3 settembre| 1619 Alvise Zorzi
Dispaccio del 17 dicembre| 1619|
N. 63
Serenissimo prencipe
Dopo ch’io restai in appuntamento con la moglie di Stanissa Petrovich uscoco d’udir esso suo marito sopra la sua istanza di venir alla devotione della Serenità vostra accordandogli per questo effetto il salvocondotto come le diedi riverente aviso sotto li 30 del passato, m’ha fatto egli saper col mezzo delli doi confidenti da Besca il giorno che doveva esser a Dasanze, che fu hieri, richiedendomi insieme per sua maggior sicurezza di mandargli un mio anello, come feci, havendo stimato bene di consolarlo in questa parte maggiormente col mandarglielo per persona da lui benissimo conosciuta et praticata altre volte in Segna, ch’è stata il capitano Tadia Lovratich, pratico del paese, discreto et di fede, et arrivato pur hieri esso Stanissa con un suo figliolo et con cinque de suoi compagni nella detta villa di Dasanze, essendo stato riconosciuto da alcuni di quel luoco, quali nel tempo delli passati moti furono fatti prigioni dal Paradaiter all’hora capitanio di Segna, sotto il quale militava il detto Stanissa et sollevatisi per tal causa fra di loro in numero di dieci in circa, armati d’arcobusi, andando alla casa dove era capitato il medesimo Stanissa fecero gagliardo tentativo di privarlo di vita, come facilmente haverebbero effettuato se non si fosse loro opposto con detto suo figliolo et con gli compagni, havendo particolarmente il capitano Tadia fatto loro efficaci proteste di non offenderlo né molestarlo in alcun conto, per che veniva sotto la fede publica con un mio salvocondotto ad abboccarsi meco, mostrando loro anco l’anello col quale havevo affidato; né havendo essi scelerati potuto all’hora essequir il loro proponimento, andati poi in maggior numero ad imboscarsi vicino alla strada ch’egli haveva da fare et osservatolo a venir di compagnia de tutti li soprannominati, sortendo fuori dell’insidia improvisamente gli hanno dato nuovo assalto et sparatogli contra delle arcobuggiate con dimostratione d’animi resoluti di volerlo in ogni modo morto, lasciandosi intendere con parole di disprezzo di non curarsi né della fede datagli né d’alcun ordene publico perché sarebbero andati in Turchia a salvarsi con certezza di ritornar presto alle case loro andando a servir per un anno per scapoli in galea, né si sa fin hora se detto Stanissa sia stato colpito dalle dette arcobuggiate per essersi posto in fuga con quattro delli detti suoi compagni da una parte, essendo restato dall’altra il figliolo con uno pur d’essi compagni col capitano Tadia sudetto et con li doi confidenti da Besca; et questi con detto figliolo tutto confuso et assai spaventato da così inaspettato accidente, se ben in apparenza d’animo virile et d’età d’anni 20 in circa, sono comparsi hiersera al tardi a riportarmi questo successo; il quale, com’è stato da me sentito con molta commotione dell’animo mio, così ho preso resolutione d’espedir di subito persone discrete e pratiche del paese verso Posedania, per dove ho havuto sentore che detto Stanissa possa haver preso la fuga, con ordene di usare ogni diligenza per tutti quei luochi et contorni per trovarlo, et se sarà vivo procurar di farlo venire a me con ogni maggior sicurezza della sua persona; et fra tanto ho giudicato bene d’accoglier et ricever nella mia casa il figliolo per consolarlo e farlo certo del spiacere da me sentito dell’accidente, levargli ogni ombra di sinistro pensiero che si potrebbe haver preso per questo incontro et persuaderlo a creder che li sodetti non andaranno impuniti di tanto loro ardire, come farò il medesimo ufficio col padre, quando sia restato in vita et condotto qui. Questo caso porta seco quelle consequenze de interessi et respetti publici che potranno esser considerati dall’infinita prudenza dell’Eccellenze vostre et come riesce scandalosissimo et di pessimo essempio ne i sudditi con tanta offesa della publica auttorità, oltre il dubbio che posa perturbar l’effetto del sudetto negotio, ridotto a così buon termine in servitio della Serenità vostra, così essendo considerabile particolarmente nella deliberatione che possa farsi di convenienteet essemplar castigo contra li colpevoli; che da ogni mossa contro di loro potrebbino facilmente con la sollevatione anco degli altri dependenti et congionti muoversi d’andar ad habitare nel paese turchesco, con abbandonar la villa come liberamente si sono lasciati intender et potendosi medesimamente di dubitar che da così fatte resolutioni et novità per occasione di uscocchi si potesse muover anco qualche humore di perturbatione a questi confini, ho giudicato di dissimular questa offesa publica et procurar cautamente di far cadder nella rete alcuno delli rei principali della sudetta scandalosa et ardita sollevatione et senza pericolo d’alcun travaglio né pregiudicio publico con l’essempio del condegno suo castigo dar alla giustitia quel luoco che mi sarà conveniente[?] più proportionato al bisogno, per freno della temerità de sudditi, per consolatione degli offesi et per piena giustificatione di conservarsi sempre illesa la publica fede, sino ad altro comandamento della Serenità vostra, la quale sarà da me diligentemente avisata di quanto m’accorrerà d’avantaggio in questo proposito. Gratie etc.
Di Zara a 17 di dicembre 1619
Alvise Zorzi provveditor
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 21.
Trascrizione di Damiano Pellizzaro