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9 settembre| 1616 Geronimo Donado

Dispaccio del 6| aprile| 1617|

N. (senza numero)

Serenissimo principe
sono stati scoperti in questi mari da guardie della mia giurisdizione cinque bertoni spagnoli, et hoggi apunto dall’illustrissimo signor conte di Curzola mi viene dato avviso che sei galeoni pur di Spagna sono comparsi nel Canal di quella sua giurisditione all’incontro della città sotto Sabioncello, et che se n’aspetta de gl’altri, et havendoli quel signore fatto tirar dell’artigliarie quelli gl’hanno risposto senza balla. Ho voluto per tanto con questa mia riverentemente per barca a posta siglificarle il tutto, acciò le possi pigliare quel temperamento che più le parerà opportuno. Vivo xon grandissima vigilanza per la bona custodia di questa sua città e popoli, e tanto più ritrovandosi questa poca fortezza priva d’ogni diffesa per le cose urgenti in tante mie littere segnificatile, pure non mancherò di spender l’istessa vita in occorenza di bisogno per testimonianza del divoto affetto verso la patria, et la Serenità vostra. Le mando li costituti d’alcuni essaminati in tal particolare. E ritrovandosi qui 350 soldati venuti di Candia con le galere grosse ch’in questo posto si ritrovano ho voluto anco di questo darlene riverente avviso, acciò conforme dalla Serenità Vostra seranno destinati possi inviarli. Gratie.

Lesina 6 aprile 1617.
Gierolamo Donado conte e provveditore.

Allegati: Testimonianze dell’avvistamento delle navi spagnole a Curzola (n°1).

Allegato n°1

In littere Provveditore di Liesena di 6 aprile 1617
Zobbia 6 aprile 1617 la mattina.
Fatto venir et contituir messero Paolo Paulini cittadino de Curzola, che con una barca de quella città disse haver portato lettere all’illustrissimo conte e provveditor dall’illustrissimo di Curzola fu interrogato, che cosa è da nuovo. Rispondeva, hieri sera alle vintitre hore in circa sono venuti uno drio l’altro cinque bertoni, tra quali è uno molto grande et solo sorti sotto Sabioncello all’incontro della città di Curzola, che quell’illustrissimo conte subito mandò a lai dei bertoni una barca per intender che gente fosse, la quale di ritorno ha riferito che sono bertoni spagnuoli et che vanno cercando vasselli di mal fare. Che nelli predetti bertoni si trova una infinità di gente benissimo armata, et sotto le chebe de galioni sono serrate le vele, che è segno che sono arrivati lì per far del male, massime non essendo sopra alcuno di quelli bertoni bandiera, ne insegna si sorte veruna. Quibus.
Fatto venir Mattio quondam Tomaso Cuchia da Curzola venuto, come disse, in compagnia del sudetto Paulini per l’effetto sudetto fu interrogato: che cosa porta da nuovo. Rispose: hieri intorno l’hora di vespero sono venuti questi vasselli, et hanno dato fondi a Sabioncello all’incontro di Curzola, ma però un poco a basso. Interrogato: che vasselli sono questi. Rispose: si diceva che sono vasselli di mal fare per quanto hanno riferito i nostrim che sono andati a lai delli vasselli, ma però quei dei vasselli non hanno voluto lassar che accostimo. Interrogato: quanti vasselli sono. Rispose: cinque vasselli grandi, tra quali sono doi più grandi degl’altri. Interrogato: dove vanno. Rispose: non lo so, né lo può saper alcuno. Quibus.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 16.
Trascrizione di Marco Rampin.