10 maggio| 1612 Pier Alvise Barbaro
Dispaccio del 6| settembre| 1612|
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe,
ho con duplicate mie littere datto ricorente conto delle robbe alla Sublimità vostra che cappitorno qui condotte da alcuni fiumani, da me fatti tratenir con solo fine di conservar la dignità publica et per essecutione delli proclami fatti dalli Eccellentissimi generali Veniero et Cavalli, che proibbivano
il transitar per mare da luochi arciducali, et sicome son venuto alla speditione della querella statale da questi miei ministri con bandirli di 10 anni et farli prender la robba ad esempio di altri inobidianti; così non ho permesso che sia tocco [?] cosa alcuna senza espresso suo comandamento, et il tutto ho fatto conservar intato, come le sarà notifficato dall’Illustrissimo signor capitano di Raspo, al quale, con il mezzo del suo cancelliero, conforme al comandamento della Serenità vostra, ho fatto consigniar il tutto con il processo insieme, et ogni altra instrutione; et per obedienza compitamente le dicco che questi talli sonno un Piero Biletich et Lorenzo Androcha, con cinque compagni quai cappitorno di notte in porto di Fianona, cinque miglia lontano di qua, licentiando subito li banchi, il che li faceva maggiormente suspette, né è vero che habbia hauto licentia, né parolle [?] alcuna da me, se ben ho consentito et permesso che ciascuno suddito arciducali sia venuto a questa terra, con le sue robbe par terra e mar, conoscendo non bene di levar [?] il comertio, se non a quelli navigavano per mare, giusto li proclami; poiché poteva, sotto nome de […] esser [?] anco delli istessi ladri e uscochi, non posso saper quanto possi essere il valore della robba, ma per quanto mi vien detto, può esser circha cinque in 600 ducati, et sonno le telle balle 13 in circha et dui bottelli da cappelli, sì come dal processo formato si vedeva. A tutto, come ho detto, è stato consigniato al cancelliero dell’Illustrissimo capitano di Raspo, che è quanto mi occorre dire in questo proposito alla Serenità vostra, la quale assicuro insieme con tutte le vostre Eccellenze illustrissime, che in me non vive altro desiderio che di bene et honoratamente servirle, come conosco esser mio debito. Gratie etc.
Di Albona, li 6 settembre 1612. Della Serenità vostra humilissimo et devotissimo servitore,
Piero Alvise Barbaro, Podestà.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 7
Trascrizione di Francesco Danieli.