1649 Antonio Diedo di Iseppo
Dispaccio del 7| novembre| 1650|
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe,
havrò alla Serenità vostra nelle sincere mie espressioni precedentemente significato i publici pregiudicii, che siccome io hebbi modo di ben conoscerli, doppo che mi atrovo a questa carica, sostenuta con ardor di vero zelo per il natural divoto debito alla patria, così spero apparrirranno ben chiaria dilluccidatione della mia realtà et degli inconvenienti apposti nelli interessi della Serenità vostra qui.
Io, per non haver potuto più volte passar alla sottoscrittione di diverse bollette di camera, come non appoggiate al fatto della verità, ma a danno publico quasi evidente di alcune summe lontane dalla verità di quanto si conteniva (et tanto giudicò di operare la realtà del mio animo per non dar l’approbatione et l0assenso alle danose falsità), ha voluto questo illustrissimo signor proveditor Boldù, con sua terminatione, commetter al ministro di essa camera ad eseguir bollette sottoscritte da lui solo, ancorché non da me; onde in tutti i modi con giri di scrittura venga ad aggiustarsi ogni nota a suo volere, mentre vedeva che da me li si levava la via alla continuatione del pregiudicial effetto. A me non resta dunque più di poter contrapormi a sue dissolutioni, ancorché indebite, anzi, mi veggo levata quell’auttorità del reggimento, senza la quale non vi è esempio che in detta camera mai si sia formata alcuna nota né publici libri; niente però osservo questi riguardi di mia incumbenza; ma sol mi preme di haver con sommo dispiacere di tollerar i danni che restano inferiti a Vostra serenità, alla quale per debito di mia ardentissima fede ho giudicato di portar la notitia del fatto per sollievo del proprio candore, che essercito in tutti gli affari di questa carica. Gratie etc.
Cattaro, li 7 novembre 1650.
Antonio Diedo, rettor et proveditore.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.