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26 aprile| 1609 Marco Antonio Trevisan

Dispaccio del 6| dicembre| 1609|

N. (senza numero)


Serenissimo prencipe,

li giorni passati dava conto alla Serenità vostra come era gionto in Trieste un vassello carico di 800 stara in circa di sale, che aportò grandissimo travaglio a questa città et che questi cittadini havevano ridotto al suo consiglio et elletto un ambasciatore qual dovesse comparere a piedi della Serenità vostra, per supplicarla di proveder col nuovo modo di impedir che in Trieste non vi vadino sali, perché le Romanize [?] non bastano a questo carico, perché, comparendo vassello armato, non ardiranno assalirlo; et perché li tempi cattivi mi hanno impedito, non ho potuto mandar queste lettere. Questa mattina, poi, correva voce in questa città che erano aperti li passi et che la salliera era decaduta, ma non è riuscito vero, poiché da lettere scritte dall’Eccellente signor Manin, figlio del signor Cristoforo, Hettoreo [?], che si ritrova in quella città per suoi negocii particolari, al medesimo padre ho inteso che nella predetta salliera non vi è sale, et che li particolari di quella città non vogliono assentire di darli li loro sali, i quali, restando malissimo sattisfatti dalla apaltadori et strepitando perciò tutta la città, per destruttione di essa saliera, hanno fatto ellettione di ambasciatore a Sua altezza, perché sia del tutto levata. Onde neccessitato Hieremia dal Leo, uno delli apaltadori di quello, ha concesso ad ognuno di quelli sudditi di poter venir nel stado della Sublimità vostra, a levar sali, ma con l’agravio di lire 5 soldi 13 per ogni cavallo di più di quello che pagavano per avanti, che era solamente di lire 2 soldi 14 per ogni somma che vengono in tutto a pagar al presente lire 9 soldi 6 per stara, dove è mezzo perché così portano le somme et convengono levar bolletta da lui. Scrive l’istesso Hettoreo di sali sopradetti esser stati caricati sopra un vascello de Dalmatini, et che, per diligentia che habbia usato, non ha potuto intender il nome del patrone, ben haver inteso da alcuni che marinari del medesimo vascello che quello che caricò fece credere al patrone che la Serenità vostra haveva levato ogni impedimento, sì che si potessero condur sali liberamente per mare, ma che, havendo hora ritrovato essere il contrario, dimostrano di haver grandissimo spavento et timore che succeda a loro qualche sinistro, et di poter esser castigati. Di questa cosa, con la solita riverenza et ad ogni buon fine, ne ho voluto dar conto alla Serenità vostra, sì come farò sempre de tutti gli particolari che di tempo in tempo succederanno. Gratie etc.
Di Capodistria, a 6 di decembre 1609,

Marco Antonio Trevisan, Podestà et Capitano.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 7
Trascrizione di Francesco Danieli.