 ville di 1.000 e più che al tempo della guerra furono occupate da Turchi, in tutte quelle città et castelli la Serenità vostra benefitia 34 nobili. Il numero delle anime è di 99.560 delle quali ne sono da fattione 21.240, gente di grandissima fideltà con la quale la Sublimità vostra nelli tempi passati ha acquistato grandissima reputatione nelle cose di mare et di continuo con essa si sostenta il numero della nostra armata, alla custodia di quelle città et territori suoi si tiene ordinariamente fanti 400, sotto 14 capitani fra stradiotti et Corvatti, capi 34 con cavalli 400, bombardieri 32 et paghe da guazzo 316, l’entrata che cava la Serenità vostra di quella Provincia ascendi alla somma di ducati 31.300 et spesa è di ducati 53.500, talmente che la spesa saria più dell’entrata ducati 22.200, è vero che li utili delli sali da Pago è tanto, come habbiamo predetto, che con esso di può suplire d’avvantaggio a quanto fa bisogno nel spendere ordinariamente. Noi siamo stati in questo sindicato mesi 10, nel qual tempo sempre habbiamo atteso a quel che sapevamo esser mente di Vostra serenità, debito nostro et sodisfattione di quei popoli. Habbiamo riscosso da diversi debitori ducati circa 900, nel che si è usata ogni diligenza et destrezza, essendo quelli poveri sudditi pur troppo oppressi da continua povertà et carestia, onde semo stati astretti a torli zecchini a 10 per 30 secondo che corrono in quei paese et sì come le Camere delle città destribuiscono ad ogn’uno, ma sapendo poi che di quei li signori sopra le Camere non gli havevamo fatti buoni, ne parve, così ricercati dal clarissimo capitano delle fuste, dispensarli adesso et ad alcuni altri padroni di fuste, si come anco li nostri predecessori hanno fatto, onde per li conti presentati alli signori Tre savii il tutto si può distintamente vedere. Habbiamo ancor fatte molte sententie contra molti che hanno maneggiato malamente il danaro et le robbe publiche, le quali a suo luogho e tempo si mandaranno ad essecutione, si come ricerca la giustitia, massimamente l’intromissioni criminali, quanto più presto potremo havere gli consigli saranno spedite. Habbiamo havuto per nostro segretario messer Francesco Giraldo, giovane virtuoso et di molto valore, il quale ne ha prestato così pronto servigio et fedele et si è diportato così honoratamente nel carico suo, che conoscemo esser debito nostro di far testimonianza al presente alla Serenità vostra della sua virtù et insieme le potremo promettere assicuramente dall’ardentissimo desiderio che lui ha di servir questo illustrissimo Dominio, che così nel grado di ordinario, il quale in assentia li mesi passati ha ottenuto dall’infinita benignità della Serenità vostra, come in tutti quelli altri carichi che le parerà de darli, si deportarà con tanta sufficienza, fedeltà et sodisfattione, che ella haverà causa di conoscer tanto maggiormente la servitù sua et però come servitore devotissimo et degno della buona gratia della Sublimità vostra con tutto il cuore gli lo raccomando.
Resta, serenissimo prencipe illustrissimi et eccellentissimi padri, che ultimamente supplichiamo la Serenità vostra et l’illustrissime Signorie vostre ad haverne per iscusati se fossimo stati troppo lunghi et che non havessimo supplito a quanto era il carico nostro, dando prima la colpa alla materia che così ha ricercato, poi tenendo ferma opinione che in quanto habbiamo potuto, col poco ingegno et debole forze, operare, sempre semo stati prontissimi a suffragar quei popoli nelle cose per giustitia et a sodisfatione a quanto speravamo esser debito nostro, affirmandole che in ogni occasione che la Serenità vostra et le Vostre eccellentissime signorie si degnaranno, per loro infinita bontà, valersi di noi, sempre esser paratissimi ad esponer la vita et la nostra poca facoltà in servigio di questa felicissima Republica et con questo in buona gratia della Sublimità vostra et delle illustrissime Signorie vostre, come suoi figliuolo et minimi servitori, riverentamente ci raccommandiamo.