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10 maggio| 1612 Pier Alvise Barbaro

Dispaccio del 9| marzo| 1609|

N. (senza numero)


Serenissimo prencipe,

all’improvisa et inaspettata nova capitata in questa città del proclama publicato in Trieste di ordine del Serenissimo arciduca, tutti questi suoi sudditi sono rimasti così afflitti et confusi che, quando confidati della paterna carità della Serenità vostra, non sperassero dall’infinita sua providenza rimedio al loro male, certo sì che vedrebbero sicura et presta la total loro rovina; poiché, essendo per la sterilità del paese questi habitanti in bassa et tenue fortuna, conviene necessariamente ogn’uno applicarsi a qualche poco di trafico per cavar da quello il vitto di se stesso et della sua famiglia, et questo viene principalmente suministrato dalli sudditi arciducali, li quali con occasione che vengono a levar sali in questa città, conducono mercantie, grani et altro, et levano de qui altre sorte di robbe, sì che da questo commercio ne riuscisse molto commodo et utile così al publico, come al privato, et la città per questo rispetto si ritrova in meglior stato et più abondante di habitanti che qualsivoglia altra della provincia. Onde, se havesse di haver dato luoco il pensiero di Sua altezza di fermar in Trieste una saliera, indubitamente tutto il concorso si voglierebbe a quella parte, et questa sua fedelissima città resterebbe affatto priva del comercio, sì che in breve tempo si ridurebbe nel lacrimabile stato che si ritrova la città di Pola, poiché ogn’uno converrebbe abandonar volontariamente la Patria et andar a procacciarsi il vitto altrova, con presto esterminio di tutto questo paese; onde, nel loro consiglio, hanno elletti due principali gentilhuomini per ambasciatori, affine che con ogni celerità comparino a suoi piedi et a nome publico, con lacrime di sangue, la supplichino, come faranno, di paterno aggiuto et soccorso, perché conservando se stessi, possino (come hanno fatto in tutti i tempi) impiegar le vite et le facoltà loro in servitio della Serenità vostra, la quale anche io riverentemente supplico di benigno favore a questi suoi fedelissimi; non restando di dirle che, essendomi conferito sopra l’incanto per deliberar il datio del sale et altri di questa città, non si ha ritrovato alcuno che offerischi pretio et ne è causa la nova saliera, che intende di fare in
Trieste Sua altezza. Gratie etc.
Capodistria, a dì 9 marzo 1609,

Domenico Moro, Podestà et Capitano.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 7
Trascrizione di Francesco Danieli.