25 maggio| 1610 Piero Bondimier
Dispaccio del 22 marzo| 1611|
N. (senza numero)
Serenissimo principe,
dopo che io habbi dal Clarissimo signor podestà di Capodistria la lettera scrittami in risposta della mia, che le inviai con le ducali per levar li ducati 500 che di ordine di codesto Eccellentissimo senato mi dovevano esser mandati da quella camera, per valermene, in tutto conforme al commandamento publico per il bisogno delle famiglia di Albanesi venute ultimamente ad habitar in questa provincia; copia della qual lettera mandai a Vostra serenità, inclusa in una mia, fino sotto li 14 del presente; non ho né ricevuto il danaro, né altro aviso in questo proposito, se ben io non ho lasciato di operar (quanto ha potuto derivar da me) al servitio delle sopradetta famiglie, conforme alla voluntà delle Signorie vostre eccellentissime, havendo fatto andar nel territorio di Parenzo, nel luoco concesso da me alli sopradetti et da loro ricercatomi, messer Giovan Battista Grissoni, pertegador publico, per pertegarli li terreni compresi in essa concessione; et commessogli che debba vedere in qual parte di detto luogo sii più a loro proposito che si facciano le habitationi, avvertendo di avvicinarli con le case più che sia possibile all’acqua, per esser allimento tanto necessario per loro e per li loro animali, et del quale se ne patisse assai in questa provincia, osservando medesimamente in che loco si possano provedere de lignami, per li coperti delle loro case. Et se bene esso pertegador publico ha ritrovato che nel circuito delli sopradetti terreni concessigli, vi sono delle difficultà assai per esservi compresi in essi molti piedi di olivari, diversi terreni lavorati et vignati, et che il terreno compreso in detta concessione ecciede di gran longa di quello mi hanno ricercato; et perciò non ha potuto effettuare in tutto il mio commandamento, come la Serenità vostra intenderà dalla qui allegata sua relatione. Gli ho però proveduto che potranno, oltra il […] le sue habitationi, se vorranno, senza alcuna difficultà, et […] metter mano a nettar qualche parte de terreni, fino si possino levare a fatto le difficultà; ma senza esser agiutati delle cose tanto necessarie; il che con più mano di mie lettere le ho rappresentato, non so vedere come possano far alcun bene; convenendogli applicar l’opera sua nel lavorar li terreni di altri, per ricevere giornalmente qualche utile, per sustentamento delle loro persone e famiglie; et alcuni del […] mi molestano per esser sovenuti in tanto lor bisogno. Né io tralasso (in quanto posso) di consolarli et di agiustarli quelli che vengono qua, per quanto si estendino le mie deboli forze. Gratie etc.
Di Pinguente, a dì 22 marzo 1611.
Piero Bondomier, Capitano di Raspo.
Lettera di Giovan Battista Grisoni, pubblico perticatore dell’Istria, nella quale viene riferita la sua visita presso i terreni affidati agli Albanesi di Luca di Duimo. Grisoni racconta che in questi terreni sono presenti vigne, case e altri buoni terreni, ma anche aree incolte, sassose e infestate dai rovi. La situazione rende complicata la divisione dei terreni tra le famiglie Albanesi ed è ulteriormente aggravata dalla mancanza di animali e strumenti agricoli. (2 cc.)
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 6
Trascrizione di Francesco Danieli.