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3 settembre| 1619 Alvise Zorzi

Dispaccio del 14 ottobre| 1619|

N. 45

Serenissimo prencipe
A 15 di questo mi fece passar a notitia il clarissimo signor procurator di Novegradi con messo per terra che la barca d’uscochi già scritta dalla quale e li pescatori di quel luoco havevano ricevuto insolenze e li turchi confinanti danno per la depredatione seguita sopra Obrovazzo si tratteneva tuttavia per il tempo contrario da bora in quel canale, procurando di estendersi coll’opportunità di comoda occasione a svaleggi di barche et ad altri effetti proprii della loro mala natura, sendosi a questo fine riddotti in agguato in luoco chiamato le Prese Rosse, per coglier nell’insidie i naviganti. Capitai in risolutione, oltre la barca armata già ispedita per tagliar loro i passi, d’ordinar immediate col ritorno della medesima messo et con quella maggior celerità che mi fu possibile al detto clarissimo signor provveditore che in diligenza spingesse alla lor volta quella barca armata, nella quale feci già montare i soldati di quel borgo sino l’arrivo delle due barche ordinate dalla Serenità vostra per uso loro, con nove comminationi all’eccitamento da me fatto al capitanio e soldati perché senza alcun rispetto dovessero snidarli e scacciare da quell’acque, e trovandoli che havessero fatto danno o riconoscendoli per banditi perseguitarli e castigare. In questo punto che è intorno all’imbrunir della notte ricevo lettere dal predetto proveditore che la detta barca di Novegradi, passata immediate in essecutione delli miei ordini per incontrar gli uscochi, haveva quelli ritrovato questa mattina nel sudetto luoco delle Prese Rosse; di che accortisi essi et abbandonata la barca, dopo una salva d’arcobuggiate contro i nostri erano fuggiti nella montagna, sendo da quelli di barca armata restato ferito a morte un uscoco, qual condotto a Novegradi insieme con la barca presa e fatto ivi constituire ha detto che la barca con la quale s’erano conferiti per le cose sudette in quelle parti havevano rubata a Segna di nascosto, né ha confessato altro, solo che dissegnavano tornar di novo a danni de turchi, osservando particolarmente colla commodità di detta barca passar per rompere la caravana che viene da Lica alla scala d’Obrovazzo e che il capo loro era Gargur Rasin; delli compagni ha nominato Giurka Mircovich, Anton Fedrich et Paul Salapan, tutti banditi et esclusi per le capitulationi et di più Jure Merghessich, Bogde da Cetina, Piero figliolo di Giurisca, Vuco Lascarin, suo fratello, Stipan Chnesevich, Vule Sodich, un servitor di Paolo Miho[?]vich et Giacomo Rosancich che s’erano accompagnati con loro. Gli altri al numero di 16, indebolito dalla ferita, per la quale di lì a poco è morto, non ha potuto esprimere. La mortificatione che ne primi motti del mar operare havesi incontrato questa scelerata gente gioverà non solo alla diversione de simil pensieri in altri, alla quiete e sicurtà della navigatione di quel canale et all’indemnità de sudditi, ma servità per chiara et espressissima comprobatione alli turchi offesi, che da questa parte non si lascia punto d’operare punto quello che più si può e conferma così bene a mio credere quell’effetto gli ufficii passati seco loro e che si passeranno ancora per renderli quieti e sodisfatti; che deve promettersi maggiore la bona intelligenza a questi confini, senza punto d’alteratione, come si poteva dubitare che seguisse dalle indolenze che già havevano fatto passare quest’aghe confinanti qual mezo del turco confidente per il danno inferitogli. In quest’attione, nella quale il clarissimo signor provveditor di Novegradi mi s’è fatto conoscere non meno zelante del publico servitio che diligente essecutore delle commissioni ispeditele, mi giova credere haver incontrato il gusto dell’Eccellenze vostre, le quali se m’aggiongeranno alcun lume della publica volontà non restarò di darle sempre la dovuta et puntual essecutione. Gratie etc.
Di Zara li 14 ottobre 1619

Alvise Zorzi provveditor

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 21.
Trascrizione di Damiano Pellizzaro