6 marzo| 1605 Francesco Boldù
Dispaccio del 10 agosto| 1606|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
Dal Vescovo di Trieste sono state spedite le congionte coll’editto inserto della congregatione di Cardinali del Santo officio al pievano di Muia, soggetto in spirituale a lui, acciò lo dovesse publicar nella sua chiesa. Queste sono state subito ricevute inanzi anco l’aprirle portate per riverenza delle commissioni della Serenità vostra dal medesimo pievano a quel Rettore, dal quale havendole io havute hora per barcha a posta le mando a lei, secondo i suoi comandamenti. Ho rinovato al Podestà di Umago et di Muia l’ordine di comandar efficacemente che le lettere siano portate in mano loro et di commetter a pievani et religiosi che capitando loro cosa alcuna concernente il negocio di censure papali le portino a publici rappresentanti. Il medesimo ho replicato ad alcuni preti di questa giurisdittione che riconoscono in spirituale quel vescovo et col consiglio e partecipatione dell’illustrissimo signor Alessandro Zorzi, che si ritrova per i sali in questa città, ho scritto al detto Vescovo con querela che sapendo egli la volontà di Vostra serenità comunicatale con occasione di certo cortese officio d’iscusa che volse far quando hebbe il giubileo ultimo (del che ne fu anco raguagliata) habbi voluto tentar gli animi di questi sudditi con offesa della Serenità vostra e contravenir alla sua volontà, facendo capitar in questo Stato cose contrarie all’intentione del Senato. Il che havendo trovato con parole generali e col rimproverarli l’offerte gratiose che fece già con sue lettere ho havuto a cuore di levarli l’occasione di mandar queste lettere in sua giustificatione a Roma et che li servano solo per un pretesto che schivi per l’avvenire di dar disgusto a questa Republica. Gratie etc.
Di Capo d’Istria a 10 agosto 1606
Francesco Boldù Podestà et Capitano
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 3
Trascrizione di Damiano Pellizzaro