19 marzo| 1604 Marco Antonio Erizzo
Dispaccio del 30 dicembre| 1605|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
Mi fu commesso dall’eccellentissimo Senato con lettere de prossimo luglio passato ch’io dovessi transferirirmi in Albona per riveder le mura d’essa terra et per dar quelli ordini ch’io stimassi necessari per l’accomodamento d’esse, dicendomi la Serenità vostra ch’haveva dato ordine alli illustrissimi signori Provveditori alle fortezze che per questo effetto dovessero inviarmi ducati 500 da essere spesi da me fruttuosamente et con ogni debito riguardo nel servitio predetto. In risposta di che sotto li 25 del medesimo dissi alla Serenità vostra che subito che detti illustrissimi mi facessero capitar il danaro io mi sarei transferito là per effettuar l’ordine di lei, ma non essendomi mai stati inviati essi danari se non in questi ultimi giorni da esi illustrissimi per diverse loro occupationi et per la mutatione del magistrato loro, stimai infruttuosa all’hora la mia andata in Albona, non essendovi il danaro pronto per dare principio all’opera ch’io havessi terminato di fare; et hora che siamo nel cuore del verno, essendo Albona distante di qua più di 25 miglia con strade montuose et difficilissime, giudico la mia andata là fuori di proposito, poi che di presente non si può operare intorno esse mura cosa che buona sii; et però sarà necessario differire a tempo novo, al qual tempo io haverò finito questo reggimento et dovendo per necessità esser dato questo carrico all’illustrissimo mio successore, stimo che chi haverà da effettuar l’opera sudetta haverà anco da dar gli ordini nella maniera che doverà esser fatta per ben essequire la volontà della Serenità vostra. Però attenderò ordine da lei di quanto haverò a fare del danaro inviatomi, né restarò di dirle riverentemente che non potendo il Capitano di Raspo per la distantia del luoco sopraveder l’opera sudetta, di tempo in tempo, rispetto anco a molte altre sue occupationi, crederei che non sarebbe se non bene dar questo carrico all’istesso Rettor d’Albona, il quale sarà sempre presente alla fabrica et potrà con magior avantaggio spender esso danaro et far che gli operari facino l’opera più perfetta, rimettendomi però sempre al suo sapientissimo giuditio. Gratie etc.
Di Pinguente li 30 dicembre 1605
Marc’Antonio Erizzo Capitano di Raspo
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 2
Trascrizione di Damiano Pellizzaro