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26 aprile| 1609 Marco Antonio Trevisan

Dispaccio del 7| gennaio| 1610|

N. (senza numero)


Serenissimo prencipe,

in conformità dei precedenti avisi coi quali ho raguagliato la Serenità vostra del stato della saliera in Trieste, vengo hora a riverentemente significarle che, essendo a quei apaltatori mancato il sale, hanno ultimamente licentiato il corso per Muggia et per questa città, il quale perciò camina con assai frequenza et con grandissimo restoro delle passate miserie a questi popoli. Questa licenza è causata perché, havendo quei sudditi arciducali provato la qualità di sali forestieri già capitati a quella salliera non buoni al loro servitio, né degli animali, si sono con moto gagliardo sollevati a non voler soportar questa strettezza; onde gli apaltatori, non havendo sali del paese, hanno con insolita novità e gravezza obligati gli istessi loro sudditi a levar da essi prima una bolletta per venir a caricar sali sopra questo stato, et a pagar otre l’ordinarie gabelle per ogni staro lire 2 soldi 5, come per le passate mie l’avisai, la qual gravezza è così dannosa et insoportabile a quelle genti che per fuggirla fanno stradde incognite, et camminano per il più la notte, capitando di qua per contrabando; one, ne vedere Sua altezza a perder non solo questo novo dacio, ma i vecchi ancora, con grandissimo suo interesse, per il che si tiene che, scoperto quel Serenissimo [?] il molto pregiuditio che riceve da questa novità, debba a gratificatione che gli istessi suoi sudditi redur le cose nel pristino, onde poi a stradde libere et con maggior inquiamento habbia questa città a goder la frequenza del corso, il quale hora io sperimento essere il seco [?] mantenimento et conservatione. Questi accidenti confermano lìopinione che di qua si tiene, che con sali forestieri, non grati, né buoni a quei popoli, mai si possa in Trieste formar una saliera, sì che quando la Serenità vostra continui a impedire con ogni rigorosa provisione solamente i contrabandi di Pisano, et di Muggia si vedrà essa saliera senza altro moto, né travaglio della Serenità vostra, da se stessa cadere et annichilarsi. Tanto mi è parso di refferirle, per consolatione e quietezza dell’animo suo in questa matina. Gratie etc.
Di Capo d’Istria, a 7 gennaro 1610,

Marco Antonio Trevisan, Podestà et Capitano.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 7
Trascrizione di Francesco Danieli.