25 maggio| 1610 Piero Bondimier
Dispaccio del 2| febbraio| 1611|
N. (senza numero)
Serenissimo principe,
esseguendo quanto scrissi a Vostra serenità con mie lettere di 3 et 4 del presente, mi son conferito in questa città alli sopradetti [?] per far sbarcare dalla fregata le famiglie che da Luca de Duimo sono state levate dal territorio di Antivari, et condutte in questa provincia. Et per li tempi pessimi che vanno con continue pioggie, essendo capitata la fregata in porto di Cervera, giuridittione di questa città, né potendo venir giù per sbarcarle, ho convenuto farle venir per terra dal detto luoco, per levarli dalli tanti patimenti havuti nel corso di giorni 40 che, colmi di ogni miseria e necessità, si sono trovate del continuo [?] in essa fregata, con le loro donne et figlioli, di ogni età et fino nelle fasce. Questa gente è stata da me ricovrata per hora in alcune case di questa città, et volutogli vedere con il proprio occhio et rolate [?] a famiglia per famiglia, le ho trovate in numero di 87 persone in tutto; et come scrissi a Vostra serenità et a Vostre signorie eccellentissime con le passate mie, li ho ritrovati tutti sani, che certo è stata gratia del Signor Dio, che tanta gente in una fregata non molto grande, nel corso di tanto tempo, in stagione tanto pessima, mal vestiti, con mancamento di vivere et, per dir il tutto, pieni di ogni necessità, si siano conservati sani; tra quali vi sono maschi numero 47, nei quali non ne sono dalli anni 18 fino alli 60 atti al lavoriero, se non 23, gli altri vecchi et di minor età; il resto femmine, la maggior parte de pochi anni; et sono famiglie 18 et vi è per il più uno huomo solo da catione per casa. Questi sono stati condotti qui dal detto Luca con altri tre compagni, tutti quattro saliti a servir, avanti la regulatione ultima delle barche armate, per soldati in esse, et senza alcun fondamento né provedergli di habitationi. Questi non hanno animali, né grossi né minuti, pure in minima quantità; non hanno instrumenti rurali di alcuna sorte, sono per il più spogliati, non hanno cosa con che vivere, né sustentarsi. Non ha detto Luca, né alcun altro di loro, cognitione del paese, né hanno esse ricovrarsi né a che applicarsi per vivere, et certo che fanno compassione. Io, per non vederli a perire dalle necessità, ho convenuto provedergli di pane et ho havuto gran ventura [?] haver ritrovato in questo porto una banca di sottovento con pane biscottato; perché di altra maniera in questa città non era modo di sovenirli, per non vi esser alcuna commodità di […], di forni, et di cose necessarie per far il pane, che a fatica ne viene fatto tanto che possa supplire all’ordinario vivere di queste povere e poche gienti; non so, senza questo aggiuto, come gli haverei potuti in così improvisa necessità sovenire, et gli ho somministrato, se ben leggermente, qualche altro poco aiuto per li loro bisogni; havendo speso in biscotto miara doi, lire 269, ducati 4 [?] […], il quale lasserò in mano del clarissimo signor Vido Avogadro, Podestà di questa città et gentil huomo pieno di ogni carità, acciò glielo […] sporgendo di due giorni in due giorni, et sepero gli supplirà per tutto il presente mese. Li ho anco sovenuti de ducati 25 tra di loro, acciò possino provedersi, se bene leggermente [?] di qualche cosa per il loro bisogno. Ho speso anco in uno poco di massarie, poiché non havevano pure un boccale da tenire un poca d’acqua, et di un poco di ligne et di vino per la sera che si sbarcano, essendo tutti mal trattati dalle continue pioggie, […] soldi 3 lire 16, che in tutta la somma fatta da me importa la spesa ducati 69 […], né passerà più avanti per provederli di cosa alcuna, se non mi sarà commesso dalla Serenità vostra. Se ne viene però a piedi suoi il sopradetto Luca et suoi compagni, con due delli più vecchi di queste famiglie, per esponerle li loro bisogni. Supplico la Serenità vostra ad espedirli quanto prima, perché so che saranno ogni giorno a molestarmi, né io farò di avvantaggio altro senza espresso suo ordine. Et perché quasi quattro delle barche armate che […] haver condotto queste famiglie, et che sono compresi nelli 23 huomini di faccione de tutto il numero delli 87 che, per me, creda habbino ogni altro pensiero che voler loro esser par terreni et ridurli a colture, tengo per fermo che il suo dire sii stato di ricever qualche provisione, o donativo dalla Serenità vostra, et insieme di darl delle mani sopra qualche danaro, che potessero havere da Vostra serenità per conto di sovenzione, per provedere de animali et instrumenti rurali a queste genti, et da vivere per mesi 18, almeno, avanti possi sperare di ricevere alcun frutto delle sue fatiche, convertendoli in proprio uso, mal menandoli, et lassar andar poi queste povere genti ramenghe, et Vostra serenità perder il danaro. Come ha fatto di quello ha prestato il capitano Vicenzo Chivichi, che per esser come fallito, si è fatto inessegibile, come per almeno mie le ne ho dato conto, et le famiglie da lui condotte passorno nel paese arciducale gli anni passati. Son però andato pensando come si potesse ricevere queste genti, ricomandarle a persona che ne havesse la cura con carità, che, somministrandole la Serenità vostra soventione per provedergli delle cose necessarie che ho detto di sopra et che, senza di esse, non può far certo alcun bene, fosse esso dinaro speso nelle cose necessarie; et che anco se ne havesse sicurtà tale che, in quel corso di tempo che le paresse conciederli, potesse esser sicura la Serenità vostra di esser accomodati di habitationi in campagna, non trovo che alcun altro meglio potesse haverne la cura di esse, et che potesse dar in opera tanto pia maggior sodisfattione alla Serenità vostra del capitano Bernardo Borisi, fratello de signor Marcantonio, che serve la Serenità vostra et le Vostre signorie eccellentissime nel carico di dragomanno grando in Constantinopoli. Questo ha ridotto in bonissimo stato un luogo, nominato a Fontane, di questo territorio sopra buona quantità de terreni concessigli dalla buona memoria del qual Illustrissimo signor Marco Antonio Erizzo, mio precessore; et ha condotto anco 19 famiglie delli istessi Albanesi, et credo che haveria anco il modo di poter accomodar di terreni li sopradetti et, quando fusse sovenuto di qualche summa di danaro per provederli di animali et altro, saria assicurata la Serenità vostra di rihavere il sudetto, tenendo lui beni, et in Capodistria, et in questo territorio, che vale molto; et riceva anco in sua casa una nuova pensione, concessagli dalla Serenità vostra de ducati 100 all’anno, sopra la camera di Liesena, che potria facilmente renunciarli fino all’[…] satisfattione di quanto li fusse dato in soventione per tal conto. Né voglio restar de dirle che, havendossi trovato qui nello stesso sbarco di questa gente, essendo ancora lui nato in Antivari, si ha riconosciuto con alcuni di questi vechi, quali erano suoi lavoratori, mentre quella città si ritrovava sotto il dominio di questa Serenissima repubblica, et ho veduto questa gente a mostrar una estraordinaria consolatione, ragionando con essi. Io non ne ho voluto tenir alcun ragionamento sopra de ciò con esso capitano Bernardo, se prima non ricevo il suo commandamento, il quale starò attendendo; insieme che mi sii inviato il danaro che ho speso per tal occasione, perché io non ho alcuna somma di spese estraordinarie, se non basta l’entratta che si cava per l’ordinario. Dimani, piacendo a Dio, me ne ritornerò al mio reggimento, convenendo passarmene in barca in Capodistrai, et di là a Pinguente, poiché per le continue pioggie di maniera fatte cattive le strade et ingrossati li fiumi, non è possibile con cavalli né in altra maniera transitare, se non con molto pericolo, come ho provato nel venir qui. Gratie etc.
Di Parenzo, a dì 2 febraro 1611.
Piero Bondomier, Capitano di Raspo.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 6
Trascrizione di Francesco Danieli.