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25 maggio| 1610 Piero Bondimier

Dispaccio del 3| novembre| 1611|

N. (senza numero)

Serenissimo principe,
ricevuto che io hebbi per consignato questo reggimento, come ne diedi conto con mie lettere di 22 del passato, alla Serenità vostra, procurai di restar pienamente informato del stato di questi habitanti, della compagnia di cavallaria leggiera, che ella tiene in questo castello, delle cernede et monitioni, et di ogni altra cosa che io stimai necessario al bon servitio delle cose sue. Et perché io fui informato che dal principio del mese di agosto passato, fino a quest’hora, era stato non solamente in questi suoi sudditi, ma nel resto di questa provincia, una influentia di amalati, che pochi sono quelli che non siino stati gravemente indisposti, essendone passati ad altra vita in dui mesi più della decima parte; essendomi certificato ciò esser seguito anco nel resto di questa provincia. Di questa così gran perdita che ne ha fatto la Serenità vostra di tanti sudditi in provincia così habitata come è questa, essendo ciò causato da un influsso di amalati, parte di febre continue, e parte di pettecchie e flusso, che in pochi giorni l’atterravano, ne ho sentito grandissimo dispiacere; perché la maggior parte di quelli sono morti più dalla necessità et mancamento de remedii, che dalla malignità del male: poiché in questo loco et nel suo territorio (e poco meglio nel resto della provincia) non vi è né medico, né medicine con che si potessero reparrare alle loro infermità et miserie. Qui vi è solo un barbiere, il quale, quando anco fusse stato sufficiente alla loro cura, non haverebbe manco potuto giovarli in conto alcuno, per mancamento di ogni sorte di medicamento che si havesse potuto usare per salute loro. Talché convengo dire, con mio dispiacere, esser la maggior parte morti da sola necessità: mi sono rissolto, per non veder questi populi così miseramente perire, di essortar questi giudici a voler ad ogni modo introdur in questo castello un speciale, et li somministrerò aiuto et favore, per quanto da me sarà possibile, senza alcun interesse della Serenità vostra. Laudato il Signor Dio, pare che da alcuni giorni in qua il male vada cessando, non solo in questo luoco, ma nella provincia tutta ancora. Haverei fatto la rassegna di questa cavalleria e cernede, se per le cause sopradette non fossi stato impedito; poiché nell’una e nell’altra di queste compagnie ve ne è mancamento grande, et in particolare in quella delle cernede; la qual procurerò di rimettere al debito numero, così nel luogo de morti, come di quelli che fossero cassati da me per inutili; et procurerò che habbino le loro armi all’ordine e che siino ben disciplinati, per poter ad ogni cenno della Serenità vostra prestargli ottimo servitio. Rivederò parimente la compagnia de cavalli leggeri, la quale, per quanto sin hora ho osservato, dubito non sii di quella qualità che doveria, essendovi anco molti che tirano il stipendio senza haver cavallo et qualche altro mancamento che mi osservo al tempo, che le darò la paga a remediargli, al modo che si deve; né permetterò che alcuno tiri paga senza haver cavallo et le sue arme, per poter prestar in ogni occasione il debito servicio, et di quanto andarò operando, ne darò conto alla Serenità vostra. Ho riveduto queste monitioni, così di polvere, come di arme, che sono in questo castello; le quali sono governate da un solo bombardiero, che si attrova qui, qual è in poco bon stato di salute; et procurerò che siano nell’avvenire e custodite, e meglio conservate. Et perché non vi è alcun altro che in simil profissione ne habbi pur minima cognitione, et che poco gioverebbe nelle occasioni haver le provisioni necessarie senza esserci chi le sapesse doperare, ho deliberato, quando sii con bona gratia dalla Serenità vostra, di introdur in questo castello sino 10 [?] scolari bombardier, con fargli essercitar a tirrar almeno una volta al mese de falconetto, allettandogli con qualche donativo, senza però interessare la Serenità vostra, se non nella polvere. Acciò in ogni bisogno, non solo in questo castello, ma in ogni luoco della provincia, la Serenità vostra ne possa da loro haver servicio. Né tralascierò, in quanto potrò, del continuo invigilar, per ben servire la Serenità vostra: ho ritrovato a caso in questa cancellaria, dove sono le cose molto confuse per la morte del cancelliero, seguita alcuni giorni prima di quella della F. M. [?] dell’Illustrissimo Donado, mio precessore, come per non vi esser altri che ne havesse cura delle scritture, se non un figliolo del già detto cancelliero, di pochi anni e manco esperienza, una lettera degli Illustrissimi signori all’altegliaria, di 12 settembrio passato, quali ricercavano il predetto Illustrissimo mio precessore, che dovesse inviar alla casa dell’Arsenale certi apprestamenti, non necessarii per servitio di questo castello e capitaniato; parte de quali si attrovano in questo at altri castelli di questa giuridittione; et non essendo ciò stato esseguito, quanto prima il bombardiero che ne ha la cura si trovi in stato di poter addoperare, farò tutti essi apprestamenti unire et inviare alla casa predetta dell’Arsenale, come è la mente di quei Illustrissimi signori. Gratie etc.
Di Pinguente il dì 3 novembrio 1611.

Piero Bondomier, Capitano di Raspo.

Allegato:
Lettera di Bondumier, in data 3 novembre, nel quale viene riferita la necessità della comunità morlacca nel territorio di Parenzo di poter costruire una chiesa (a proprie spese) e avere un sacerdote per dare i sacramenti nella loro villa. In tutto sono 20 fuochi che vivono in quel posto, e dicono che durante l’anno, per via dell’influenza, siano morte più di 20 persone senza ricevere i sacramenti. (1 c.)

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 6
Trascrizione di Francesco Danieli.