25 maggio| 1610 Piero Bondimier
Dispaccio del 4| novembre| 1610|
N. (senza numero)
Serenissimo principe,
rispondendo alle ducali della Serenità vostra di 14 del passato, con quali mi vien commesso che afferendosi Luca Driduina [?], Albanese, di condurre nell’Istria 30 famiglie della sua natione, debba dar conto alla Serenità vostra, perché causa [?] vi sia qualche disordine che passi tra vecchi et novi habitanti, et che rimedio si potesse usare per reciproca satisfattione, et accrescere con facilità la coltura agli habitanti di questo paese, con publico servicio.
Quanto alli dispareri che possono esser tra novi et vecchi habitanti, non so che deservino da altro che da alcuni pochi cittadini, novamente fatti nella terra di Parenzo, quali vedendosi da novi habitanti levato li terreni che solevano in altro tempo essere goduti dalli loro cittadini et riddotti da persone forestiere alla coltivatione, quello che non sono stati buoni loro di fare, gli riesce ciò molesto; perché, sebene loro per molti anni gli hanno lasciati andar inculti, se ne servivano però di parte di essi per pascoli et per legne, overo speravano con il tempo poter mutar la loro fortuna. Riesce anco con poco gusto alli detti che, accrescendosi il numero de novi habitanti nelle loro giurisditioni, questi, in essecution di parte dell’Eccellentissimo senato, sono […] di ogni fattione per molti anni, et il peso resta sopra pochi, et li fanno quasi insoportabili. Pare anco che li Rettori loro siano diminuiti molto di auttorità, essendo tutti li novi habitanti, così attive come passive, sottoposti a questo reggimento per tutte queste cause, credo, vi possi esser qualche disordine.
Le città di Parenzo, Pola, Cittanuova e la terra di Humago si sono in buona parte dishabitate, per parer mio, poiché come in altri tempi solevano li terreni delle loro giurisdittioni esser governati dalli loro proprii cittadini e popolari; questi, habitando nelle città, le facevano popolate, et hora li novi habitanti si sono riddotti alla campagna ove hanno fabricato, nelli terreni delli luochi sopradetti, grossi villaggi et assai ben populati, tra quali ve ne sono alcuni che hormai son passati gli anni della sua elettione, et con questa ovatione dirò alla Serenità vostra credo saria se non bene l’obligarli almeno a pagar la decima di quello canone delli terreni, che gli sono stati concessi dalla Serenità vostra che di questa ragione si potria cavare somma di danaro di consideratione; et per sollevar in qualche parte li vecchi habitanti, obligandoli insieme a concorrere con loro alle fattioni et, come sono nelle cause civili e criminali, sottoposti solo a questo reggimento, quando fossero rimessi per la prima instanza almeno nel civile alli Rettori, sotto la giuridittione de quali si ritrovano con l’appellatione, ove paresse alla Serenità vostra, credo che ciò daria sodisfattione alli cittadini vecchi di questa provincia. Et sebene parse che gli novi habitanti si compiaccino di esser sotto questo reggimento, et mostrano non voler altro giudice, riesce però di molto incommodo et a loro et a chi pretende haver da loro alcuna cosa, occorrendo ben spesso che oer oica simma di danaro, convengono venire 25 in più miglia lontani da qui, a trattar causa civili, che poco importano; et forsi anco delle criminali, per la loro lontananza molte se ne accommodano tra di loro, senza che la giustizia ne habbi notitia alcuna.
Intorno all’offerta fatta alla Serenità vistra da Duino Albanese, di condur le 30 famiglie della sua natione ad habitar in questa provincia, mettendo questo in essecutione, non mancheranno terreni da concedergli, et nel territorio di Parenzo, come nella Polesana; ma ìè necessario che chi vuol mettersi a questa impresa habbi il modo non solo di condurle, ma di provederli di habitatione, di animali et di vivere, almeno per qualche tempo; perché, venendo qui, trovando solo terreni sassosi, spinosi et inculti, quando non gli sia somministrato et per il vivere, et per li loro bisogni, le cose sopradette, da se stessi né con poco si ponno mantenere, per il che convengono capitar in mano di persone che, con poca charità, gli tiranniggiano, dandogli incredenza il vivere et altro, per il doppio più di quello vale; onde, come disperati, se ne vivono non vedendo poter far alcun bene, et alle volte se ne fuggono nel paese arciducale, come seguite delle famiglie che condusse gli anni passati il capitano Vicenzo Chiuchi, nonostante che dalla Serenità vostra fusse accomodato de certi denari in soventione; quali, anco per esser costui (si può dir fallito) sono fatti inesegibili, il che può facilmente succedere ad altri che volessero condure grosso numero di gente, quando non havessero il modo abbondantemente da sé stessi di aggiutarli nei loro bisogni, con charitò, overo convenientemente coadiuvati dalla Serenità vostra che, quando ritrovassero simili commodità, credo non mancheriano gente che veniriano di paesi alieni ad habitar questa provincia. Havendo ancor io, per auttorità che tengo dall’Eccellentissimo senato fatto una concessione di buon numero di terreni nel territorio di Parenzo, al capitano Gregios [?] Tarcovich della Bossina, che è fratello del capitano Piero, che serve già molti anni la Serenità vostra per capitano di una barca armata, quale si ha offerto venir ad habitar in questa provincia con altri suoi fratelli, et condur seco molte famiglie della sua natione; et se non vi fussero state notate molte contradditioni da quelli pochi cittadini di Parenzo, che, per dir il vero, malvolentieri vedono simil gente, haverebbe principiato di già a condurne; questo tanto ho voluto rappresentar alla Serenità vostra per riverente essecutione del suo commandamento. Gratie etc.
Di Pinguente, a dì 4 novembrio 1610.
Piero Bondomier, Capitano di Raspo.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 6
Trascrizione di Francesco Danieli.