25 maggio| 1610 Piero Bondimier
Dispaccio del 12 agosto| 1610|
N. (senza numero)
Serenissimo principe,
con mie lettere del giorno di hieri diedi conto alla Serenità vostra di quanto mi haveva avisato con sue lettere don Eugenio, Governatore delle cernede di questa provincia, introno alli danni fatti dalli Uscocchi, fuggati dalle galere et salvati sopra il territorio di Puola; et le mandai inclusa l’istessa lettera del Governator, indrizzata a me et, perché ho voluto restar più particolarmente informato di questo successo, ho espedito persona a posta in quelle parti; et hoggi ritornata, mi referisse esser verissimo che gli Uscocchi, in barche tre, fuggati dall’ Illustrissimo capitano di golfo con sei conserve, hanno dato in terra in porto dell’Olmo, vicino a Veruda, territorio di Puola; havendo cacciato il fuoco in due barche et la terza fondata, che il numero di essi non passavano 100, questi capitani a Laverigo et altre ville della Pullesana han levato a diversi contadini da vinti cavalli et fatto andar al quante persone seco, incamminandosi verso Barbana, pirrando poi verso l’Arsa territorio di Albona, dove hanno licenziato di Polesana che havevano menato seco. Hanno tolto alcuni pochi danari ad un contadino nella campagna di Puola, et altri bastonati perché volevano che gli trovassero cavalcature; et si tienne che habbiano preso il suo camino verso Issan, luogo dell’Imperio, che è vicino al Monte Mazor; né altro danno spero che habbino fatto, né siano per fare al presente in questa provincia; ho però stimato mio debito il darne particolar conto alla Serenità vostra. Io sto aspettando con desiderio il biscotto che con dupplicate mie lettere le ho ricercato, per esserne molto bisogno et per non dover levar né le galere, né le barche armate dalle sue guardie, ove sono destinate per impedir il transito a vascelli che volessero entrar et uscire per Trieste et altri luochi arciducali, conforme al commandamento della Serenità vostra, per doverli mandar in quella città a provedersi di pane; nella qual cosa io non manco di usare ogni diligenza et vigilanza che per me si possa; sebbene la uscita da Trieste difficilmente se gli può impedire; rispetto che con ogni cao di bura [?] di notte se cavano fuori con vascelli grossi et si mettono in mare, che non sono scoperti dalle guardie; ma, come hanno trovato facile l’uscita tre vascelletti, che al tempo della prohibitione li ritrovavano nel porto di Trieste con li tempi sopradetti, così, se vi vorranno ritornare, spero certo che non gli riuscirà così facile l’entrare; onde astretti dalla necessità et dalla penuria delle cose necessarie in che veramente si ritrovano Triestini, si rissolveranno di dare, come spera la Serenità vostra, ogni conveniente sodisfattione. Non posso restar di racordar la Serenità vostra che sono hormai quattro mesi che io, di ordine di cotesto Eccellentissimo senato, mi ritrovo qui et in queste terre circonvicine per il negotio sopradetto, et che tutti gli affari del mio reggimento passano confusi, né io, stando qui, posso in conto alcuno rimediargli. Supplico perciò la Serenità vostra (quando ciò gli sii con buona sua gratia) il conciedermi licencia, che io possi andar al mio reggimento et remediar a molti disordini che vi sono, dovendo massime, per quanto così avisano da Venetia, il presente negotio andar molto in longo. Gratie etc.
Di Capodistria, a dì 12 agosto 1610.
Piero Bondomier, Capitano di Raspo.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 6
Trascrizione di Francesco Danieli.