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25 maggio| 1610 Piero Bondimier

Dispaccio del 31 ottobre| 1611|

N. (senza numero)

Serenissimo prencipe,
mi commesse la Serenità vostra con l’Eccellentissimo senato fin sotto li 2 settembrio passato che io havessi ad impiegarmi nel far tuor in disegno et cattasticar tutta questa provincia, con altri particolari come in esse. Aggiongendomi che io dovessi procurare la coltivazione de olivi, sopra il qual capo mi riservai di dargliene particolar conto quando mi fussi ritrovato personalmente sopra i lochi. Hora che mi attrovo in questa città, dove in alcuni scogli, e in questo territorio ve ne sono non puoca quantità, forse delli più mal governati di tutta questa provincia.
Havendo procurato di intender da questi pochi cittadini che mi si ritrovano, che non eccede il numero di otto, che entrino nel loro conseglio perché causa abbandonano questo arboro, che con poca spesa rende tanto frutto, mi hanno unitamente risposo che non hanno gente da campagna et che tralasciano perciò di coltivar essi olivi, che se nel tempo dell’inverno non venissero furlani a governar le loro vide, convenirebbono per mancamento di opere abbandonarle. Gli ho detto esser volontà publica che detti olivi siano governati et che ne siano antenati degli altri, così per beneficio loro, come per commodo della città di Venetia, che però nell’avenir saria stato bisogno che ne havessero maggior cura di essi, facendoli zappar et podare, altrimenti si saria presa deliberatione di farli governar ad altri, levandoli a chi ne tiene poco conto di loro. Et avanzi il partir mio de qui, fario pubblicar un proclama che ogni uno che possiede olivari in questo territorio sii tenuto nel termine de mesi sei prossimi farli zappar, et governar, et così annualmente alli loro tempi; altrimenti saranno caduti dalle loro ragioni et resteranno confiscati et messi nella Serena signoria per esser dati ad altri che si obbligassero di tenir all’ordene; qual proclama stimo che doverà più tosto servir per terror a qualche d’uno, che effettualmente possa esser essequito, per il mancamento di huomini da campagna che vi è, come di sopra. Rinoverò anco un proclama contro quelli che pascolassero anemali intorno le dette piante, altre volte già molti anni fatto, ma al presente datogli poca essecutione. Veramente le miserie di questa città, nella quale si vede chiese, habitationi et altri edificii nobilissimi, hora affatto quasi dishabitata, fa compassetire [?], et si può dir, ogni giorno va di mal in peggio; attribuendosi la colpa al cattivo aere, che regna così in essa, come in buona parte di questo territorio, et essendomi capitato per le mani una descrittion generale fatta l’anno 1563 di ordene degli Illustrissimi signori proveditori sopra li beni incolti, dal […] Sebastiano [?] di Bravi, dottor loro avvocato fiscale con Zan Antonio Alocca, ingegnere di questa città et territorio, col disegno di esso, distinguendo li beni inculti da quelli messi a cultura fin all’hora, con la quantità delle anime, animali così grossi come menuti che si ritrovavano in tutto questo territorio, con altri molti particolari. Ho veduto che a quel tempo in questa città vi erano fuoghi 200, con anime 1.000. Et poi del 1580 fu aggionto in essa città, di ordene di Vostra serenità, 40 fameglie de malvasiotti et altretante de Ciprioti; et havendo voluto veder quanti luoghi et anime vi si ritrovino al presente, ho ritrovato solo fuoghi 165 con anime 538, comprese 47 persone religiose. Dove si veder che dal 1563 in qua in detta città è peggiorata per più della mittà, et questa poca gente anco per il più si ritrova con poca buona salute. Attenderei volentieri ad impiegarmi nel comandamento della Serenità vostra, se io vedessi a comparire il perito et sapessi la volontà sua intorno l’avocato fiscale, che gli ho ricercato bisognar; ma non vedendo né l’uno, né l’altro, me ne sto qui in questo aeren, che non è buono per li terrieri, et tanto manco per quelli che non sono assuefatti in esso. Gratie etc.
Di Pola l’ultimo ottobrio 1611.

Piero Bondumier, Capitano di Raspo.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 6
Trascrizione di Francesco Danieli.