6 marzo| 1605 Francesco Boldù
Dispaccio del 2| febbraio| 1606|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
Il riguardo c’ho sempre havuto di bene intendermi con monsignor Vescovo di questa città mi fa grandemente geloso di giustificar le mie attioni nel proposito che con altre mie rappresentai alla Serenità vostra, nelle quali havendo io portato la nuda verità conforme all’operato che fu sempre con buon zelo et con quell’intentione che espressi nel conto che diedi all’hora, mi trovo al presente eccitato da quanto intendo che viene disseminato da Monsignor sudetto presso il Nontio et esposto anco alla Sublimità vostra di replicarle presenti nell’istesso soggetto, attestando sinceramente che è pura inventione quella di monsignor Vescovo che dice che da me sia stata impedita la libertà et offesa l’auttorità ecclesiastica, coll’haver fatto notar atti publici di controversia di religione nella mia cancelleria; il che mi pare tanto strano d’intendere quanto l’haver intraprese quello che doveva esser carico del Vescovo (nel modo più che poteva) acciò questa città non tumultuasse et l’haverlo esequito con sodisfattione di tutti et reputatione anco di lui , non merita per mio creder queste calunnie per ricompensa. Et sicome in questa parte desidero che la Serenità vostra resti sodisfatta del vero così all’altra obiettione che mi vien fatta di quei proclami a suon di tromba contra frati, rispondo il fatto essere grandemente alterato nelle relationi, percioché un semplice ordine ch’io diedi a certe barche che non levassero il frate dominicano che haveva fatto quel scandalo, acciò dal Padre inquisitore che s’aspettava fosse decisa la materia, presenti ambo le parti interessate, viene rapresentato così diverso et accresciuto con modo novo da questo prelato che forse è pentito d’haver tralasciato quello che era suo debito et va interessando me contra il viso col suo ecclesiastico. Ho stimato bene per mio discarico soggionger alla Serenità vostra queste cose, facendola conta che sempre nelle operationi ho havuto mira al bene publico et in particolare a non dilatar nelle cose che possono apportar disgusto alla Sublimità vostra. Gratie etc.
Di Capo d’Istria il dì 2 febraro 1606
Francesco Boldù Podestà et Capitano
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 3
Trascrizione di Damiano Pellizzaro