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1649 Antonio Diedo di Iseppo

Dispaccio del 4| gennaio| 1651|

N. (senza numero)

Serenissimo prencipe,
la rettitudine delle leggi sopra le quali è fondata la base dell’imperio della Repubblica tiene distinte le forme del governo ai suoi reggenti, acciò cadauno, contenendosi entro la circonferenza delli publici ordini, si avanzi maggiormente in buon proffitto, all’ornamento della propria gloria, splendore et grandezza.
Piacque al sapientissimo giudizio del serenissimo maggior consiglio destinarmi al governo di questa città; mi portai alla carica consenti appropriati al natural genio di dimostrarmi non solo ottimo cittadino della Patria, che geloso essecutore delle sue leggi.
Ritrovai all’estraordinaria reggenza l’illustrissimo signor Fillippo Boldù et suposi che, non essendo ignaro delle intentioni di Vostra serenità, si dovesse contenere entro i limiti prescrittili dall’eccellentissimo senato nell’uso della carica decretatigli, et contribuire vicendevole corrispondenza di essistimare di questo ordinario reggimento; connobbi però in continuatione li miei supositi andar falaci.
Non tantosto [?], portatomi al governo, osservai et sensibilmente compresi che la carica era ridotta nei mestissimi languori originati dal detto illustrissimo signore, prettendente con propria auttorità di esser in queste parti il sovrano. Si applicò la sua intentione fomentata da Triffon Pasquali dei principali di questa città, introdottosi al suo servitio in contraffattione anco dei publici decreti, con oggetto di rendersi idolo di popoli et espilatore [?] delle loro sostanze, et farsi arbitro di tutti li giuditii apartenenti a questa ordinaria carica. Per non perder di vista il credito di questa ordinaria reggenza, prottestai con amorevolissima persuasione il desister a chi era l’auttore del disturbo, furno sempre vani li miei offitii; la patienza procurai che componesse li miei gravami che non mi è riuscito; ho tollerato lungamente i torti, non ho mancato per tutte le vie, per renderlo persuaso et capace per desistere, ma contenersi nelle regole di quel dovere, et per l’honestà gli incombevano non mi è valso. Trovatomi infine negli ultimi delliquii di una carica anichilata, et nell’ostinatione di essermi machiata questa porpora dispensatami dal serenissimo maggior consiglio, li miei distrittuali preiudicati per le opperationi accenate et li clamori di popoli, per essere visitati pur troppo frequentemente da giudice incompetente, mi hanno fatto svegliare doppo tanti torti della toleranza, acciò il sillentio, nelli pregiuditii, non mi redarguisse abietta viltà.
Per proceder in fatto dell’ordine legale, fui constretto infine di formar l’inhibitione all’illustrissimo signor Boldù a levar mano dalla continuatione di così fatte operationi, col trasmettermi li proccessi formati contra quelli a me sottoposti, acciò che fosse punita la dellinquenza et sollevata l’innocenza; ma però il tutto invano, poiché, invece di accomodarsi a proprii doveri, caminando l’oscuro, mi ha trasmesso una scrittura, per non dire un laberinto, della continenza che vedranno le Eccellenze vostre dall’oclusa copia, che le trasmetto con la mia inhibitione et replica, acciò si legga il tutto.
Oratio Finca [?], in tempo che fu inquisito, era distrittuale et habitante in questa città, a luoco et fuoco, le instanze criminose furno abbracciate dal detto illustrissimo signor proveditor estraordinario, volentieri con pregiudizi di questa carica, per la conseguenza di quei vantaggi che dichiara la sua […] et non per il scopo del servitio di Vostra serenità è stato il motivo, né occore che faccia pompa col suo discorso perché, la verità essendo una, può ben esser combatuta, ma non abbatuta.
Quanto alli beni del Borisi [?] et Pasquali, antivarini fatti turchi, Vostra serenità non credo habbia conferito a estraordinaria reggenza queste essecutioni, con pregiuditio del rettor ordinario, per l’interesse che in simil casi […] prescritto alli essecutori, et però a sua signoria illustrissima è stato ciò di qualche utile, come dalle partite […] et il dire che gli effetti del rittratto siano capitati in camera di Vostra serenità non aggiusta […] quando apparono, come infatti sono le mancanze dei requisiti legali, che hanno dato [?] calore di recchiamo [?] ai sudditi ai publici piedi, dai quali comiserandosi l’infelicità delli oppressi [?] con dulcali espresse ha ripartito la carità publica et gli ordini conferenti al loro sollevo, che però fin hora non hanno havuto il dovuto effetto.
La visita del fontico di Budua, portato sotto ombra dei publici vantaggi per rimedio a tutti gli inconvenienti, si redarguisse il discorso prima per diffetto dell’incompetenza della carica estraordinaria, anche prettenda la soprintendenza sopra di fontichi, interpretata però malamente sopra questo che conservano le vitovaglie, essendo quella destinata alla soprintendenza delle colpe [?] attinenti all’uso delle armi, et questo del fontico di raggione di comunità all’ordinario haverne [?] nella sua.
L’arresto di Christofolo Silloppi fu mostruoso, fatto senza sapersi il suo reato, nel corso di mezi di dura preggionia, ma ritenutolo in così fatta schiavitù per la mala dispositione del […] cancellier, per renderlo quotidiano [?] per il fine ben noto ad esso Silloppi, et le sarebbe riuscito quanto dalla pietà publica non fosse stato fatto liberare per instanze di nichsichi, che si sono […] non per il reato, che havesse, ma per sola carità.
Li proclami dell’estraordinaria carica incompetentemente ligano li distrittuali della carica ordinaria, nel dilatarsi oltre i limiti della sua auttorità, prescrittale dalla providenza dell’eccellentissimo senato nelle sue commissioni, che vana riesce ogni attione essercitata contro Radi Sduia, Triffon […], Pietro Garbin et compagni da Lustizza; il sequestro di sei miei distrittuali, quello del figliolo del prete Marcovaz et compagni, le reità di quali a me si […] la censura, non avanzandosi sopra di loro immaginabilmente la carica estraordinaria; questi [?] stipendiati né sallariati et per neccessità esclusi da altro foto che da quell’ordinario che […] si prattica, che nelle contraffationi dei miei proclami li militanti, sallariati, stipendiati sono proprii della carica estraordinaria non di questo foro.
Che le robbe di vituaria che vengono lasciate da quelli che ne estragono di questa città, per […] a persona che viene elletta et destinata dalli istessi patroni, che le lasciano per esser […] per loro conto con l’assenso del rettor ordinario, per commodo et beneffitio delli habitanti nella città et militie ancora, non deve cader in chebbio [?] che la sopraintendenza non […] carica ordinaria; come si è sempre osservato et pratticato, essendo le robbe di particolari […] a questa reggenza, ai quali deve esser contribuito il rittratto di esse, nelle quali non ha che far il publico, et in consequenza restar deve sottoposto il decimo [?] riceve in questa parte, tanto se cadesse in qualche errore et non all’estraordinario, onde cadendosi il fondamento dell’attaco di dover egli giudicare il Fogliarini decimano, si è immaginato di introdure di haver io et il mio cancellier qualche interesse con il detto decimano, contra la verità; anzi, si scopre espressa mallignità del suo ministro et sopra le introduttioni di altre perversità spiegate contro la mia persona, et contro quella ingenuità che ho sempre proffessato di esser incontaminatissima in tutte le mie attione, acciò in alcuna parte non restino adombrate, essendo preavertito di qualche loro artificio, ho portato le mie instanze all’eccellentissimo signor general Cornaro et suplicato l’eccellentissimo signor procurator proveditor general Foscolo, che, in caso che si fosse stata trasmessa alcuna cosa attinente alla causa contro di me, si compiaccia di contribuir il tutto a detto eccellentissimo Cornaro; acciò, come delegato all’inquisitione, la Vostra serenità al suo arivo a questa parte possa con rigorosa formatione di processo far apparire la mia incontaminata inocenza, che sempre tale si è conservata et l’altrui iniquità.
A me crepa il cuore di convenir a portarle queste molestie, et però benignamente imploro di compatimenti, credendo le Eccellenze vostre che troppo aspro et violente il modo col quale mi veggo oppresso, ma non già me, ma la carica istessa hormai estinta, come si cava dalli esempii espressi nella mia inhibitione, et da quanto ho riportato in contraporto, suplicando hummillissimamente Vostra serenità che, resa informata, si compiaccia di terminare et di aplicare gli ordini più proprii, onde nell’avenire habbino da servir per regola, non già per me, ma per li illustrissimi miei successori. Gratie etc.
Cattaro, li 4 genaro 1650 more venetto.

Antonio Diedo, rettor et proveditore.

Allegati:

Illustrissimo signor proveditor […], (2 cc.)
le norme essemplari, con le quali governando et regolando la nostra Serenissima republica li proprii popoli, hanno havuto sempre oggetto di conservare entro i limiti di ripartita auttorità li suoi rapresentanti, prescrivendo alli predetti l’uso giurisdizionale sopra costoro che sono subordinati al suo comando; piacque alla benignità del serenissimo maggior consiglio di ispedirmi a questa ordinaria carica, commettendomi il governo civile et criminale di questi habitanti. Aplicai doppo il mio arivo tutto me stesso per far goder ai sudditi la tranquillità, l’ubertà, li sussidii et il comodo della libertà; ho poi rincontrato nella rettitudine delle mie attioni in sentimenti divisi da vostra signoria illustrissima, la quale alterando la forma delle proprie commissioni per oprimere questa ordinaria reggenza, con atti di usurpata giurisditione et comando, che a me non basta a scrivere ad altro, che ai abusi pratticati da essa colpiscono l’illustrissimo mio precessore, appresso il quale appar troppo chiaramente esser rimasta impeditata questa ordinaria carica, mentre manifestatamente si scorge esser stata inlanguidita della propria auttorità, levandole dalle mani quelli giuditii che per il publico sapientissimo instituto erano suoi speciali. Molti esempii mi si rappresentano a comprobar questa verità, ma per non empir li fagli, né […] qualche d’uno delli essentiali, onde a ella consti la medesima verità della quale non è ignava, et appresso il Prencipe il motivo che io fo esser troppo urgente per rissentirmi, acciò indebitamente non mi sia rapito per quel dono che mi è dispensato nel sostegno di questa carica dalla publica benignità, anzi indivisibile dalla carica stessa.
Gratio Finca né sallariato, né militante, non so con instruttione di chi, né qual oggetto, a benché soggetto a questa ordinaria reggenza con stupore come arrestato nelle sue forze, toltole l’inventario delle robbe, tratenuto longo tempo in preggione et condanato infine con la pena pecuniaria et corporale, siccome anco restò bandito Nicolo Medinda, pastrovichio, per imputatione di haver accettato nella sua barca robbe di turchi dolcignani et confiscati li beni al Pasquali detto Boris di Antivari, senza fondamenti con li quali possi haver strada in detti casi di haver canonicamente esercitato la propria giurisditione, perché ciò anco li interessati si sono aggravati, con il ricorso alli fori superiori.
Nella sua visita a Budua, che solo doveva terminare sopra gli effetti attinenti all’uso delle armi, né estendersi ad atti che non havevano, né hanno, niente di comunale con quelle, ha voluto farsi arbitra della revisione della cassa del fontico di quella città, l’inquisitione di che [?] più attamente [?] attiene a questa ordinaria carica, passando anco all’arresto nelle preggioni di detto Nicolo scoroveo [?], il conto di cui, quando fosse stato liquido o per liquiedarsi, et egli dell’inputatione [?] attineva a questo foro ordinario o a quelli di Budua, per la censura del delitto, con l’appellatione a questo reggimento, conforme all’institutione de più decreti, né fu inferiore l’arresto contro patre Girolamo Drusio [?] di questa città con formatione di processo et condannatione, come anco di Tripo Loian et Rade Dovia da lei espediti et condannati, et per un disordine trahendo l’altro aprobi la continuatione degli eccessi che maggiormente risorgono anco dal caso di Christofolo Silloppi, perastino che di vostra signoria illustrissima fu fatto rettenere con disseminatione che in ciò vi fosse pure commissione, lo fece languire per longhissimo tempo senza colpa, finendo che dal publico fu ordinata la sua liberatione.
Piero Garbin et compagni da Lustizza sono stati inquisiti, […] derogando con effetti così pieni all’auttorità di questo reggimento […] erano diretti i giuditii delli già sopranominati, come sudditi […], non sallariati, stipendiati, né in altra maniera soggetti al foro di vostra signoria illustrissima. Potrebbe lei dire forse che le sue […] siano state per altro che di coreggere i mancamenti a sollevo di [?] giustitia, ma doveva non sapere col lume delle sue proprie […] et incombenze, che queste parti non toccano a lei, ma al reggimento ordinario giudice proprio, et se ha voluto dimostrar il zelo et le applicationi anco in questi affarili è riuscito di egual merito quello la giustitia et il Prencipe […] doppo sottratti tal fatti rimmetterli; poi al suo giudice […] et ordinario la delliberatione, prosecutione et ispeditione come in ciò viene prescritto dalle leggi della nostra […], senza pregiudicare manifestamente alla carica ordinaria.
L’arresto dei miei distrittuali nel corpo di guardia, senza comparticiparmi le rissolutioni con la continuatione delle antepassate attioni fine al riguardo di veder esterminata intieramente questa carica per rendersi ella l’omnipotente nel governo, trallasciando altri farò mentione di quelli, cioè Triffon di Zuca da Perzagno, Francesco Ziffra et Zuanne di Piero Paulichievich, che hanno sostenuto questi mali incontri, potranno raffermar il vero, senza che io di queste operationi sia stato già mai non solo richiesto, ma meno compartecipato, et pure non sono sottoposti alla sua giurisditione, non restando di […] che quando mi si fosse mottivato di esser capitata a tali rissolutioni per il publico bisogno, essendo nato alla manutentione delle prerogative della Patria, et dal sostegno delle sue leggi, quando il caso havessi giurdicato conforme ai publici manneggi, senza l’oppressione di sudditi non mi sarei allienato dalli retti pensieri che sempre ho havuto per scopo principale della restitutione.
Questo reggimento ordinario ha purtroppo sofferto tanti pregiuditii di sopra espressi, pratticati contro la publica intentione, et havendo infine intrapreso le censure et recognitioni delle robbe che capitano in questa decima nelle quali vostra signoria illustrissima non ha alcuna competenza, et tolendo per mano le sue commissioni trovarà al sicuro che tutte queste attioni sono incompetenti et reprobate; l’inquisitione fatta nel boteghino della medesima decima accresce i pregiuditii alla mia carica, non tenendo che di comunale al suo governo, essendo quelle destinate alla sopraintendenza della carica ordinaria, onde non lasciare che prendi maggior radice et accrescer il pregiuditio, ma che ogni uno si conservi entro le conferenze dell’osservanza, sono astretto di apertamente dichiarir a vostra signoria illustrissima che la retentione di Lunardo Fogliarini da Venetia, decimier, di suo ordine et incompetentissima et fatta senza fondamento, essendo lui stato arrestato per causa soggetta al mio foro, ancor che per altro (come sallariato a lei sottoposto) […] in questo caso, come quello che amministra le vituarie della decima […] dal reggimento che, come tale, non gode né stipendio, né sallario, havendo nel detto ministerio commesso qualche errore deve anco dall’ordinaria auttorità esser corretto, et però si contentarà vostra signoria illustrissima trasmettermi il processo con la persona dell’istesso Fogliarini decimiero, perché esaminate da me le sue imputationi, possa esser amministrata giustitia; altrimenti la inhibisco con le presenti di proceder contro di lui et contro qualsisia altro dei miei distrittuali, protestandoli perciò sollenemente a non passar più oltre quando la sua reita sia per conto dell’affare della decima; fino a tanto che dalla Serenissima signoria sarrà terminato a chi di noi dovrà aspettar il giuditio, altrimenti ogni atto che facesse si habbi da intender per nullo et invalido con le repressioni [?] dovute.
Ricercandole anco di trasmettermi il processo formato per il suo officio contro figliuolo di prete Marcovaz da Lustizza et compagni, non essendo né stipendiato, né sallariato, ma suddito direttamente subordinato a questa carica, acciò per esser da me delliberato et espedito sotto il vollere […] dell’inhibitione suditta et quando vostra signoria illustrissima non assenti a questo offitio, che […] rissolto di passar in scrittura partorito dal dovere et l’[…] mi dichiaro di esprimer i miei gravami nella Serenissima signoria, con la fregata del patron Steffano Musachia, che è di breve partenza, perché dalla suprema auttorità sia terminato […] le richieste predette et dar l’ultima mano a tal controversia, con poner regola nell’avenire a simil disordini, affine che ancor lei possa far usar delle sue raggioni, se intende, bacciandole riverentemente le mani.
Cattaro, li 29 decembre 1650.
Antonio Diedo, rettor et proveditor.

Ricevute la sera 30 decembre 1650 per mano del signor sargente [?] maggiore. (2 cc.)
Illustrissimo signor […],
con una lunga digressione ha voluto sua signoria illustrissima far un epilogo di tutte le attioni mie in questo governo, con quali prettende derogata l’auttorità della sua carica ordinaria, conclusivamente ricercando la trasmissione del processo et persona di capo Lunardo Fulgherini, tratenuto al di lei giuditio et come in dette sue di inhibitione di 29 cadente portatemi hieri sera a un’hora di notte et perché non habbin luoco le intepretationi sinistre sopra la rettitudine delle operationi mie, guidate sempre dal zelo inseparabile verso il servitio della giustitia et della Patria, et vostra signoria illustrissima conosca quanto mal fondata sia la presente sua competenza darò per esempio colla risposta al punto esentiale della inhibitione preacennata, per andar poi rissolvendo tutti gli altri colla sincerità del fatto, piutosto a consolatione mia che a bisogno di giustificatione.
La decima di robbe comestibili, che principalmente è instituita per comodo del soldato, non può esser segregata dalla subordinatione et sopraintendenza di chi sostiene il comando della militia, capo Lunardo Fulgherini, preposto all’administratione di esse robbe non già dal reggimento, come vostra signoria illustrissima asserisce (non apparendo alcun investitura di sua persona), ma coll’assenso di chi sosteneva di quel tempo questa carica, da patron di fregate et altri interessati che han sempre usato sodisfarsi nel proponer persona da prommettersi la più fedel administratione delle proprie sostanze, ha con questi formato un contratto di obligatione et patuito le mercedi del proprio impiego, che dal monte delle robbe esitate le veniva corrisposto, onde, riuscendo diffettivo nella sincerità del manneggio, non può giuridicamente esser convenuto che avanti il suo giudice competente, che è il proveditor estraordinario, a cui egli come stipendiato si trova soggetto. Per questo capo restano insussistenti le prettentioni di vostra signoria illustrissima, ma molto più per le trasgressioni che hanno rissentito le mie communioni [?] nel predetto manneggio, per le fraudi considerabili scoperte coll’intacco et appropriamento di robbe sopradette, convertite a privato negotio mentre dovevano servire a […] comodo et beneffitio della militia in tempi di così penose angustie; onde, non meno per la natura del negotio, ma per la qualità del delligente soggetto all’auttorità sola della carica estraordinaria, ogni esperimento di vostra signoria illustrissima si rende invalido, ma molto più in questo caso ove lei (sia detto con sua pace) non ha, né può havere, alcuna competenza; anco per qualche interesse che si è scoperto tenesse lei et il suo cancelliere, con esso capo delle robbe predette della decima, per il che ogni giuditio suo sarebbe diffettivo, anzi, per queste attinenze di già è stato da me delliberato di trasmetter il tutto all’[…] signor general in provincia, come negotio spettante a quella suprema auttorità et a giudice indubitato, nemmeno sopra le competenze dei rappresentanti, che sopra i medesimi rappresentanti.
Gratio Finca, da Soriente accasato et habitante a Budua, per dellitti di quel tempo commessi in quella giurisditione et nei mari del Prencipe, con imputatione anco di fellonia, non havendo stimato quell’illustrissimo signor podestà giudice suo più competente, di quello poteva [?] essere il rappresentante ordinario di Cattaro di assumere il caso, per diversi rispetti che lo rendevano escluso dal giuditio fece venir a me le indolenze come a quello che in simil materie et negli interessi dei […] doveva haver la principal cognitione, et mentre di tutto ne restò avisato l’eccellentissimo signor general in provincia di proseguir anco con sua […] a tutte quelle delliberationi che ha ricercato la giustitia, et all’[…] poi di quel modo che han comandato le leggi, come pure di Nicolo Medin, coreo del caso medesimo.
Li beni del Boris di Antivari fatto turco dichiariti confiscati per ordine […] sono stati venduti in virtù delle commissioni dell’eccellentissimo signor generale, […] pure è seguito di quelli di Ascanio Paquali, che colla […] della fede caduto in indignatione publica doveva raggionevolmente […] l’esempio del Boris, il tutto di ogni cosa essendo pervenuto in […] di che, se gli interessi si hanno aggravato la decisione, doverà […] da superiori, ai quali appartiene la cognitione di questo […].
L’haver riveduto il fontico di Budua, conosciuto di mancamenti, castigati i rei et fatto rissarcire quella cassa dell’intacco gravissimo dello stato commesso, non è stata operatione che non fosse dipendente dall’auttorità di questa carica, la quale nelle sue commissioni tiene facoltà sopra i fontici, monitioni et tutti i ministri, perché eseguiscano il proprio debito et come tale (gratie a Dio) ho riportato dal publico attestati pieni di gradimento, la congiuntura havendoli fatto rissentire anco il beneffitio della vendita del datio del vino, che sotto molte prettentioni dolose era stato inaffittato, per corso di due anni antecedenti, con pericolo della total estimatione di quella publica entrata.
È stata necessaria et raggionevole la correttione di prete Girolamo Drusco, il strapazzo et parole ingiuriose proferite in tempo di notte alla sentinella del Prencipe nella funtione del publico servitio, et perciò in riguardo al tempo, alla qualità della persona offesa et ad altre circostanze era più decente la censura all’auttorità della carica estraordinaria che all’ordinaria; la quale per niun cao si rendeva capace della cognitione di questo reato.
Il modo con che è stato liberato dalle carceri Christofolo Silloppi da Perasto per atto di pura gratia publica a suplicatione di nixichi et altri popoli, come canta il decreto dell’eccellentissimo senato, dà a conoscere da quali colpe habbia havuto dipendenza la sua rettitudine eseguita anco per gli insulti et rapine usate contro sudditi, assicurati dalla fede dell’eccellentissimo signor general, et mia ancora.
Rade Dovia [?] et Triffon Vucov, trovati transgredire li miei proclami per haver in tempi tanto gelosi dato ricetto et alloggio di notte a gente forestiera in questa importantissima piazza, furno processati et coretti ad esempio di altri, perché ad altri non incombeva la cognitione et esecuttione dei miei decreti.
Pietro Garbin et compagni da Lustizza furno inquisiti et castigati per il trasporto fatto sul raguseo di un soldato fuggito da questo presidio, in quello delle mie prohibitioni et con tanto publico pregiuditio, et se bene questi siano sudditi di vostra signoria illustrissima, nel fatto però che concerne interesse militare et che sono comandati da me, trasgredendo non devono esser esclusi dal mio giuditio, poiché l’auttorità et il comando sarebbe ridicolo, quando non fosse scorto dal timore della pena, come ha lei molto bene compreso mentre in tempo della preggionia loro non ha voluto mai cimentare questa prettentione, come non ha stimato di fare la prudenza dell’illustrissimo precessore nelle altre accadute sotto il suo governo, et da vostra signoria illustrissima epilogate per fondamento de sue opinioni.
Sopra il sequestro sei suoi sudditi senza alcuna notitia di lei con dichiaratione di tutta la buona volontà verso i publici vantaggi, quando le fosse stato fatto alcun motivo di publiche occorenze, devo alla giustificatione della verità lasciare che l’anima sua risponda, se mai da me è stata intentata alcuna intrapresa a proffitto publico et l’executione della [?] piazza, per trovar modo di soccorer al presidio nelle più languenti calamità, che non habbi incontrato tutta la resistenza dell’illustrissima […], tante volte havendo con prohibitioni a voce et con mandati a meno [?] procurato vietarmi di poter disponer del publico danaro nelle più gravi occorenze delle militie, negato li chiavi del magazeno di sale, contrastato la sodisfattione di una sua condanna a perastini, in camera, con oggetto che io non possi valermi di esso danaro, procurato anco le sollevationi delle militie, incalorito i sudditi alle resistenze, ricusato la communità di aiuti et ogni altro atto da me procurato come dovuto da corrispondenza delle cariche, per il buon servitio della Patria, et […] di queste attioni obligar me di necessità a valermi di quei mezi aboriti dalla mia volontà, ma in questo caso praticati per conseguire quello che li suoi offitii contendevano [?] al servitio unico di questa gelosissima piazza.
Il processo del figliuolo del prete Marcovaz et compagni da Lustizza et pure per trasporto de soldati fuggiti il dellitto dipende […] trasgressione dei miei proclami, la cognitione dei quali per le raggini preacenate non aspetta a vostra signoria illustrissima; onde quando non si rimova di sue prettentioni, si compiacerà, colla trasmissione delle sue instanze o alla Serenissima signoria o all’eccellentissimo signor generale, unire anco le parti miei risposte che serviranno per il breve compendio delle raggioni di questa carica estraordinaria. Baciandole per fine affettuosamente la mano.
Cattaro, li 30 decembre 1650.
Filippo Boldù, proveditor estraordinario.

All’illustrissimo signor Fillippo Boldù, proveditor estraordinario, (2 cc.)
la risposta di vostra signoria illustrissima di hieri data alle mie del giorno precedente sopra l’inhibitione fattali a non dover proceder nelli casi di capo Lunardo Togliarini et del figliuolo del prete Marcovaz et compagni da Lustizza, concludendo di non assentire alle mie instanze, trasmetterò come le ho scritto le sue et le mie nella Serenissima signoria, dalla quale in conformità delle leggi doverà esser terminato quello che sarrà di dovere et di giustitia; quanto poi che habbi delliberato di trasmetter il proccesso dell’istesso Fogliarini all’eccellentissimo signor procurator [?] proveditor general in provincia, questo resta nel suo arbitro, è ben vero che doppo l’inhibitione non poteva né doveva inovar cosa alcuna, come ha fatto; quanto poi alli altri particolari ripieni di imaginate et buggiarde malediche inventioni, non doverranno haver luoco in niuna parte dove tratta di toccar la mia persona, essendo purtroppo notorio che io, in tutto il corso di mia vita, non ho havuto né tengo altra mira né fine se non quello del publico servitio della conservatione del publico errario et del comodo et beneffitio delli habitanti, dove dalla benignità publica son stato impiegato di comandare et di questi in particolare fedelissimi et amatissimi sudditi di Sua serenità, et militie insieme, con le quali non mi sono mai interessato imaginabilmente, ma ben fin all’ingresso del mio governo ho procurato come è ben noto a vostra signoria illustrissima il loro vantaggio, particolarmente nella cosa del pane, et se non mi è riuscito, sa Dio con quanta passione del mio cuore per cause di lei ho acquietato il mio animo.
Dalla camera fiscal delle monitioni di viveri, delli sali et di ogni altra cosa, lei sola ha voluto il predominio et fatto dispensar et consumar il tutto a segno tale che anco li salli riservati per il bisogno della città sono smaltiti, et che questi popoli languiscono per non poterne havere; a me ha impedito sempre il potermi prevaler del mio proprio et dovutomi dalla camera, né permesso che a conto dei miei avanzi di bollette levate pottessi ricever a punto lire 100 di condanna che feci contra perastini, in tempo che mi ritrovavo sanguinante [?] nel letto et che tenevo neccessità; et le ho rillasciato mandati al sallinaro perché dovesse contar il danaro in camera, questi tendevano al publico vantaggio, et vostra signoria illustrissima poteva pur disponer poi del danaro, ma li miei non sono stati obediti, anzi sprezzati, et li suoi ordini sempre esseguiti; per conto di aiuti questi l’ordinario sono capitati a vostra signoria illustrissima et, in conformità delle sue commissioni, di quelli et di tutte le cose publiche et di ogni sua rissolutione doveva farmene partecipe, al che havendo mancato l’error è prevenuto da lei et non da me, che per la parte mia con pienezza di volontà et con le opere sarei concorso a quello che havessi conosciuto riverentemente il bisogno a beneffitio della Patria, ma lodato sia sempre il signore che sia levato le occasioni di ogni sinistra urgenza.
Con il decimiero né io, né il mio cancelliero, non habbiamo havuto alcun benché minimo interesse, in quanto poi alle robbe della decima che vengono lasciate da patroni di fregate et da altri, che secondo le occorenze fanno estrattione di robbe di viveri, sono dalli medesimi confidati in mano del Fogliarini, a ciò deputato con l’assenso del rettor ordinario, che per verità ne tiene l’[…] sopraintendenza così alle robbe stesse, come all’istesso decimiero, se non [?] anco una chiave di quel boteghino, per essere vendute per conto delli istessi patroni, non solo per servitio delle militie, ma anco per tutti gli habitanti nella città; onde, essendo esse robbe di raggione di persone sottoposte a questa reggenza, conseguentemente deve esser obligato alla medesima quello che le administra, et pur sa vostra signoria illustrissima che il rittrato delle stesse robbe che per [?] esser consegnato senza ritardo alli patroni che le havevano lasciate, niente di meno ho permesso che lei possi disponer per le occorrenze delle militie, et se per quel zelo che mi significa si è mossa a poner mano nella […] della administratione di essa persona, che non se li aspettava et che non vi è […] esempio, ma bensì tal incombenza a questa reggenza, perché caggiona [?] permettere che un patron Salvador di peotta, venuto da Spalato per forestiera, habbi qui caricato la stessa peotta di carnaggi di ogni sorte, anzi povini [?], formagli et candelle, senza haver lasciato niuna cosa per conto della decima; anzi, fattosi somministrar dal decimiero robbe lasciate da altri nel boteghino et il tutto asportato da esso patron Salvador, senza alcuna mia presaputa, né licenza, et senza haver fatto le solite bollette et pieggeria di portar respetto [?] contro la forma di miei proclami et ordine anco che tengo […] in lettere dell’eccellentissimo signor procurator proveditor general in provincia per […] agosto passato, quale asportatione è pur seguita con pregiuditio delle stesse militie et habitanti di intorno a che non le farò altre considerationi, et tanto mi doverà servire di risposta succintamente et nel resto poi con la venuta dell’eccellentissimo signor commissario, dalla sua virtù et dilligenza, dall’inquisitione che doverà fare l’ordine dell’eccellentissimo senato, sarrano porte in luce le bone et sinistre operationi di quelli che ne haveranno commesse, et umilmente le baccio le mani.
Cattaro, l’ultimo decembre 1650.

Antonio Diedo, rettor et proveditor.

Illustrissimo et eccellentissimo […] colendissimo, (1 c.)
nelle presenti mie riverentissime haverà vostra eccellenza le scritture che vicendevolmente si sono formate tra l’illustrissimo signor Boldù, proveditor presente estraordinario, et me sopra la […] della pretesa reità di Lunardo Fogliarini, decimiere, et il figliuolo del prete Marcovich et compagni da Lustizza, obbligati per ogni loro mancamento alla censura di questa carica ordinaria. […] con bugiarde inventioni ha voluto toccar i ponti [?] […] contro mia riputatione, ma spero che le calunnie et imposture che li ha espresso nella sua scrittura saranno a sua […] et total mia giustificatione risolte, et tenuta [?] la mia inhibitione reguarda il solo oggetto alla […] della giurisditione usurpata, per trasmetter alla Serenissima signoria, ove con fede le leggi della Patria vengono decisi li ponti giurisdittionali tra li rapresentanti publici. Tutta volta, quando l’infinita […] et voglia assumer in sé la decisione di quel fatto, mi humilio a tutti li suoi sentimenti. Vivo all’assistenza di questo reggimento, mortificatissimo dalle altrui opressioni, inquietato anco nel proprio letto, […] dalle mie indispositioni, senza alcun servitio che convien consuma il proprio per […] il decoro della mia carica, non vedendomi corrisposti li […] sallarii, et altri con proverchi [?] […] et […] le vene coll’oro publico. Le altri parti comprenderà dalla risposta delle scritture contro le falle imputationi. Senza attandar la mente […] baccio a voi le mani.

Copia tratta dal volume civille dell’illustrissimo signor Alvise Barbaro, fu rettore et proveditore di Cattaro et suo distretto, a carte [?] 266. (1 c.)
Noi Alvise Barbaro, per la Serenissima signoria di Venetia rettore et proveditore di Cattaro et suo distretto,
essendo cosa raggionevole che quelli, li quali, coll’estraser robbe diverse da questa città per altri luochi, ricevono comodo et utile, lascino anco qualche parte di dette robbe, per bisogno et comodo della militia et habitanti di detta città, terminamo che cadauno che de cetero occorra estaser da Cattaro, Perasto, over altro luoco di questo territorio, robbe di sorte alcuna neccessarie al vitto sia tenuto lasciar nella città la decima di tutto quello vorrà estraser da esser venduto giusta l’ordinario, per beneffitio et comodo della milita et di tutta la città, a quel mezzo che haverranno comprate li medesimi patroni et non più, sotto quelle pene all’inobedienti che passerà a noi et altri clarissimi rettori che per tempo sarranno.
Quanto veramente alle biave sia in libertà di rettori torne quella parte che giudicarranno per bisogno della città a medesimo prezzo che ne sarranno state comprate, giusta la delliberatione dell’eccellentissimo senato, le qual siano inviolabilmente eseguite, et ita est [?].
Alvise Barbaro, rettor et proveditor.

Die 17 iulii 1595.
Fuit publica terminatio sopradetta per […] rector et proveditor sedentem in sala palatii presentii quas plurimis.

Seguita la confermatione delli clarissimi signori sindici esistente nell’oltrasegnato volume a carte 158.
A dì 20 luglio 1598.
Conoscendo il cavalier signor Christoforo Valier et Francesco Grizzo per la Serenissima signoria di Venetia et sindici di Dalmatia et Albania non meno utile che necessaria la terminatione fatta sotto li 5 [?] dell’instante per il clarissimo signor Alvise Barbaro, rettor et proveditor di Cattaro, in proposito delle […] di formaggi et altre vituarie che si estraseno di questa città, Perasto et altri luochi del territorio, a fine che la militia et gli habitanti possino sentirne comodo et benefficio colle parti hanno detta terminatione: in tutte le sue parti confirmata et approbata, interponendo a quella l’auttorità […] et commettendone l’esonero a chi aspetta.
Christofolo Valier, Francesco Grizzo, sindici in Dalmatia et Albania.
Fillippo Garzoni, segretario.
Alessandro Pasquali, […], ha copiato et sottoscritto.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.