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25 maggio| 1610 Piero Bondimier

Dispaccio del 14 gennaio| 1611|

N. (senza numero)

Serenissimo prencipe,
hoggi è venuto a ritrovarmi quel Lucca de Zorzi, Albanese, che fu il mese di agosto passato nell’Eccellentissimo collegio, offerendosi di voler condur in questa provintia 40 fameglie della sua natione, et mi ha presentato lettere dell’Illustrissimo rettor et proveditor di Cattaro di 2 del passato, con le quali mi avisa che il sopradetto Lucca, senza havergliene fatto prima alcun moto, haveva condutto sopra il territorio di Budua al numero di 97 anime della medesima natione, et che ciò gli haveva dato de travagliar assai, havendoli convenuto sottacqua [?] et in fretta noleggiar un vascello per mandar a levarle, acciò non havessero da tratenersi molto in quella giurisditione con pericolo di qualche novità; inviandomi detta giente, acciò che anco me habbia che travagliare come in effetto è la verità, aggiongendomi anco che, se bene ha represo esso Lucca che, non mettendo in alcuna consideratione li accordi che gli sono stati dati in Venetia et da me, si habbi voluto governar da suo capricio, che però non credo haver fatto alcun fruto, per esser questa gente ancora a regiersi da sua testa, aggiongendomi la povertà et la miseria di queste infelice creature; mi ha anco, il sopradetto Lucca, presentato lettere dell’Eccellentissimo proveditor general di Dalmatia, qual mi avisa che, essendo capitato costui con questa massa di giente nel porto di Zara, ha sovenuto de lire 1000 di biscotto. Tengo anco lettere del Clarissimo signor Gieronimo Donà, podestà di Città Nova, di 13 dell’instante, qual mi avisa l’arivo in quel porto di detti Albanesi, et di haversi affaticato per darli alloggiamento, havendoli ricoverati in alcune case di quella città, mi rapresenta la loro gran miseria che non hanno cosa alcuna con che vivere, mal vestiti et mal conditionati, aggiongendomi haverli fatto dare da quella comunità in esse matina ducati tre di pane; questo Luca, con dui compagni sono venuti a portarmi le sopradette lettere, mi ha fatto efficace instantia ad aiutarli, acciò non periscono dalla fame; io, se bene non mi attrovo danaro publico né di questo, né di altra raggione, anzi mi ritrovo creditore di qualche summa per le estraordinarie spese che ho convenuto fare nelli continui et estraordinari comandamenti publici datemi da li […]. Li ho però sovenuto de ducati 20 per provedersi di un pocho di biava et il loro vivere, mi ha detto voler comparer ai suoi piedi per ricercar aiuto, et se bene nel bollo [?] mandatomi dall’Illustrissimo rettor di Cattaro vo8evano esser fameglie 18 con anime 97, non trovo che siano più de fameglie 13 con anime 69. Il resto, mi refferisse ditto Lucca, esser rimasti in terra a Rasto [?], per non haver potuto capire nel vascello, et cinque di loro in questo viaggio sono passati ad altra vita, et ciò datando che per la necessità in che si ritrovavano da vivere, mal vestiti in questa argia staggione, et per dir il vero molto mal guidati, come so di haver scritto tante volte a Vostra serenità, possino l’istesso succeder di molti altri di loro, et parendomi che questi gionti […] insieme tutte unite nel territorio di Parenzo, insieme con gli altri, ma sia havendo terreni a sufficienza, mostrato però di non voler a niun modo utili, ma di volersi fermare a sopra quello di Città Nova, operatione che da altri non deriva, che da questi soli che li conducono, con li soli fini che so haver tante altre volte scritto a Vostra serenità. Starò perciò attendendo il suo comandamento. Gratie etc.
Di Capodistria, il dì 14 genaro 1611.

Piero Bondomier, Capitano di Raspo.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 6
Trascrizione di Francesco Danieli.