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3 settembre| 1619 Alvise Zorzi

Dispaccio del 26 ottobre| 1619|

N. 50

Serenissimo prencipe
Intorno l’ufficio che mi commise già Vostra serenità dover passare con li più graduati di questo clero in testimonio della sodisfattione data al publico dal loro capitolo col non haversi interessato né prestato l’assenso alla pregiudicialissima innovatione che si tentava a Roma, per instituir di novo il colleggio di Dalmati a Loreto ho sin all’hora che n’hebbi ordine posto ad effetto quanto doveva con quella più efficace maniera che ricercava negotio di tanto momento e nella corrispondenza d’ottimo effetto dal canto loro e promissione di non si ingierir mai in cose simili, non m’è restato che desiderarne d’avvantaggio; da quella volta con particolarissima osservatione ho havuto sempre mira ad ogni loro affarre e per quanto scopro non resta in alcuno pur pensiero delle cose tentate dal primicerio in fuori, nominato prè Lorenzo Agiardi, qual non solo procurò già di disporre il capitolo ad unirsi congli altri della provincia in questo tentativo, ma tal volta si compiace discorrerne e considerarne che l’inhibitione di ricercare le cose tentate a Roma è assai dannosa alla provincia per i progressi di lettere, che supponeva dover fare alla gioventù per quella strada e se ne mostra egli zelante et interessato, essendo uno degli alunni del colleggio che altre volte era a Loretto e zio di Pietro Boselli, ultimamente fatto canonico di questa chiesa, che da molt’anni si trattiene a Roma alla disciplina di giesuiti e dal quale, per quanto s’è sparsa la voce, è proceduto certo disgusto dell’eccellentissimo signor ambasciatore a quella corte, in proposito del luoco ove contra il dovere et consueto haveva egli come guardiano della nation illirica in Roma, posta l’arma di San Marco in certa sollennità della chiesa di San Gierolamo, come l’Eccellenze vostre da quella parte devono esser state informate; non ho trascurato a bon proposito quant’occorreva per estinguer al possibile queste disseminationi, le quali come in publico sono totalmente ammorzate, così sto vigilante che anco ne privati strettissimi discorsi non habbino luoco; né devo restar di dire riverentemente a Vostra serenità che coll’osservatione medesima ho sotratto[?] che il mese passato siano partiti da questa città per Roma figlioli chierici di persone principali di questa città e due di casa Grisogna e posti alla disciplina di giesuiti nel seminario romano, i parenti de quali, tuttoché a tempo habbi procurato con suasioni necessarie e con buoni ufficii rimover da questi pensieri, hanno voluto non meno ponerli ad effetto. Tutto serva per riverente notitia dell’Eccellenze vostre, perché in negotio di tanto momento possano commettere et ordinare quanto paresse loro necessario. Gratie etc.
Di Zara li 26 ottobre 1619

Alvise Zorzi provveditor

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 21.
Trascrizione di Damiano Pellizzaro