19 marzo| 1604 Marco Antonio Erizzo
Dispaccio del 19 marzo| 1604|
N. (senza numero)
Serenissimo Prencipe,
Havendo io per lo passato scritto molte lettere alla Serenità vostra circa lo stato infelice delli novi habitanti di questa provincia et havendole dato particolarmente raguaglio del sollevamento di quelli di Parenzo contra li fratelli Chiuchich, capi di molte fameglie di questi miseri, come si può vedere dalle mie lettere delli 5 settembre per le quali anco le dissi che stimando io questo caso gravissimo non sarei (come non sono) proceduto in esso senza suo novo ordine et guida, prevedendo […] doveva essere, le considerai che se contra quelli non si havesse mostrato [...]timento haverebbono fatto l’istesso quelli di Rovigno, di Umago, di Pola et de gli altri luoghi ove si riducessero questi per coltivar l’Istria; né essendomi stato mai data alcuna risposta se non avisato con lettere ducali dell’illustrissimi Consiglieri che erano stati licentiati li Parenzani, quali sapendo il mancamento loro havevano supplicato che la criminalità di quel caso fusse delegata altrove et levata di qua, et havendo causato il negligere di quello che li mandai, andarono dopo a gettar giù le case fabricate da quelli Arciducali che già si erano ridotti ad habitare sulle terre inculte per me concesse a detti Chiuchich, sforzandoli di quel modo a ritornare alle patrie loro, come dalla risposta che di commissione della Serenità vostra diedi sotto li 6 febraro alla supplicatione presentatale poi dai fratelli, per la quale anco le diedi riverente conto che l’istesso havevano fatto quelli di Umago, ch enecessitavano li Murlachi venuti a coltivare le terre concesse al Capitano Vincenzo dall’illustrissimo Zorzi mio precessore ad abbandonar la provincia et che tutte queste operationi erano fomentate da quelli Rettori et da loro ministri; et havendola supplicata con un’altra lettera delli 5 dicembre che si degnasse provedere acciò questi meschini trovassero qua quel riposo et quella quiete che è mente sua che godano et con la speranza della quale si sono partiti dalle case loro per venire a servirla in questa sì utile et sì necessaria popolatione et coltivatione et dettole riverentemente che per non tediarla superfluamente non le haverei più scritto in tal proposito, haveva messo il mio core in riposo et vedendolo che non mi veniva da lei commandato alcuna cosa per farmi intender il suo volere, m’era determinato con qualche rammarico però et con rimosso della conscienza di più non darle simil noia […] lei con le sue lettere delli 9 instante giuntemi hoggi a punto […] quello che il reverendo prete Gieronimo Vendramin ultimamente arrivato qua di Dalmatia con due fameglie che fugito in Istria volevano passare in Puglia ma che furono dissuase dal clarissimo Conte et Capitano di Spalato che la accompagnò con le sue lettere et le inviò a questa volta sotto la scorta di detto reverendo venuto a posta a dolersi con me delle molestie date a quelli altri che pochi giorni prima furono inviati con messer Federico suo fratello in questa provincia dall’illustrissimo signor Hieronimo Donado all’hora Provveditore generale in Dalmatia et Albania, incitato dico da quanto mi commette la Serenità vostra in proposito di formar diligente processo contra quelli che li hanno offesi, il che sarà da me subito et riverentemente essequito; convengo con la medesima riverenza aggiunger a quanto le ho scritto tante volte che per mantener con fede quelli che sono già venuti et per allettare quelli che con le […] delle discordie de ministri turcheschi et delle tirannie che da quelle [...]vengono loro usate stanno in gran numero preparati per venire ad habitare et coltivare l’Istria et per conservarli tutti con quelli privileggi et essentioni che ella sì largamente dona loro, non è quasi bisogno d’altra parte provisione, havendone già fatte prudentissimamente molte, ma è ben necessario che trovi modo di fare che quelle siano dalli clarissimi Rettori essequite et insieme levare il pretesto che hanno ritrovato alcuni di voler conoscer se siano o non siano con gli interessati novi habitanti per tirarli costì a litigare non con altra speranza che o di farli partire disperati o di farseli soggetti con quelli fini che all’immenso suo sapere ponno esser noti, dichiarando che così questa come ogni altra pretensione dal Capitano di Raspo al quale si è compiaciuta dar la superiorità in tal materia et agli ordini, mandati et suffragii ai quali dieno obedire i Rettori, conforme alla parte 1601 3 novembre, come le scrissi brevemente in un’altra mia che fui astretto a scriverle a 20 di gennaro sia terminata, senza tante lettere, suffragi et appellationi quante inventano e li Rettori e le parti per eternar questi infelici in liti. Circa poi alle violenze che armata manu vengono fatte per impedire la coltivatione et per scacciar tumultuosamente quelli che s’impiegano in essa, come hanno fatto ultimamente anco quelli di Piroi sotto Pola, contra a quali vado procedendo, sarà effetto dell’infinita prudenza della Serenità vostra far quelli rimedii che stimerà di maggior suo servitio, perché altramente sarebbono gettate via tante fatiche dei suoi rappresentanti nel disponerli a venir in Istria et la spesa che fa lei nelle fregate che li conducono et non trarrebbe alcun frutto dal pericolo[?] nel qual incorre di haver a qualche tempo alcun disturbo alla […] per tal causa. Gratie etc.
Di Pinguente li 19 di marzo 1604
Marco Antonio Erizzo Capitano di Raspo
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 2.
Trascrizione di Damiano Pellizzaro