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25 maggio| 1610 Piero Bondimier

Dispaccio del 8| luglio| 1610|

N. (senza numero)

Serenissimo principe,
qui inclusa sarà una lettera de Monsignor reverendissimo di Trieste; so se bene è la sua data sotto il punto del presente, non è però stata ricevuta da me se non hieri sera; alla quale ho stimato bene rispondergli nel modo che dalla qui occlusa copia della mia lettera la Serenità vostra intenderà: aggiongendole che da alcuni pochi giorni in qua si è divulgato voce che di novo siano stati serrati li passi e prohibito a sudditi arciducali il venir a levar sali nel staro della Serenità vostra. Quelli che vi vengono sono tutti di contrabando, havendo li Triestini fatto una saliera in Zaulle, ove hanno le sue saline; se vogliono che li sudditi arciducali vadino a levar li loro sali in detto luogo, poiché non gli è permesso poterli condur con barche dalle saline alla città; su per terra gli riesce di troppa spesa; se dalla parte di mare non ne ghe ne saranno somministrati; il che, credo certo, succederà quando sia levata la speranza alla paroni di vasselli che caricano sali per luoghi arciducali, essendo trovati dalle galera della Serenità vostra di esserli pagati li suoi nolli et licentiati subito, con li loro vasselli, […] astretti venir a levar quali de suditti della Serenità vostra. Gratie etc.
Di Capodistria, alli 8 luglio 1610.

Piero Bondomier, Capitano di Raspo.

Allegato:

Lettera del vescovo di Trieste, nella quale viene richiesto un parere da parte del Doge su come agire rispetto alla notizia della chiusura dei passi. (1 c.)
Risposta da parte di Bondomier, che spiega che probabilmente il ritardo da parte del Doge sia dovuto ai recenti cambiamenti interni al Collegio, mentre le mancate risposte da parte della corte arciducale dipendano da alcuni affari urgenti di cui l’Arciduca Ferdinando si sta occupando. (1 c.)

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 6
Trascrizione di Francesco Danieli.