25 maggio| 1610 Piero Bondimier
Dispaccio del 18 ottobre| 1611|
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe,
mi commandò la Serenità vostra con l’Eccellentissimo senato che, essendo comparso nell’Eccellentissimo collegio Luca de Zorzi, Albanese, et presentatogli una supplica, copia della quale mi fu mandata inclusa nelle sudette ducali, nella quale si offeriva di levare dall’Albania 40 fameglie di quella natione, et quelli condur in questa provincia ad habitare; perciò la mi commandava che, havendo commesso al detto Luca che dovesse venir da me per appuntare meco ove dovesse accasarsi al suo arrivo con queste genti et dovessi insieme trattar intorno a quello li potesse bisognare per ben incaminare questo negotio; commettendomi inoltre che io dovessi vedere quello li havesse bisognare. Costui, capitato da me in Pinguente avanti mi venisse l’ordine sudetto, ricercatomi se io tenivo alcun ordine da lei intorno alla sua proposta, gli dissi de no, ma che se era stato deliberata cosa alcuna nell’Eccellentissimo senato, poteria puoco tardare a capitarmi, che perciò doveva o trattenersi, o ritornare fra qualche giorno. Costui si partì, né vedendolo più capitare, ho procurato di intender di lui et ho ritrovato che si è partito per Albania, et sto aspettando che di giorno in giorno capiti con qualche massa grossa di gente a queste rive, et che se incontri in tanti disordini nel sbarcarli, come si fece l’anno passato degli altri. Mi sono informato della qualità et stato di costui, ho ritrovato esser ancor lui nel numero delli soldati che hanno servito la Serenità vostra in barca armata et nella regolazione è stato licenziato. Non ha cosa alcuna al mondo altro che quelli pochi drappi che ha attorno, et convengo dili quello che so di haver tante altre volte scritto alle Signorie vostre eccellentissime, che se quelli che conduranno queste genti non haveranno modo di sovvenirli nelli loro bisogni, o che la Serenità vostra convenirà interessarsi tanto che cara li costerà la coltivazione di questa provincia, overo queste genti in poco tempo andaranno di male. Dicendoli che di queste 20 famiglie, che nemmeno l’anno passato in questa provincia, et furno accomodati ad imprestido da Vostra serenità de duicati 500, de quali ne sono stati spesi ducati 320 in tanti anemali da lavoro comprati da loro et da me alla sua presenza esborsati li danari; il resto gli hebbero in contadi et in tanto biscotto. A questi ho anco assignato una buona quantità di terreni, acciò dessero principio a ridurli a coltura. Li permessi anco di poter tagliar legni in certi boschi, de particolare per farsi le loro habitationi in campagna, ma havendo voluto certificarmi dell’operato da loro in tanto tempo col mezo di persona che ho mandato per talle effetto, trovo che poco et quasi niente è il frutto che hanno fatto nella campagna, che stanno ancora per habitatione per il più in Parenzo. 15 de loro ne sono passati ad altra vita, et che sono stati per il più amalati; che con li manzi comprati con il danaro della Serenità vostra vanno carrizando [?] delle legne et le vendono, con il tratto delle quali si sostentano nel viver giornalmente, et essendo venuto da me quel Luca de Druimo, che li condusse et, ripreso gagliardamente di queste sue operazioni, mi disse che se volevano vivere, conveniva giornalmente guadagnarsi il pane; che non havevano né instrumenti rurali, né biavia da seminare; che erano tutti spogliati, havendo consumato tutti quei drappi che havevano. Io vado vedendo che si vanno incaminando quello che ho tante volte scritto et che ho sempre dubitato, che essendo queste genti senza capo che li possi aiutare, debbino facilmente andar di male. Et vado temendo che doi o tre di loro, che sono stati soldati nelle barche armate et sono quelli che, insieme con Luca de Druimo sopradetto, hanno condotto queste famiglie qui, non con pensiero di estirpar loro le terre, ma di havere dalla Serenità vostra qualche provisione, vedendosi spogliati et privi della loro speranza, lievino una notte li anemali comprati con il publico danaro et per la vicinanza che hanno passino nel Paese arciducale, et faccino danari di essi, andando poi in Segna o altro luogo, dove a loro tornerà più comodo. Grazie etc.
Di Pola, li 18 ottobrio 1611.
Piero Bondumier, Capitano di Raspo.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 6
Trascrizione di Francesco Danieli.