1649 Antonio Diedo di Iseppo
Dispaccio del 6| ottobre| 1650|
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe,
sarrà di già pervenuto alla notitia di Vostra serenità dalli avisi del signor cavalier Bolizza quanto correva per la mossa delle armi turche contro nichsicchi; hora del novo successo restaranno a pieno informate le Eccellenze vostre dalle occluse lettere pervenute all’istesso Bollizza et a me da lui participate, ancorché sii sicuro che per altra mano le pervennirranno; portano seco l’affare, altre conseguenze che possono sperarsi in riguardo di publici rispetti, per essersi insanguinati li nichsichi con turchi, con presa di Beg Hazaghich da Risano et il Costich da Podgoriza, temuti grandemente in tutto il paese, et che a punto hora fomentavano, reggevano et sostenevano il campo del bassà di Herzegovina, per il degno conseguito [?] doppo la distruttione di Risano contro li nichsichi, che ivi concorsero uniti colle publiche armi, col fine di restar poi liberi, mentre fosse seguito l’acquisto della piazza di Castelnovo; ma ancorché, mancatoli questo et restati, si può dire, nelle brame et forze turchesche, tuttavia da questa nova operatione chiaramente si può comprendere la loro bona volontà et devotione verso il glorioso publico nome, et appresso le Eccellenze vostre si devono accrescere li meriti di detti valorosi popolo, meritevoli di alcun segno di benigna publica grattitudine, per confermarli maggiormente nelle speranze della publica assistenza, et se si daria calore per altre più importanti occasioni, quali vengono procurate dall’opera et impiego del medesimo signor cavalier Bollizza, che pure in questo buon successo ha servito di unico mezo, colle sue virtuose prattiche et intelligenze. Gratie etc.
Cattaro, li 6 ottobre 1650.
Antonio Diedo, rettor et proveditore.
Allegato:
Ricevuta dal voivoda Petar sotto li 5 ottobre 1650, Cattaro. (1 c.)
Al molto illustre signore et proveditore cavalier Francesco Bollizza, da Iddio gratie et bona salute, et dal suo Serenissimo principe grande amore, meglio nell’avenire che fino hora; et da me Petar voivoda humilissima riverenza cara et amorevole salutatione a vostra signoria molto illustre di poi.
Sappi vostra signoria molto illustre come vene il mio fratello Vucosav da voi et dalla vostra città, ben sano et allegro, con aiuto di Dio, et portò da voi in aiuto polvere et piombo et si loda con tutti li compagni di haverlo benissimo accetato, ringratiandovi al grande amore che portate a noi, et a ogni nostro bene, et noi come a voi, alli vostri signori et alla vostra città, con verità et fedelmente, così a noi Iddio conceda in tutto et se ci addimandate di qualche nova del nostro bassà Cenghich, noi li davimo il comparesimo et il tesoro con tutto il paese, acciò non ci sacheggi né facci male, et esso non voleva acconsentire, se non al male et combatimento, quando fussimo astretti dal male ammazzassimo alquanti turchi; Iddio concesse al nostro campo di ammazzar alquanti bonissimi turchi, et arrestorno Chis Agà Coschiich, con il figliolo et tutti suoi compagni, Beg Hazaghich con li suoi compagni, et Daniel Agà da Risano; di nostri non mancò alcuno con aiuto di Dio, et questo combattimento è stato venerdì; per ancora il bassà sta al suo luoco, et il nostro campo a rimpetto di esso; non sappiamo per ancora quello sarà per il meglio, se Iddio vi concederà miglior mano, fortuna, et qualche bona nova del nostro campo, vogliamo mandarvi con fretta il tutto per darvi parte, et come sarrà di verità et come Iddio concederà; questo il tutto è la verità, signor cavalier Francesco, quello so vi scrivo; ma ancor io voglio che lei il tutto partecipi con verità al signor sopraproveditore, et a tutti li vostri signori di Cattaro, di darli bona nuova, che a noi Iddio ha concesso et che Dio conceda, che il giorno seguente sentito meglio nove et questo hora il tutto è la verità con aiuto di Dio, et lei signor cavalier Francesco mandi il suo servitore, quanto più presto può, et mi mandi un poco di acqua di vite et Iddio aumenti vostra signoria molto illustre.
Vi prego signor cavalier Francesco, se lei non può haver dalli miei signori danari in contadi, con che io pagarò li messi, li quali vanno et portano littere, perché lei benissimo sa che alcuno non vuol andare in alcun luoco senza pagamenti; perciò io vi prego che lei si abbocchi colli miei signori di mandarmi in questa fretta 20 o 30 reali in contati, perché questi aiuti sono nostri et vostri. Cavalier Francesco, lei si incontri dal signor sopraproveditore et li partecipi il tutto con verità, perché questo che habbiamo detto il tutto è la verità; vostra signoria molto illustre mandi il vostro Sistevich [?], se non vogliate il guardabasso acciò essi il tutto con verità vi partecipino; mi manca della carta et ingiostro, poiché noi non andiamo nel paese turchesco per comprare, perciò del tutto io vi prego.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.