25 maggio| 1610 Piero Bondimier
Dispaccio del 6| gennaio| 1611|
N. (senza numero)
Serenissimo principe,
dalle mie lettere di 13 del passato sarà restata avvisata la Serenità vostra dell’operato da me in Parenzo a commodo di quelle povere fameglie di Albanesi, conforme all’ordene datomi da quell’Eccellentissimo senato con lettere di 21 novembrio passato, et perché li scrissi che delle diese fameglie venute ultimamente ad habitar in questa provincia et hora ricoverate nel territorio di Humago, per diligentia da me usata non haveno potuto redurli ad acconsentire ad unirsi tutti insieme con quelli di Parenzo, come io desiderava che seguisse, parendomi che la unione di questa gente non potesse riuscire se non a loro commodo, et a beneficio publico. Et le quattro fameglie del numero delle sopradette che scrissi a Vostra serenità con le sudette mie lettere, che mi havevano dato intentione di unirsi con gli altri nel territorio di Parenzo con il resto delli loro capi, sono venuti qui a ritrovarmi et con le loro lacrime agli occhi, gettatissi in terra, mi hanno pregato a lasciarli star nel territorio di Humago, asserendo loro conferirli quell’aere et haver buone acque, et che spostandoli ad andar sopra quel di Parenzo, erano sicuri di lasciarmi presto [?] la vita, come ha fatto gran parte degli altri che sono accasati in quel territorio. Et mi havevano anco portato tutto il danaro che io gli havevo dato li giorni passati in Parenzo per provedersi alli loro bisogni. Io, veduto il loro fermo proponimento, non mi è parso bene né di sforzarli, né di abbandonarli di quel aiuto che hanno havuto li altri, et così gli ho sovvenuti di danari per vivere, et di anemali et instrumenti rurali li sarà provisto per quello può comportare la summa del danaro che mi è stato ballotato in quell’Eccellentissimo senato, ma fin hora per quanto son avisato, non si hanno potuto riscotere, se bene da me è stato quasi […] esborsato. In questo negotio, Serenissimo prencipe, concernente l’interesse di questa gente albanese, io so certo di non haverne caso con ogni termine di carità et con usarli ogni buon trattamento per la loro conservazione. Ma sono condotti qui questi miserabili con larghissime promesse di trovar habitationi, terreni atti all’agricoltura, provisioni di animali et da vivere, et capitati qui trovano le cose molto diverse. Li conduttori di questa gente sono tutti soldati soliti servire Vostre signorie eccellentissime nelle barche armate et nelle regolazioni licenziati [?], né hanno con che sostentarsi loro, non che il modo di sostentar altri. Aspirano con questa condotta di gente o di haver dalla Serenità vostra qualche provisione, overo di dar delle mani su qualche summa di danaro, che gli fu prestato, et quelli mal menandoli a suo commodo. Io so di haver fatto più di una volta nel cuor dell’inverno con strade pessime longhissimi viaggi per far sbarcar et proveder alli bisogni di queste genti, et in particolar di habitationi, nel che mi son incontrato in molte difficultà, perché se bene in Parenzo vi sono molte case deshabitate, esse però non hanno né coperti, né pavimenti, né niun altra commodità. Quello che più mi travaglia di novo è che questo Luca de Zorzi, che fu a piedi di Vostra serenità per offerirle di condur in questa provincia quaranta fameglie di detti Albanesi, et che da Vostra serenità li fu commesso di dover venir da me per ricever quegli ordeni che fossero stati necessari per la provisione de habitationi et di ogni altra cosa, per dette fameglie avanti capitassero a queste rive, et in tutto conforme al commandamento dell’Eccellentissimo senato. Costui in cambio di essequir l’ordene publico, ha fatto tutto quello che ho sempre dubitato et che fino con mie lettere di 18 ottobrio passato ho rappresentato a Vostra serenità, et è che, operando costui in tutto al contrario della volontà politica, senza che li sii proveduto prima né de habitationi, né de altro, è passato in Albania et ha levato dette genti, come me ne ha avisato l’Illustrissimo signor rettor et proveditor di Cattaro con sue lettere di 3 novembrio, et sto aspettando che di giorno in giorno questa gente in buon numero et piena di ogni necessità et miseria capitino in questa provincia, et ricorrino da me acciò li sia proveduto per li loro urgenti bisogni, che è di habitationi et di vivere. Capitano anco mal vestiti in questa stagione, che è nel cuor dell’inverno et con straordinarii fredi, non è maraviglia poi se se ne vanno miseramente di male. Io certo non li mancarò con ogni carità di proveder al loro bisogno di quello è in poter mio, ma alla loro molta necessità, altra provisione non mi vuole che quella che può venir dalla Serenità vostra. Il […] Camillo Bergami, destinato per ingegniero in questa provincia, mi rincresse replicarli quello che ho tante volte scritto, che è non esser mai comparso, et io tre mesi sono che vo in questa austera stagione peregrinando per questa provincia, et sperando che l’Illustrissimo Priuli, eletto mio sucessore, sia per venir fra non molto tempo a questa carica; supplico la Serenità vostra et le Signorie vostre eccellentissime a concedermi buona licentia che io possi ritornarmene alla mia residenza, perché quando anco capitasse qui esso perito, dovendosi principiar ad essequir da questa parte supra il commandamento di quell’Eccellentissimo senato datomi fin sotto il 2 settembrio passato, che è di tuor in disegno tutta questa provincia, facendo una general descrittione di tutti li terreni vecchi dalli nuovi, si v’è […] et inculti con termini et confini notabili, et con altri particolari, come in esse lettere. Cattasticando li terreni inculti, acciò con tal separazione, cattastico et dissegno, si possi in ogni tempo riconoscer li terreni della Serenità vostra, la quantità et qualità et sito loro; et acciò poi fatto che sii il disegno et cattastico, la possi fondatamente commettere alla destributione di essi terreni a chi habbia da goderli pacificamente, con quelli ordeni et regole che saranno necessarie, perché ne segna quel buon effetto che la desidera.
Per il che, havendo voluto prender quelle informationi che ho stimato necessarie per poter ben essequir il suo commandamento, trovo che principiando da questa parte che sarà dalla terra di Mugia, et seguendo poi in questa di Capo d’Istria, Isola et Pirano, con il castello di Pinguente, Portole, Montona et Grisignana, con tutti li lori territorii, luoghi tutti confinanti l’uno all’altro, non vi è niuna quantità nelle dette giurisdittioni di terreni inculti, che siano atti alla coltura, né meno nuovi habitanti, né alcuno che ne godi per concessione delli già Illustrissimi proveditori dell’Istria et Capitanii di Raspo, ma sono tutti territorii coltivati et fatti coltivar da legitimi et antichi possessori di essi; et per ciò non vedo che vi siino in questi territorii terreni da cattasticare, né far divisione, haven do anco cadaun di questi luoghi i loro pascoli, et li loro olivari benissimo coltivati. Vi resterà per essequir il suo commandamento che sii tolto in dissegno tutti questi luoghi et territorii, la qual opera, credo al parer mio, potrà esser abbondantemente messa a perfettione dal solo perito, da poi che sarà stato ben instrutto del commandamento publico, il che potrà esser fatto da me anco abbondantemente nel castello de Pinguente, mentre che io sii gratiato di buona licentia, come riverentemente ne prego la Serenità vostra, la qual anco si liberarà dell’interesse che ne sente dalli ducati 80 al mese assignatomi per l’effetto sudetto, et io haverò occasione anco di provedere alli bisogni di quel Capitaniato, poiché essendo già tanto tempo senza né rappresentante publico, né alcuno della mia corte, per esser tutti appresso di me, si vanno ogni giorno facendo maggiori. Et quelli leggieri sono già creditori di due paghe servite [?], né io li posso satisfar, seben me ne fanno efficace instantia, se non vado a riscotere il danaro da chi è tenuto contribuir per il pagamento sudetto, et all’istesso termine si ritrovano li capitanii, sergenti et tamburini di questa provincia, et altri provisionati che aspettano le loro paghe da quel Reggimento.
Di Capodistria, a dì 6 zener 1611.
Piero Bondomier, Capitano di Raspo.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 6
Trascrizione di Francesco Danieli.