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4 maggio| 1603 Lunardo Zorzi

Dispaccio del 22 aprile| 1604|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
Li successi d’Inglesi o simil gente sono venuti sino nel grembo della Serenità vostra venutimi all’orecchio mi hanno fatto palese la loro perfidia, si che l’operar suo non sia, come stimai, che potesse essere li giorni passati a caso o perché tal volta siano vinti dal vino; et per ciò non havendome prima fatto alcun moto alla Serenità vostra di quanto mi occorse, mi è parso hora ad ogni buon fine dargline particolare conto. Laonde dico che nel fine del mese passato ritrovandosi capitato nel porto del quieto di questa giurisdittion un berton inglese che s’era partito de costì, per quanto affermava il patrone nominato, sì come disse il capitano Giovanni Bianchini, huomo di bella presenza et d’anni 30 in circa sbarcorno alcuni marinai con esso lui et gionti al palazzo con affettuoso segno di favore et cortesia salutorno più volte a suon di trombe et tamburi, sino che restai persuaso ricompensarli con alcuni pochi rinfrescamenti a uso del paese et finalmente fattomi ricercare che sariano volentieri ascesi le scalle per farmi riverenza, furono si come resta introdotto ogni uno, dove doppo diversi complimenti il capitano mi invitò ad andare a vedere il suo vascello come il più bello che mai fosse in quel genere stato fatto. Io più di una volta ricusai et ero resolutissimo compiacerlo; persuaso nondimeno dal padre predicatore et da altri principali che si ritrovarono presenti, fatti gellosi di vedere cosa nuova et bella nel modo che ne era promesso, le diedi parola et per effettuationi il giorno seguente in una di queste barche con il detto padre predicatore, uno canonico, uno delli giudici, alcuni altri, il cavallaro et il figliolo del Cancelliere se ne andassimo et come fossimo nel vassello intartenendone hor in uno et hora in altro luoco fingendo di volerne far vedere sempre di meglio, havendo avanti salpate le ancore, diedero le velle al vento sotto pretesto di farne vedere come maravigliosamente con esso vassello si andava volteggiando et perché se ne andavamo per gran pezzo a dietro camino, io ripieno di sospetto, di timore et di spavento d’esser assassinato, volto alla divina provvidenza con il cuore et fatto motto instantemente per il ritorno con l’istesso vassello, non con la barca che era a remurchio et reduto con gli altri al barchiro per smontare; mi si oppose prima in atto di burla dicendo volermi condurre nei paesi d’Inghilterra et poi constantissimamente et con animo ressoluto lasciandosi intendere che era per vendicare l’offesa ricevuta d’esser stato incarcerato per imputatione di contrabandi et che voleva far conoscere quanto egli valeva et poteva. Però doppo grandissime persuassioni di tutti noi con grandissima difficoltà, inspirato dal Spirito santo, si contentò che si partissimo et non molto lontani che fossemo ne fece sbarrare un pezzo d’artiglieria con balla assai grossa, che ferrì nell’acqua a coste la barca et poco da poi un altro similmente con balla, che passò di sopra senza offenderne per gratia de Dio et continuò al suo viaggio senza che più sia stato veduto né inteso nova alcuna di lui et col fine riverentemente me gli inchino. Gratie.
Di Cittanuova li 22 aprile 1604
Di Vostra serenità devotissimo servitore

Leonardo Zorzi Podestà
 

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 2
Trascrizione di Damiano Pellizzaro