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1580 Piero Lando q. Geronimo e Donà Basadonna q. Alessandro

Relazione|

PIETRO LANDO
Sindico in Dalmazia con Donà Basadonna
1580

MDLXXX
Relatione de i signori Sindici ritornati di Dalmatia

Serenissimo principe illustrissimi et eccellentissimi signori,
Conciede Vostra serenità infinite gratie alla provincia di Dalmatia, tra le quali giudico che il far elettione di Sindici sia de singolar sodisfattione sua, perché per la sua povertà et lontananza, non potendo quelli suoi devotissimi sudditi venir alla espeditione delle sue cause, sentono infinito commodo havendo il giudice nella propria città et tanto maggiore quanto che Vostra serenità mandava prima un Sindico solo et poi due, con libertà di far giudicii diffinitivi fin’a 40 over a 50 ducati, et hora gli manda con autorità di giudicar diffinitivamente fino alla summa de ducati 100. A questi Sindici, se da alcun rappresentante suo sono stati essi sudditi offesi o nell’honore o nella facultà, possono ricorrer et essi, per il carico principalmente loro imposto, fanno restituir la robba malamente tolta et sollevano gli ingiustamente oppressi. In questa parte, doppo haver noi formato diligentissime inquisitioni sopra l’operationi delli clarissimi suoi magistrati et ministri, non si ha inteso cosa che sia degna di riprensione, et fatti li soliti proclami, invitando, anzi eccitando, a comparer dinanzi a noi ognuno qual potesse dolersi in Dalmatia, non ci è stata presentata querela alcuna. Onde deve sentir Vostra serenità infinita consolatione, vedendo che l’ellettione de magistrati fatti per essa habbia così felice riuscita, dimostrandosi giusti et pietosi a sui sudditi, sicome è la sua ferma intentione. Habbiamo usato ogni diligentia a noi possibile nel metter fine alle contese delli habitanti in questa Provincia et a questi habbiamo concessi quelli suffragii civili et criminali habbiamo potuto, non eccedendo l’auttorità nostra, et se il ritorno si è differito più di quello si credeva, è stato non havendo noi voluto partirsi se non habbiamo prima lasciati questi compitamente consolati della visita nostra. Restami sodisfare a questa parte di riferire a Vostra serenità et a Vostre signorie illustrissime et eccellentissime quelle cose che io giudico degne di sua saputa, né io le attedierò sopra li disordini ritrovati, riportandomi alle lettere scritte et alle provisioni per noi fatte, ma mi estenderò sopra quelli particolari ch’io stimo, ch’habbiano bisogno della prudentissima sua provisione et queste mi forzerò di ridurre a brevità tale, che non li sii di tedio, et trattandosi della provincia di Dalmatia, tanto da Vostra serenità con raggion tenuta cara, spero ottener dalla sua benignità di esser gratamente udito.
Il primo luogo nel quale si espedì quanto dovevimo per il carico nostro fu Budua, et se la molta libertà di Vostra serenità non si fusse a loro dimostrata, havendo mandato legname di più sorte, co’l quale hanno fabricato parte delle loro habitationi, sarebbe nel misero stato che era doppo la guerra passata. Il territorio ha solo un poco di pianura et monticello governato con singolar diligenza. Cinge con il castello, fatto già pochi anni, passa numero 650. Della spesa fatta qui è fuori di tempo parlarne, ma per il monte di fuori, la mia opinione è che non si spendesse in questo luogo.
Qui è quel sol porto, qual ha Vostra serenità nel camino da Budua a Corfù, e grande ha commodità di acqua, è scoperto al vento di bora, vi è lo scoglio di passa 2.800, desiderano che sopra si fatta alcuna spesa, ma partorirebbe poco frutto, essendo tutto questo porto battuto dal paese del Signor turco. Alla custodia di questo luogo, divisa fra il revelino et il castello, sono due capitani con soldati 25 per uno, et se appaiono molti per la sua piccolezza, sono però necessarii per consolatione di quelli sudditi et per rispetto di Cattaro. Stano qui continuamente 15 huomini della cavalleria et hanno li loro alloggiamenti assai commodi.
Prima si partissimo da Budua, noi fossimo alla visita di Pastrovicchi, essendo venuti a supplicare che con questo segno li reconoscessimo per sudditi di Vostra serenità, il suo paese è circondato da Monte Negro del Signor turco, va seguendo l’mare per longhezza di miglia 10 et tutto cinge miglia 36, è con molta diligentia governato et rende gran quantità di vino, formento et ogn’atra cosa necessaria al suo viver. Questa è gente di valore et fidelissima et ad uno improviso travaglio si salva nel castel di Santo Stefano, fabricato delli danari di Vostra serenità, nel quale accommodandosi una cortina di passa numero 80, sarebbe di molto commodo a questa gente, et levandosi un poco di secca, restarebbe in isola; et più sicuro v’è appresso il castello di Medini, qual serve a guardar questo paese; et stimamo molto il sito sopra il monte di San Zorzi et dalla sua fortezza giudicano dipendere la loro salute, ma nelle occasioni importanti si salvano in Cattaro et serveno alla sua difesa.
A questa città di Cattaro in capo de quel canale di miglia 18, noi giongessimo la notte di san Giacomo, et perché intorno anni 100 dicono volontariamente haversi dato a Vostra serenità, fossimo accettati con estraordinaria allegrezza et invitati a una sollenne processione solita a farsi per così grata memoria. Questa fortezza è fabricata a piedi d’un monte et cinge passa numero 1.881 et sopra li due siti principali le dirò il suo stato. La parte posta verso maestro ha la fiumara, è vestita con una cortina et guardata da tre piazze dette il Torrione della cittadela, il balloardo Bembo et quella posta sotto il monte nominata il pontone Riva, di queste alcuna non merita il nome di piazza reale, ma sono angustissime et facili da esser imboccate, per esser le difese tutte scoperte; aggiuntovi che poco lontano vi è un dorso di monte, qual batte tutta questa cortina et le piazze et in somma il sito di fuori è molto contrario a quello di dentro, et seben dalle piazze del monte è in alcuni luoghi offeso, serveno più da lunge che da presso. Il sito di dentro in questa parte è molto incommodo, perché restando privi della difesa di alcuna di queste piazze, non facendosi una grossa spianata di cose vicine alle mura, non vedo ove si potesse far la ritirata. L’altra parte di questa fortezza, posta da levante, detta il Gordicchio, ha per difesa alla porta un torrione vacuo et senza fianchi et poco lontano vi è il monte, qual facendo un’angulo tiene coperta dalle nostre artegliarie una grossa banda di soldati et con l’arteglierie ivi poste, si può batter non solo il predetto torrione, ma gran parte della città et le mure verso la marina. Dal pontone Riva et da questa parte va ascendendo fino alla sommità del monte la muraglia et in essa sono alcune guardie, sopra poi è il castello, qual circonda piedi numero 400 qui stantia il magnifico Castellano, sono li alloggiamenti del capitano et delli soldati con tre cisterne, ma il tutto in si estrema rovina che è meraviglia, come sia habitato; sopra questo discorrendo dico che dalla parte di scirocco, doppo un grande vallone è un’altezza che sta a cavaliere del castello et scopre tutta la piazza, et sebene non vi si può condur artegliaria, con li archibusoni si possono levar le difese al castello, ma fuori della muraglia dalla parte di ostro vi è un sito che si farebbe piazza per quattro grossi pezzi, la qual provisione sarebbe di gran giovamento a questa fortezza.
Le muraglie tutte della città et del castello sono in cattivo termine, al nostro esser ne cadettero alquanti passa et di ordene di Vostra serenità furno restaurati; voglio anco dirle che dalla parte verso levante in una villa detta Scagliari, si vanno mettendo insieme molte habitationi di contadini poco lontane dalle mura, il che habbia bisogno di provisione, prima che queste vadano accrescendo, lascio considerare a Vostra serenità prudentissima. Questa città è tenuta con quella diligente custodia si conviene alla sua dignità, vi è il signor governatore destinato con fanti 100, tre capitani appresso quali devono essere fanti 50 per uno et nel castello un capitano con fanti 15. Al nostro esser li ritrovassimo soldati numero 204, battendo li officiali e li ragazzi et soldati numero 32 per noi cassi essequendo li ordini di Vostra serenità, restorono soldati numero 187 et è gran servitio suo il procurar che le compagnie siano tenute fornite, come doppo il nostro partir dicesi sia stato essequito; lauderei si facessero de qui indietro li alloggiamenti di soldati nella predetta piazza, vicini alla porta della marina, tenuta per il signor governator et appreso l’esser uniti et vicini alle guardie si levarebbe quel brutto spettacolo, vedendo tante case rovinate nel principal luogo et nell’intrar della città. Si fece la rassegna della cavalleria et fu ritrovata in conveniente stato.
Questi levati li destinati scambievolmente alla custodia di Budua stanno allo scoglio della Madonna et certo fu lodevole operatione ridurla ad habitar in questo commodo luogo, fornito di acqua et altre cose necessarie, ove in tempo del gran terremoto Vostra serenità deliberò ridur la città et sarebbe stata custode delli terreni di quelli habitanti, porto sicuro per molte galee et si fugirebbono li pericolosi passi di quel canale. Essendo Cataro ove è, giudico sia necessario tenirlo all’ordine di soldati, di monitioni et di biave, ma questo clarissimo Proveditor attendeva a investire ducati 870 a questo destinati, il mandarle de qui porta suo molto pericolo, l’aspettarle d’altre parti alle volte è troppo lungo, giudicarei gran agiuto a questa città il farsi condur le intrade del paese di Pastrovicchi et a questo facilmente quei popoli descenderiano col dar loro sodisfattione in alcuna delle cose da essi desiderate. Al governo di questa città è il clarissimo messer Marco Diedo, il quale nell’importanti negotii, essendo stato da questo eccellentissimo Senato giudicato prudentissimo per la felice riuscita in essi, dico solo che è degno d’ogni importante carico et la fedeltà di questi suoi sudditi merita sempre esser governata da sogetti tali. Sopra questa militia è il colonello Claudio dalla Penna, il quale appresso molta servitù prestata a Vostra serenità in questo carico nelle occasioni si rappresentano, si adopera con molta diligenza et fedel servitio suo. In questo canale sono perastani vicini alla bocca di Risano, luogo del Signor turco, è buona gente et devota al nome di questo illustrissimo dominio.
Doppo l’esser stati a Cataro noi venissemo alla Curzola. Questa isola giunge miglia 70, è povera di formenti et abondantissima di vini, la città è piccola et circonda passa numero 450. Ha le sue mura et alcuni torrioni fatti con molta spesa di Vostra serenità, ma essendo senza terrapieni et li monti vicini soprastando alla città, si può dire che servono più tosto per ornamento che per fortezza. La communità paga di limitatione lire 800 et in luogo di accrescerla riverentemente ricorderei che pagasse li salariati, si per esser suoi cittadini, come per ridurla al termine sono le communità di Dalmatia.
Ispediti da Curzola venissemo a Liesena. Questa isola circonda miglia 90. Ha porto commodo alla navigatione del Golfo, ma in tempo di guerra l’armata di Vostra serenità non sarebbe sicura, potendosi sbarcare da due parti. In una parte del monte è il castello qual difende la città, dentro si tengono 8 soldati 3 bombardieri et due capi pagati dalla communità, questo rovinò per l’horrendo accidente già pochi anni seguito et per la diligenza del clarissimo messer Marc Antonio Venier, dimostrata in questa come in altre occasioni in questo reggimento, è stato in gran parte fabricato, ma per le contese civili ivi ordinarie non si continua più. Qui è solo suo il datio della nova imposta et li altri sono di quella communità, di rendita intorno ducati 7.000, et hora che non ha alcun debito con Vostra serenità, essendo stata pagata per opera delli clarissimi precessori et nostra, habbiamo commesso alla fabrica del castello, dell’arsenale, reparatione del molo, spesa molto honorata et commoda, et il resto sia conservato nel scrigno delle tre chiavi, secondo le savie deliberationi sue. Vedessimo li suoi libri et l’esser proveduto che si dovesse mandar la copia delle bollette levate in quella Camera alli signori Tre savii sopra li conti, per veder com’era dispensata l’entrata sua, et queste scrivendosi sommariamente, dal che non nasceva il fine della provisione predetta, habbiamo commesso che la copia delle partite passate per zornal si debbia mandar all’officio preditto, giudicando che così essequendosi sia facile vedere il compito maneggio di così grossa entrata. Raccordassimo che si ritornassero le cernede instituite per il clarissimo messer Marc Antonio Falier, con prudentissime provisioni, et la spesa si cavasse dal datio all’hora ordinato. Lontana da questa miglia 12 è l’isola di Lissa, qual rende gran quantità di vino.
Partiti da Liesena, veissemo all’isola della Brazza, questa circonda miglia 80, rende pochissima quantità di biave, ma molto vino, si fanno mieli perfetti, ha in sé commodi porti, nelli quali possono trattenersi le galee et fornirsi delle cose necessarie. Sopra questa isola non è alcun castello et nelle case de più ricchi sono alcune particolar ma debil difese, et molti si salvano in Almissa. Alcuni datii, per le deliberationi di Vostra serenità 6 ottobre 1578 et 4 agosto passato, si affitano in Spalato et habbiamo proveduto che delli restanti sia fatto il medesimo, dinotando prima al magnifico Conte alla Brazza il giorno nel quale si delibererano il numero d’i concorrenti. Habbiamo fatto che li procuratori della communità portino de qui indietro la limitatione dei lire 700 a Spalato, per quelli rispetti che a Vostra serenità sono ben noti. Ancora qui erano le cernide et acciò fussero rinovate, ritrovassimo esser appresso diversi li archibusi et le armi mandate a questo fine da Vostra serenità. Parimente commettessimo fusse essequita la provisione fatta 1575 27 settembre, di redur li olivastri dell’isola a domestici et allevarsi delli olivi, considerando il bisogno nel qual’è stato quella città.
Andassimo poi alla visita di Almissa, già detta dagli antichi Ciclodio, a questa già pochi anni ha incominciato mandar Vostra serenità a sua richiesta un magnifico suo Proveditore et prima per parte presa nell’eccellentissimo Consiglio di dieci era governata per messer Pietro Mussuro, giudicando le difficultà de quelli habitanti et le appellationi erano espedite per il magnifico Conte di Spalato. Qui è pochissimo territorio et da ogni parte circondato dal paese del Signor turco. La città è posta a piedi d’un monte difficile ad ascender dalla parte di mezo giorno, è il mare con una porporella, qual impedisse l’accostarsi a grossi vasselli, et dalla parte di terra ferma è una muraglia di passa 40 et farebbe gagliarda difesa, se fusse riempiuta di terreno. Nella città è un castello et se si havesse acconciato di tempo in tempo sarebbe di alcun servitio, ma per la poca cura si ha tenuto, è fatto inutile et minacia ruina. Sopra la cima del monte è il castello di Starigrado, concesso per gratia ad alcuni magnifici nobili da ca’ Zorzi, vi tiene Vostra serenità un capitano con soldati numero 8; l’altra parte della città da ponente è bagnata da una fiumara detta Cittine et per essa si può navicare con navilii sottili per tre miglia, ove sopra un monte è il castello di Visich, vi è un capitano con fanti 8 et 4 per aggiunta si mandano dalla compagnia di Spalato, et difendendo Starigrado la città et per essa potendosi soccorrer et Visich difendendo l’entrata da vasselli fussero fatti per offenderla, sono da questi habitanti molto apprezzati; ritrovassimo qui esser tutti li soldati del paese, et se ben questo è disordine importante, non furono però cassati, per non lasciar privi di difese questi due castelli et vedendo per li rolli che li capitani havevano condotte seco le compagnie de soldati italiani, gli commettemo dovessero quanto prima remetterli et scrivessimo a Vostra serenità. Sono in cattivo stato questi due castelli, li alloggiamenti de soldati et ove si fanno le sentinelle sono in estrema rovina, recuperassimo un poco del legname mandato per Vostra serenità 1579 4 marzo et talleri 76 destinati, per parte di questo eccellentissimo Senato 1579 29 zugno, alla reparation d’essi, furono consignati a quel magnifico Proveditor con obligo di mandar il conto della spesa fatta nelli detti castelli alli clarissimi Proveditori sopra le fortezze.
Doppo veduto Almissa visitassimo Spalato, posto alla riva del mare et in sito più tosto dilettevole, per esser stato honoratissimo palazzo di Dioclitiano imperatore, che città bastante di esser difesa, perché dentro non è terreno per farsi rettirata et fuori sono molti luoghi che le soprastanno, gli è il castello antico et di poca consideratione, ma serve per stantie di quel magnifico camerlengho. Questa città con la perdita del Sasso et di Salona perde gran parte del territorio et quel poco è restato è guardato con molta diligentia. Sono alla custodia di questa città soldati 40 sotto’l governo del capitano Giovan Battista Huminio da Camerino suo buon servitore et degno, per il fedel servitio le presta, della sua gratia; s’intertengono appresso 24 fanti polissani et ci stanno continuamene 32 soldati a cavallo, sempre pronti in occasion di biosgno; et continundo con felice progresso la scala raccordata per Daniel Lodriga, come si deve sperare, havendo operato molte delle cose era obligato et superato le difficultà promossegli da alcuni pochi mercanti a suoi dissegni contrarii, questa città sarà di molto negotio e per l’utile la ne sentirà, degna di essere maggiormente stimata. La communità è patrona dell’isola Solta, qual le rende grossa entrata; nel viaggio facessimo per terra seguendo le rive del canale da Spalato a Traù, vedessimo li castelli sotto queste giurisdittioni, ne quali tutti li vicini salvano le sue persone et povertà in occasion di pericolo.
Questi veduti venissimo a Traù, qual città cinge passa 800, è in sito forte et circondata dal mare, passando con un ponte verso maestro all’isola di Bua e con un altro alla terra ferma, il suo territorio nella guerra passata s’ha conservato et più tosto accresciuto, difendendosi con poca gente quelli passi et il nemico non potendo condur artegliaria per danneggiarlo. Ha il castello alla bocca del porto di poca stima et è la stanza del magnifico Camerlengo, le muraglie della città hanno bisogno di alcuna reparatione et il canale si va atterrando, il che offende la fortezza della città et appresso le saline che vi sono, corrompe grandemente l’aere. La Vostra serenità tiene qui fanti 25 al governo del capitano Hierolamo Bompensieri et havendosi fatta veder la sua compagnia compitamente all’ordine, s’è dimostrato fedel suo servitore et degno di maggior carico. Appresso ci sono soldati a cavallo numero 30 et soldati polisani numero 22, li quali, in occasione che sia molestato il territorio da persone di mal affare, sono presti al soccorso. La entrata di Vostra serenità in questa città et quella di Spalato passano per Camera, doppo la visita fatta per li clarissimi nostri precessori, ma se alla debile provisione di questi magnifici camerlenghi Vostra serenità facesse alcuna picciola aggionta, haverebbe sogetti più atti a questo maneggio et le cose sue sentirebbono meglior servitio. In queste due Camere retrovassimo esser bona summa di denari, questi non volessimo levare, ma ne avisassimo Vostra serenità, per lettere di 30 decembre, et così riverentemente raccordamo, che si dispensino nel pagar li soldati, prima sia ritrovata occasione di spenderli in altro. A sodisfattione di questi suoi veramente devotissimi sudditi vedessimo il castello de Busiglina et non essendo altra difesa alle vite et povertà di quelli habitano fra Traù et Sebenico fuor che questa, giudico ch’habbino giusta ragione di difender la conservatione di esso in poter di Vostra serenità.
Espediti da Traù venissimo a Sebenico et prima che si entra nel canale è la fortezza de San Nicolò, fabricata con molta diligentia et se nel valersi di essa non è offesa da sé medesima, essendo fabricata tutta in volto nella parte inferiore, potrebbe impedir che l’armata nemica non andasse ad offender Sebenico, et se fusse fatta, o per dir meglio se s’havesse potuto far, più grande et capace di maggior presidio, sarebbe stimata più giovevole a Vostra serenità, ma poiché è tale et fornita con belli et molti pezzi d’artegliaria, giudico necessario gli sia tenuto alcuna quantità di munitione per il viver et proveder ad una occasione che Sebenico poco ne habbia per sé et per il sito di terra ferma sia impedito il soccorrerla. In essa appresso il magnifico Castellano è un capitano con soldati 40 et 7 bombardieri et s’attende alla sua custodia con molta diligentia.
Sebenico è città posta alle rive di questo canale, a piedi d’un monte sopra il quale è un castello, nel qual stantia il magnifico Camerlengo, questo è battuto dal monte di San Zuane, qual gli soprasta a cavaliere, la città è battuta da molte parti, il canale è capace per molte galee, ma parimente da ogni parte battuto; in capo di esso sono le saline delle quali non parlo, per la visita sopra esse fatta per il clarissimo signor Marin da ca’ da Pesaro, dimando licentia di dir questo solo, che li magazzeni de i sali mi piacerebbono più se fussero fatti nella città o almeno più vicini. Qui è il signor governator con la compagnia alla guardia della piazza, vi sono due capitani, uno sta alla guardia del castello et l’altro della porta verso terra ferma, con soldati in tutto numero 65 alla difesa del territorio, sono soldati a cavallo numero 64, con li suo capitani et 7 lanze spezzate, et alcuni non havendo la sua confermatione da Vostra serenità, gli habbiamo concesso termine ad ottenerla, altrimente restino privi della sua provisione. Questa città è habitata più dell’altre di Dalmatia et il clarissimo messer Rimondo Gritti, al presente Conte in essa, ha introdutto con prudentissime provisioni le cernede al numero di 1.322, con spesa di Vostra serenità solo di ducati 12 all’anno, con tutto che prima fusse molto maggiore. Questi comparvero alla mostra, alcuni con arcobusi, parte con simitare et il resto con giavarine et simili armi sue particolari, et al governo di essi si adoperano quelli fanti polisani che vi sono; et appresso di questi habitanti si ha ridotto una scola di bombardieri, ne quali è molta prontezza ad attender a simil professione, con fine di adoperarsi in servitio di Vostra serenità, et al presente essendo pronti in occasione d’uschochi et gente di mal’affare, quel territorio gode molta quiete, et se bene è sterile sopra ogn’altro di Dalmatia, vicinando questo clarissimo signor Conte con rappresentanti Turchi, con molta destrezza vive questa città abondantisisma delle cose necessarie al suo vivere; et dall’essersi accommodato il luogo di Verpoglie, lontano dalla città miglia 15 et assicurato con una parte di cavalleria, s’è ridutto quest’anno per la diligenza usata a cultura il campo di sopra, vicino a questo luogo, dal che, oltra il conservarsi la giurisdittione delli suoi confini, si deve sperare gran sollevamento a quei habitanti, nell’inquisitioni formate fu sopramodo laudato questo clarissimo gentil huomo et appresso si utili provisioni, per noi vedute, castigando quelli fanno male, ha posto una pace et quiete in quelli suoi sudditi, qual deve esser di consolatione infinita a Vostra serenità.
Liberatisi da Sebenico venissimo a Zara et subito si andò alla visita di Nona et Novegradi, de quali giudico prima dover parlare.
Nona è luogo lontano per terra da Zara miglia 12, bagnato d’ogni intorno dal mare, passandosi per due ponti alla terra ferma, ma il canale è hormai munito, il che corrompendo l’aere la rende inhabitabile, et hebbesi informatione che questi mesi passati sono partite da Nona famiglie numero 10. Alla custodia di questa è un capitano con soldati 18 et sempre ci sono 10 soldati a cavallo per guardia, cinge passa 900 con una muraglia si antica che da ogni parte rovina, et se questa è di poca importanza si deve però haverne molta cura, per la conservatione del suo territorio.
Novegradi è castello posto sopra un monte nel Golfo va ad Obrovazzo et Carin, luoghi del Signor turco et in luogo si forte che si difese la guerra del 1537 et la passata; questi mesi fu messo in opera alquanto legname, con molto commodo di quelli soldati, ma le muraglie sono in così cattivo termine e hanno bisogno di presto agiusto. Appresso il magnifico Castellano Vostra serenità ci tiene un capitano con fanti 20, ma è necessario provedergli di monitioni et de vittuarie, principalmente si per il bisogno ordinario, come per alcun accidente particolare, essendo difficile il soccorrerlo per terra et per mare, et è bene fare elettione di persona qual di esse habbia il carico; nel borgo erano molte anime, ma nella guerra passata, essendo state rovinate le mura che lo difendevano è fatto quasi inhabitabile.
Veduti questi due luoghi si attese alla visita di Zara, questa è la principal città di Dalmatia, la difesa di questo Golfo et il scudo di questa città; è fondata sopra una ponta di terra ferma et da tre parti è bagnata dal mare, cinge con il forte passa 1.200. Il biasimare quello è fatto sarebbe ardire meritevole di riprensione, il raccordar quello che si ha a fare è carico di maggior suggetto. Dirò bene che così astretto dalla devotione, porto alla dignità di questa illustrissima Republica, che incamisciando et terrapienando li balloardi et finiendo onde si ha principiato a fabricare in questo tempo, sarebbe con molto avanzo di Vostra serenità, se l’incamisciare si debba fare quanto prima, si può considerare da questo effetto si vede, che cadendo il terreno del forte dalla parte del porto et del belloardo Santa Marcella a questo vicino, il porto di Zara si va amonendo. In capo il forte fu fondata una galea et sopra postovi terreno a molta altezza, di questo è gran parte caduto et il porto è così grossamente atterato, che poco lontano a questo passano li cavalli per abbreviar la strada nel venir alla città. Questa galeola fu fatta acciò dal nemico non fusse veduta la gente usciva dalla città per la porta fatta nel forte, se questa sia più necessaria, essendo la porta stata otturata, ometto discorrere, dico bene che stando, si deve incamisciare et proveder alla salute del porto; sopra questa fortezza debbo dir anco che alcune sentinelle sono si lontane una dall’altra, che non possono vedersi né sentirsi, riverentemente raccorderei che si accrescessero. Il che se sia necessario Vostra serenità può considerare, essendo in alcuni luoghi il discender et l’ascender sopra le mura della sua fortezza di Zara, senza esser veduti dalle sentinelle, facilissimo, raccordo di più, che considerate le sentinelle, corpi di guardie et ronde si fanno in quella città alli 334 soldati vi sono, giudico necessario sia accrescer altri 50, perché con questi, per le fattioni et servitii che vi sono, non si può operar più et essendo andati in ronda la notte col signor governator s’ha veduto delli corpi di guardia senza sentinelle, dal che si può conoscer se sia necessario questo augumento. Qui stantia ordinariamente il Proveditor con 156 cavalli, al presente ha questo carico il clarissimo signor Orsato Zustinian et si hebbe onorata informatione della sua persona et utile servitio rende nel carico a lui commesso, sopra la militia è governator il conte Rainucio Ottone da Mattelica, gentil huomo molto amato in quella città, si per la prudenza dimostra nel tenirle in unione con quelli capitani et soldati, come per farsi conoscer in ogni occasione buon servitor di Vostra serenità.
Al territorio di Zara ha nocciuto molto la perdita di Semonico nella guerra passata et se ben alla sua custodia sono diverse guardie della cavalleria, tengonsi le genti più sicure nella città et alli scogli che in esso. È poco coltivato et se coltivato fusse sarebbe la città sempre fornita di biave et da l’habitar et coltivarlo dipende la conservation de confini, recuperati in tempo molto infelice a questa città, per la singolar destrezza del clarissimo Soranzo all’hora ambasciator, dimostrate [?] con li commissarii del Signor turco et se doppo si fussero essequite le prudenti provisioni all’hora fatte, le cose sarebbono in miglior stato; hora vedo esser manifesto pericolo che li habitanti che vi sono si partono, essendo le loro ville fabricate si anguste, che sentono infinito incommodo appresso il continuo timor d’abbrucciarsi tutti, se il foco, o per negligentia o per malitia, si accendesse in una delle loro case, lauderei che Vostra serenità sentisse alcuna spesa, acciò che le ville de picciole che sono si facessero maggiori et vicine alli confini, per conservarsi nel dominio di essi; et per quanto ho potuto conoscer, vedendo tutto il territorio, è necessario appresso li guardiani di giorno siano pagati li guardiani della notte, perché li poveri contadini, havendo bisogno di riposo, è impossibile prestino questo servitio. Ha proveduto Vostra serenità per habitar la villa di Grucci si concedessero di quelli terreni, non solo al settimo et all’ottavo, ma anco al decimo, questo facendosi per tutto il territorio giudico che aiuterebbe l’habitarvi.
Espediti da Zara venissimo a Pago. Questa isola circonda miglia 100, è molto sterile, essendo danneggiata dal vento di bora, et la città era prima fabricata vicina alla valle, ove sono le saline, ma per la salute dell’aria fu redutta ove al presente si attrova, è cinta di muraglia con li danari di Vostra serenità, se ben il sito è grandemente offeso da quelle di fuori. Questa deve esser stimata per il gran utile la ne sente, senza alcuna spesa, per la rendita de sali, ma quelli habitanti, per non esser libera la pratica ad Obrovazzo, non potendo espedir li suoi, hanno patito grand’incommodo questo anno.
Oltre l’isola di Pago è l’isola d’Arbe, patrona anco della metà dell’isola di Pago per un privilegio 1411 [forse 1412] 23 ottobre. Questa è la più bella et amena di tutte le altre, ma non rende quella quantità di biave gli è necessaria, ma grandissima di vini.
Oltre questa è l’isola di Veggia, volge miglia 80 et rende ancor essa gran quantità di vini, al presente è Procurator il clarissimo messer Santo Moro, il quale governandosi con molta prudenza et destrezza in ogni sua operatione è gratissimo a quelli sudditi.
L’ultima isola visitata da noi, divisa in due parti, è Cherso et Ossero. Questa volge 140 miglia, abondantissima d’animali minuti, rende vino per uso di quelli habitanti, ma formento per pochi mesi. Giudico necessario dover referir haver veduto, che per diverse provisioni fatte, li clarissimi Proveditori di Dalmatia hanno levato la mano dal concieder a livallo li fondi di Vostra serenità. Ma dalli clarissimi Proveditori alle rason vecchie, s’ha incominciato aprir una strada si facile al concedergliene, che senza haver informatione delli luoghi livellati, si hanno vedute alcune investiture di luoghi importanti con poco utile di Vostra serenità. Debbo ancora referir che in materia di presentar li rappresentanti turchi vi sono molti disordini, essendone presentati per alcun delli suoi clarissimi Rettori per importantia de molti ducati et alcuni procedono con più stretezza. Dal che nasce, che li primi troppo liberali del danaro di Vostra serenità sono favoriti dalli sanzacchi vicini et quelli pensano all’interesse delle cose sue sono in alcuna parte disfavoriti. Questo negocio giudico degno della prudentissima provisione di Vostra serenità. Sia introdutto una equalità nel presentar li rappresentanti turchi et che tra questi sia dechiarito a qual più et a qual meno si debba appresentare. In molti luoghi non sicuri habbiamo veduto gran quantità d’artegliarie et altri pezzi da fuogho non necessari, perché abbandonandosi li luoghi questi restano in poter de nemici, li inventarii si presentaranno all’offitio delli clarissimi signori Proveditori sopra le fortezze, aspettando a Sue signorie clarissime la provisione et giudicando si debba haver più risguardo a così importante interesse del suo Stato, che a un’inutile sodisfattione de suoi sudditi, la stimo si debba fare.
Nella Dalmatia sono anime 60.778 di quali potrebbe valersi Vostra serenità si sopra le galee, come per presidio di quelle città, di persone da fatti numero 15.390. Voglio appresso dirle, che havendo a più segni conosciuto la povertà di questa Provincia et lo stato nel quale si attrova, consolandosi solo di vivere sotto il felice governo di Vostra serenità, io non giudico si debba aggionger alcuna gravezza accrescendo il pagamento delli dacii già introdotti et considerati quanti et sopra che sono, non conseglierei s’introducesse alcuno da novo. Di più assicurola che gran parte della rovina in queste povere città nasce dalle contese fra i nobili et populari, et stimano tanto questo suo nome di nobiltà, che se la Serenità vostra o alcuno de’ suoi clarissimi rappresentanti gli mette la mano a richiesta d’alcun suo suddito benemerito, spenderia tutto’l suo havere et fanno morir da fame le sue famiglie, acciò quel tale detto non habbia quello desidera. Oltre l’utilità de sale qual supplisce, ove la spesa è maggiore dell’entrata, la entrata delle sue Camere in quella Provincia è de ducati 38.307 et hanno di spesa ducati 41.364 et oltre le spese ordinarie et estraordinarie, si dispensano in questo modo. Alla cassa dell’eccellentissimo Consiglio di dieci si portano ducati 2.820, per le limitationi si hanno dalle Camere di Spalato, Traù et Sebenico ducati 8.134, per la spesa della cavallaria si tiene alla sua custodia, se ben la limitatione a loro imposta non è tanta, portano però questo peso per la sua grossa entrata. Dalle Camere restanti di Dalmatia si mandano ducati 6.261 a Zara, per parte del pagamento delli 163 cavalli ivi sono, s’indricciano ducati 2.376 dall’officio sopra le Camere per pagamento di quelli cavalli stanno alla custodia di Cataro e Budua, et havendo il clarissimo Proveditor le limitationi, iusta la prudentissima provisione fatta dalli clarissimi signori regolatori, restano a mandarci ancora de più ducati 3.867 per la compita provisione delli ducati 20.630 vanno per mantenir la cavalleria. Nelli soldati polisani 81 et de simili paesi spendono quelle Camere ove servono ducati 2.676. Nelli soldati 870 divisi come le hanno inteso in quella Provincia si spendono ducati 31.090 et tutti si mandano all’offitio sopra le Camere.
Prima finischi son sforciato supplicar Vostra serenità a proveder in modo che la povera sua militia, così a piedi come a cavallo, habbia le paghe a tempi debiti, perché essendo queste molto leggiere alli penuriosi tempi che corrono et non havendole al suo tempo debito, sono astretti pigliar in credenza il viver et altre cose necessarie per sé et per li cavalli et se prima erano agiutati da alcuno con fine di pagarsi in moneta bianca, hora che la manda talleri, non hanno alcun soccorso et se pur n’hanno lo pagano molto. Non pagandosi in alcuni luoghi alla banca la sua militia, dal che potrano nascere molte fraudi a danno di Vostra serenità, noi habbiamo fatte gagliarde provisioni, si che essendo osservate le cose sue passeranno per miglior via, ma non havendo le paghe a tempi debiti, sarà il disordine com’era prima.
Restami parlar delle nostre persone. Io della gratia concessami nell’eleggermi a questo carico, conosco haver a Vostra serenità quel eterno obligo che si convien alla sua grandezza e a Vostre signorie illustrissime rendo quelle gratie si aspettano alla dignità di questo eccellentissimo Senato, essendo dato per collega al clarissimo signor Donà Basadonna, gentil huomo di molta bontà, di singolar valore et d’infinita intelligenza delle cose publiche, per il che è degno d’ogni honore conferito alla sua persona et dall’haversi portato honoratamente in questo maneggio, si deve esser sicuri debba riuscire felicemente in ogn’altro maggiore. Io poi mi son sforzato de dimostrarmi tale verso la sua persona, si come io so esser di sodisfattione di Vostra serenità et consolatione alli suoi sudditi. Habbiamo havuto per secretario messer Horatio Ziliol et havendosi adoperato prontamente in questo carico, come ha fatto nell’altre occasioni ha servito Vostra serenità, s’è dimostrato esser così buon servitore di questo illustrissimo dominio, si come sono stati li suoi maggiori, lo giudico degno della sua gratia et di ogni honore in questa republica, essendo certo honorato et valoroso sogetto. Noi elegessimo per nostro rasonato messer Bortholamio Tadini, il qual ha servito si fedel et utilmente Vostra serenità in questo carico, come ha fatto in altri maggiori, l’haver havuto questo appresso noi, per la sua destrezza, ha operato che habbiamo scosso da debitori delle Camere ducati 1.295 da creati per l’offitio nostro ducati 2.269, si che in tutto habbiamo scosso ducati 3.564, parte di questi sono stati pagati senza pene, havendo li debitori portati nel tempo delle habilità fatte per li nostri proclami et quelli passati, se nel scoder noi siamo stati pronti a rimetter le nostre portioni di pene è stato sempre al paro con noi dimostrando la medesima liberalità. Nel suo offitio sono stati creati debitori fino alla summa de ducati 7.260 appresso li scossi per noi, li quali si sono presentati all’officio delli clarissimi signori Tre savii con le scritture necessarie, oltre molti fatti debitori con reserve et a quali sono stati ritrattati restori fatti da clarissimi Rettori per molta importanza. Nel regolar la scrittura per ricordo suo sono stati fatti buoni ordini et utilissime provision, ma essendo tenuti li offitii delle Camere fiscali, per sustituti di donne et altre miserabili persone concessegli per gratia da Vostra serenità, la sia sicura che non gioverà alcun ordine fatto in questa materia, se la non si risolverà di levar mano di conceder questi carichi a simil sogetti, ma in luogo di questi far elettione di persone di riuscire nelli suoi maneggi importantissimi, se non l’agiuta questo l’haver commesso siano essequite così quando si tratta de l’interesse di Vostra serenità come delli suoi sudditi, sotto pene da noi giudicate ragionevoli; et alli sopramasseri c’hanno carico delle sue munitioni, habbiamo dato obligo di dar piezarie di buona amministratione, ben per poca summa di danaro rispetto alli loro maneggi, ma servirà per un principio di maggior provisone.
Restami a supplicar Vostre signorie illustrissime et eccellentissime ad havermi per iscuso et concedermi perdono, se con queste mie mal composte parole io le havessi attediate, più longamente di quello era il suo desiderio et che si conveniva al tempo solito dispensarsi per esse nel governo di questo felicissimo stado, offerendo non solo la mia persona, ma quella del clarissimo mio collega, insieme sempre prontissimi a spenderle con quella poca facultà s’atrovamo in fedelmente servirle.

DONÀ BASADONNA
Sindico in Dalmazia con Pietro Lando
1580

MDLXXXI
Relatione del nobil homo ser Donà Basadonna ritornato di Sindico in Dalmatia

Serenissimo principe, illustrissimi et eccellentissimi signori,
poiché il clarissimo mio collega die, si come è l’ordinario, refferir particolarmente nell’eccellentissimo Senato tutto il progresso del nostro sindicato, officio mio serà in questo luogo, con la maggior brevità che a me sarà possibile, rappresentar alla Serenità vostra solamente come sia stata essequita da noi la sua commissione, interserendo in questo alcune poche cose che stimerò meritar per adesso la intelligentia delle Vostre illustrissime et eccellentissime signorie. Havemo atteso con ogni diligentia riveder l’amministratione de sui denari et monitioni a luogo per luogo, nel qual carico importantissimo et per la confusion et oscurità della scrittura, come dirò adesso difficilissima, havemo ritrovato così gran prontezza in affaticarsi, così compita intelligenza in riveder et finalmente tanto grande sincerità in scoprirne i desordeni trovati, in messer Bortholo Thadini, che n’ha serviti per rasonato, che convengo dir (se ben fuor di tempo) ch’è degno di esser conosciuto et abbracciato dalla gratia di Vostra serenità sicura de pari suoi haverne grandissimo bisogno. In questi parlisi, così di denari come di munitioni, s’è trovato nella scrittura, come ho detto, molta confusione per ogni luoco, che per il vero bisogna travagliarsi assai, prima che si venga in cognitione della verità. S’è usata ogni possibile diligentia per prestar in questa parte utile servitio a Vostra serenità, con far, mentre siamo stati in ciaschedun luoco, poi partiti con lasciar ordeni tali, che se saranno essequiti si potrà sperare di continua chiarezza, havendo atteso principalmente con ogni spirito a fare che le prudentissime deliberationi delli clarissimi signori regolatori sopra la scrittura siano poste in essecutione, nelle quali certo bisogna dire che grandissima laude ne venga a Sue signorie clarissime et molto utile alla Serenità vostra, il quale, quando non fusse per altro che per haver levata l’occasion a clarissimi Rettori di poter spendere in cose estraordinarie, per questo solo saria certo di molta importantia. Questa confusion di scrittura et oscurità, stimata da me importantissima consideratione, donde proceda mi pare debito mio esplicar alla Serenità vostra, senza rispetto, si come m’ho proposto prima, che adesso dover far sempre che me ne venga occasione, in qual si voglia materia. Ella nasce, serenissimo principe, peroche vengono concesse e scrivanie di Camera e scontri e sopramassarie a persone, che del carico che gli è commesso hanno pochimissima prattica, anzi la maggior parte a donne per boni deportamenti de suoi maggiori, le quali, e queste e quelli, con quel manco che possono di spesa, trovano chi facci il servitio di Vostra serenità, ma non a gran zonta, come se doveria. Ne valeno ordeni che bonissimi per ogni tempo vengono instituiti da suoi rappresentanti, poiché quando ben fusse perfetta la volontà in ciaschedun d’esseguirli gli manca il sapere, tanto basti perché la Serenità vostra intenda il disordine, le provisioni tutte che sono sta restrette alla Vostra auttorità, perché dove ella s’è estesa non havemo mancato di proveder, sono nelle sue mani aperte a gli occhi suoi, deliberi essa co’l suo prudentisismo giudicio quanto li par.
Nel riscottere danari, havemo usata quella destrezza che parve alla Serenità vostra d’accenarne quando partissimo, la qual per la verità il fatto appresentatone avanti gl’occhi n’ha fatto conoscer essere necessaria et per consequenza prudentissimo il suo commando, percioche, con l’usar altro modo, s’assicuri Vostra serenità che saria stato impossibile non lasciar molto peggio satisfatti gli animi di ciaschedun di quello che si è lasciato e con tutto ciò non s’haveria riscosso eccetto minima quantità de denari, oltra quelli che si sono rescossi, i quali sono stati 3.564 ducati, 1.295 da debitori che havemo retrovati ne i libri di Camera, li altri 2.269 sono stati creati per il nostro offitio et sono stati riscossi tutti in toleri, a ragion di lire sei, et cechini de lire nove, nel che convengo dire (et supplico la Serenità vostra che se per avventura trappassasse a quel che non me tocca, lo condoni al libero mio proceder et accetti la mia buona volontà) che dubito et grandemente che’l spendersi talleri in Dalmatia d’ordine suo sia fra poco tempo per apportarghe grandissimo pregiuditio, percioche s’infetterà la Dalmatia tutta, si come se n’è infetta fin hora una parte de tolleri cattivi, che valeno lire cinque al più, per estirpar i quali Vostre signorie eccellentissime conveniranno haver molto travaglio et perder forse qualche somma di denari. Questo disordine d’onde procede non saprei affermar, dirò ben questo, che con verità posso dire, c’havendo noi trovato di ciò qualche mala sodisfattione nell’animo de i populi in alcuni luochi, di maniera che fu deliberato da noi dirne una parola a quel clarissimo reggimento, s’escusò con dirne che li venivano mandati di qua ne i groppi et per comprobatione di questo et maggior sua giustificatione, essendo noi anchora li a tempo de groppi gionti da Venetia, ne mandò uno de 500 benissimo condicionato, nel qual ne furono ritrovati da noi 182 de questi cattivi, alcuni ma pochi dalla stampa del Griffo il resto, che è la maggior parte, de una stampa nova del Redentor, che dissero, fatto il sazo, non arrivar alla valuta de cinque lire. Tanto anche basti per hora intorno a ciò, che quando pari il desordine a Vostra serenità degno della sua consideratione, non resterò di dire in questo proposito qualche altra cosa, che adesso per l’angustia del tempo restringendomi prettermetto. Questo poco che s’aggiunge di disordine per l’istessa causa, dirò ben che anche a Liesena, nella qual isola è sta sempre solito spenderse moneta venetiana e cechini a lire 8 soldi 12 secondo il corso di Venetia, s’è introdotto con proclami de Rettori medesimamente a spender li talleri a sie lire et accresciuto il cechin a nove lire, talmente che non si trova più pur un ducato di moneta, posso dir in nessun luoco della Dalmatia. Oltre questi pochi danari che si sono rescossi, havemo anche fatto diverse sententie fiscal, le quali a suoi tempi havranno la debita essecutione; queste ascendeno alla somma de 7.260 ducati, oltre li 2.269 c’havemo di questa istessa ragion scosso in contadi, che fanno in tutto 9.929. De tanta summa debitori havemo creati per debito dell’officio nostro, che non apparevano ne i libri di Camera. Havemo ritrovato in alcuni luochi, non solamente habilità fatte a debitori di Vostra serenità di poter pagar il suo debito con tempo a tanto per rata, ma anchora remission, overo restori, questi e quelle tutte havemo tagliate, terminando che restino debitori quei che le havessero imprestade, come se non fussero sta fatte e scodendo poi quella poca summa che n’è parsa convenire alla destrezza che ne fu commessa, perché sia conosciuto queste habilità e restori essere state tagliate da noi, se ben qualchedun d’essi fusse in ragion d’ottenerle, non per rovina loro, ma per resservar alla Serenità vostra quello ch’è proprio suo e levar via tal coruttella, che permessa, per l’avenire haveria portato al publico grandissimo pregiuditio, essendo che ogni dacier et d’altra sorte debitor facilmente haveria potuto restar de far le paghe alli suoi tempi, per la speranza sicura che gli saria rimasta de dover impetrar da clarissimi Rettori, overo restoro overo habilità di pagar con tempo; sarà facil cosa che per tal effetto le Vostre eccellentissime habbiano a queste scalle qualchedun che ghe darà travaglio, elle che sono patrone potranno far quel che li parerà, havendo per iscusi noi, che mossi da desideri di ben servire et essequir la sua commissione, ne saremo stati cagione. A molti altri disordeni anchora ch’havemo ritrovati, introdotti contra le leggi, come metter beni in Signoria senza andar su l’incanto et senza stima per il debito che s’attrova in Camera in alcuni, in altri fatta la stima metterli in Signoria senza batter il quarto, come dispongono le leggi, in altri deliberarli all’incanto in San Marco, come più offerente, havemo similmente riparato con tagliar quanto alle cosse passate e redur ogni cosa alla dispositione delle leggi, e quanto all’avenire col’aggiunger alle molte e sante provisioni, che sono in questa materia, quel poco ch’habbiamo giudicato poterghe apportar giovamento, perché tanto più fatilmente siano essequite.
A Traù s’attrova un scoglio chiamato l’isola Bua, la qual è un bellissimo luogho e molto fertile. In questa ch’è propria della Serenità vostra, per parti dell’eccellentissimo Senato antichissime poi rinovate di tempo in tempo, è disposto che chi lavora terreni rispondi in Camera fiscale il quarto et per questo effetto in quella città vien messo all’incanto un datio, che si chiama dell’isola Bua. Per le medesime leggi è prohibito a Rettori et altri suoi rappresentanti che non possino con altre conditioni, eccetto quella ch’ho detto, concieder ad alcuno de questi terreni, niente di meno, essendo a tal santissimo ordine sta derogato, se bene in poca quantità da eccellentissimi generali, gli hanno poi cominciato a metter dentro le mani di clarissimi Rettori, concedendo di questi terreni a molti, con obligo di pagar in Camera quattro soldi per gognal, che vuol dir una miseria, a tale che per questa via n’è stata concessa una gran parte; oltra di ciò molti altri n’hanno trovata un’altra, che qua a Venetia hanno impetrato ad affitto dalli clarissimi sopra le rason vecchie di tali terreni per cinque anni, secondo l’ordinario di quel offitio, con niente posso dir, di maniera che il datio, che s’affitteria buona summa de denari se si rispondesse in Camera il quarto giusta le leggi, s’affitta solamente 930 lire per questi disordeni. Dove s’è estesa la nostra auttorità s’haveremo essercitato, tagliando solamente le concession de clarissimi Rettori, ma questa sarà pochissima provision, sempre che dalla man de Vostra serenità non sia provisto ch’almanco si serri quella strada d’i clarissimi alle rason vecchie et che gl’affitti fatti da Sue signorie clarissime, come fatti contra le leggi, non vagliano, perché quando resti aperta questa porta s’assicurino Vostre signorie eccellentissime che tutti entreranno per essa, et il datio ch’è ridotto a poco s’annichilirà et ridurrà in niente. Le provisioni che le paresse di fare in questo proposito in ogni tempo, haveranno gran forze, come si conviene alla suprema sua auttorità, grandissima in questo, nel qual s’attrova il clarissimo messer Thoma Marin al governo di quella città, che nell’essequire gl’ordeni di Vostra serenità et ben servir, non ciede a qual si voglia suo perfettissimo rappresentante.
Le cernede, che furono istituite molti di inanci la guerra per opera dell’eccellentissimo general Michiel di felice memoria et poi per occasione d’essa, essendo mancate molte genti, annichilate et distrutte, si potriano in molti luoghi adesso, che pur la Dalmatia è cominciata a ristorarsi di gente, reinstituir et queste sariano, per opinion nostra, a quella Provincia di molta utilità. Il clarissimo Conte di Traù ne disse haverli applicato il pensiero e cominciato a descriver alquanti, così nella città come per li castelli che sono in quel territorio. Il clarissimo messer Rimondo Gritti, poi Conte di Sebenico ne fece comparer inanzi 700 in 800, descritti da Sua signoria clarissima senza spesa alcuna di Vostra serenità, né d’armi, né di capi, né d’altro, che fu un bellissimo vedere di molta laude di Sua Signoria clarissima et compitissima nostra sodisfattione, parte de questi erano de borghi della città, al numero di 300 in 400, il resto del territorio; comparsero alcuni con archibusi, altri con giavarine, il resto con manarini et mazzoche, oltre però che tutti havevano le sue spade, chi lunghe et chi curte; sono divisi in compagnie, hanno per sui capi di quei carambassà uschocchi famosi, et con provision Vostra serenità trattien in quella città all’obedietia d’i clarissimi Rettori per convenienti rispetti, sono poi retti tutti e governati dal valor d’uno, che s’attrova nella compagnia del capitan Anzolo Bollani, trattenuto dal clarissimo Gritti, oltre la paga ordinaria di soldato, con un solo ducato al mese di danari di quella Camera. Questa è quanta spesa sente la Serenità vostra in così bella e fruttuosa materia, tutto che avanti la guerra in Sebenico, solo per questo effetto, vi fusse spesa di 60 e più ducati, la qual spesa giudicata da noi utilissima et honorevolissima habbimo confermata, se ben non avemo voluto in altro né assegnar né confermar salarii, né stipendii, né provisioni pur d’un quattrin del publico, anzi tagliato tutti quelli che havemo ritrovato introdotti da clarissimi Rettori, ma si come questa è per opinion nostra laudabilissima e ridotta, per opera e prudenza di quel clarissimo gentil huomo, a molto manco spesa di prima, così merita che la Serenità vostra non solo la confermi et approbi, ma in questo proposito pongha ancho molto pensiero, perché queste cernede, anche con molto maggior spesa, si tornino a instituir in tutti quei luoghi ne i quali erano per inanzi o per dir meglio in tutti quei luoghi dove si può. Di saline che in molti luoghi della Dalmatia si potriano reedificar et instituir non dirò parola, poiché il clarissimo Pesaro, Proveditor al sal che fu ultimamente in quella Provincia, a sufficiencia haverà refferto ogni particolar, con far anche saper alla Serenità vostra li contrarii che sono in quella materia.
Havemo cassade quelle poche spese superflue ch’havemo ritrovato, se ben confesso che pochissimi disordeni adesso sono in Dalmatia in questa materia, anzi m’è forza dire, che l’esser commesso a clarissimi Rettori che non possino spender pur un quattrino in concieri de palazzi, è causa che in molti luoghi vadino in rovina, a i quali, se con poco adesso si potria reparare, presto non si potrà co’l molto, che se bene per parte dell’eccellentissimo Senato a questo servitio sono applicati li tre ottavi delle condannason, non supplisce però questo alla loro restauratione, perché prima in molti luoghi le condannason per privilegio sono concesse alle communità, in altri o non occorre che se ne faccino, o pur se se ne fanno elle importano così poco, che li tre ottavi non possono supplire; tutte le paghe morte medesimamente, tutto che anco in questo pochissimi disordini habbiamo ritrovato, perché per la verità è così restretto in ogni luogo il numero de soldati, che ogn’uno che mancasse desconzeria troppo, anci a Cattaro e Zara, principalissime fortezze, come la Serenità vostra sa meglio di me, si sono lamentati con noi quelli governatori, dicendo non havere chi possa supplir alle ordinarie sentinelle. Un solo disordine dirò, il quale havemo convenuto permetter, havendone però dato riverente aviso alla Serenità vostra sino da principio del nostro sindicato, ne havendo da lei havuto alcun ordine in contrario, il qual anci per informatione ch’havemo havuta anche de qua viene sopportato, questo è di regazzi di capi et officiali, che per il vero sono pagati et non tenuti. Havemo similmente tolto in nota quei pochi officii, che superflui sono stati stimati da noi, nel che per nostra opinione non v’è molto disordine, poiché le molte regolation fatte in questo proposito in diversi tempi da Vostra serenità, hanno redotti li officii più tosto a stretezza che altramente.
Havemo a luogo per luogo particolarissimamente tutte le sue munitioni et s’appresenterà l’inventario co’l summario di esse, o alle fortezze o dove meglio alle Vostre eccellentissime signorie parerà di commetter, dal qual in un attimo si può vedere, e quantità e qualità, di tutto quello che s’attrova per ogni luoco, con molto bella et utile fatica del nostro rasonato.
Hanno le Vostre eccellentissime signorie fin qua quasi in compendio, come da noi sia stato essequito quello che le parve di commetterne con l’eccellentissimo senato. Pochissime altre parole spederò in darle conto medesimamente summario della sua militia, fanteria et cavalleria di Dalmatia et Albania, della spesa et entrata delle sue Camere da Budua fin Cherso e finalmente della quantità d’anime che s’attrova in quella Provincia, remettendomi nel resto a i molti particolari che nell’eccellentissimo consiglio de pregadi refferirà il clarissimo mio collega. Serveno in quella Provincia, serenissimo principe, 889 fanti, compresi li suoi capi, che dano de spesa alla Serenità vostra ducati 31.090 a 10 paghe all’anno, compresa però la compagnia del capitan Pavella che ha sotto di sé 24 Uschochi polizani a Spalato; i quali tutti denari sono mandati de qua dall’offitio sopra le Camere. El non ricever queste paghe a suo tempo, ma sempre doi e tre mesi doppo servite da molta occasione a soldati di strepitar in qualche luoco, perché convengono sempre per via di sovventione elemosinarle, a un da 20 per volta ben spesso, et con tutto questo quando giungono esse paghe, non vanno creditori di niente, il che è causa che in qualche luogho si resta di pagar alla banca, dalla qual cosa quanti inconvenienti possino nascer lascio considerar alla prudentia di Vostre eccellentissime signorie, le quali tante volte si sono mosse a deliberar, che ogni paga alla banca siano fatti venir li soldati et pagati, l’istesso ordine con le nostre persone havemo introdotto noi dove havemo trovato esser stato interrotto. Questo mo’ sarà più facilmente essequito, quando a tempo saranno mandate le paghe. Tanto sia detto per raccomandatione della sua militia per tutta la Dalmatia, ma particolarmente per quella de Cattaro, che ha peggior star del resto. Nel castel di Liesena vi è un capitano, con otto soldati pagati da quella Camera, la qual è di quella communità, gente inutile per dir il vero, per essere del luogo et maridata; saria bene, quando così paresse a Vostra serenità, dar trattenimento ad un capitano italian, giusta l’ordinario, con 8 fanti similmente Italiani, i quali fussero, si come sono adesso, pagati da quella communità, poiché la Camera è sua è molto ricca et malmenata, con dar ordine anchora che questo istesso capitano havesse il carico delle cernede, che per quella città et isola se potriano instituire. Spende anche la Serenità vostra 1.686 ducati in trattenere Uschochi et capi de colloni, che così si chiamano, al numero de 57, la qual spesa si fa da quelle Camere. Questi non rendeno molto servitio, ma la Serenità vostra, che per convenienti rispetti fa la spesa, commettendoli solamente che stiano all’obedientia de clarissimi Rettori, resti consolata, che non sono del tutto inutili. A Spalato il capitan Pavella sempre che la cavalleria va fuori è pronto con la sua compagnia a servitio di quel territorio. Il clarissimo Gritti a Sebenico, quelli che sono commessi alla sua giurisdittione ha posti in esercitio honorevole delle cernide, si come ho detto di sopra; il resto in Almissa et nell’altre città di Dalmatia è honestamene all’ordine. Serveno anco in quella Provincia tra Levantini, Crovati et lanze spezzade a cavallo 341, che hanno di spesa ducati 20.638, delle quali per la limitation fatta dalli clarissimi signori regolatori, quelle Camere ne spendeno 14.395, ai quali se ben mancheriano 6.243 ducati, per supplir a i 20.638, non di meno 4.000 soli che mandati la Serenità vostra in Dalmatia di qua basteranno all’integro pagamento, la ragion è questa, perché a Spalato e Traù, che le Camere sono assai grasse, dove quelli che serveno a cavallo dano de spesa 2.000 ducati in circa di più della limitatione, non restano però di pagar, se bene non riceveno li denari da Venetia. Adunque 31.090 per conto della fanteria e 4.000 in circa per conto della cavalleria, che fanno 35.000 in 36.000 ducati che fa de spesa in Dalmatia la Serenità vostra et li manda di qua. Dano di entrata le sue Camere di Budua fin Cherso ducati 38.307 et di spesa 41.364, né si maravigli la Serenità vostra se ben la spesa par maggior dell’entrata, che per questo conto ella da Venetia non supplisce con denaro alcuno, perché in alcune Camere, come Cattaro, Budua e Sebenico, dove è maggior la spesa dell’entrata, si supplisce con tratto de sali a Cattaro e Budua, che vengono da Corfù a Sebenico, che si fano nel luogo. Vi sono anime in quella Provincia in tutto 60.778, delle quali ne sono da fatti 25.390, tra putti, vecchi e donne 45.388, che fanno la summa sopradetta.
Le cose delle fortezze, porti, confini, qualità de popoli, de paese, la circonferentia delle città, isole, arecordi per augmenti de suoi datii, osservanza di religion, non dirò alla Serenità vostra per brevità, poiché’l clarissimo mio collega supplirà nell’eccellentissimo Senato. Questo dirò, che fra le molte et segnalate gratie delle quali fin’hora la Sublimità vostra per sua semplice benignità mi è stata cortese con larga man, questa stimo segnalatissima, che m’habbia concesso per collega il clarissimo messer Pietro Lando, gentil huomo pien di virtù, bontà et valore et meritevole per le sue nobilissime qualità d’ogni honoratissimo et importantissimo carrico, dal qual confesso, per dirla in poche parole, in ogni materia haver imparato molto et del quale havrei da dir molte altre cose, ma resto, perché dubito per la presentia de Sua signoria clarissima, che da qualche d’uno mi possi esser imposto d’adulatione.
È stato con noi per secretario messer Horatio Ziliol, nepote del magnifico cancellier inferior, questo gentil huomo s’è dimostrato e prudentissimo e gentilissimo in questo manegio, et per tal causa meritevole della gratia di Vostra sublimità et delle Vostre eccellentissime signorie, per il che tutti doi con grand’affetto glie lo raccommandamo, affermandole che la sufficienza sua et il resto dell’honoratissime sue conditioni, lo fanno degno di maggior grado. Rasonato messer Bortholo Thadini, che a tempo dell’eccellentissimo general Foscarini ha prestato honoratissimo servitio, e in Dalmatia e in armata e in Candia, del qual, se ben ho detto al principio del mio parlar qualche cosa, non posso però restar anche adesso de replicar, che in questi 10 mesi semo stati fuori, ha reso così honorevole et fruttuoso servitio alla Serenità vostra, con pochissimo suo utile, che merita esserne reconosciuto et lo raccommandamo quanto più potemo alla sua gratia, accertandola che quanto più si servirà dell’opera sua tanto più s’infiammerà d’amor verso di lui. Della mia persona serenissimo principe, illustrissimi et eccellentissimi signori dirò per fine, che si come son sicuro in questo sindicato non haver mancato di fattica, diligentia e buon volere per servitio delle cose sue, così conosco che può essere, che per più non sapere, habbia mancato in molte cose. Le supplico ad havermi per iscusato et degnarsi di restar servite in luogo dell’opera della volontà, sicure che oltre la robba et la vita, che per natura et elettion è debita alla mia patria, e l’affetto ‘l spirito sincero et devoto, habbia ad adoperar in servitio suo in tutte quelle occasioni nelle quali piacerà alla Serenità vostra valersi dell’opera mia.