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21 maggio| 1647 Gerolamo Correr

Dispaccio del 13 agosto| 1647|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
sono finalmente hieri sera capitati qui quattri di quei Morlachi, venuti alla publica divotione con Filippo Zuppanovich loro Capo, espeditimi dall’Illustrissimo signor Conte e Proveditor di Puola, con distinta nota de’ nomi delle quaranta nove famiglie, non havendo essi voluto abbracciare per modo alcuno l’offerte fattegli da’ particolari, che gli volevano al loro servitio, dichiarandosi di non voler ricconoscer per loro padrone et prencipe che Vostra Serenità. Gli ho veduti et accolti con tutte quelle forme di buon trattamento che ho stimato proprie in conformità della publica intentione, havendoli proveduto d’aloggio, fatti poner i loro cavalli nella stalla di questo palazzo, acciò non sentino spesa alcuna, come pure per il loro ritorno gli ho donato una picciola cortesia.
Lo stesso Capo tiene lettere dell’Eccellentissimo signor General di Dalmatia per Vostra Serenità, e dimostrandosi disideroso di portarsi a’ suoi piedi, non ho mancato d’ispedirlo in diligenza, havendoli imediate fatta l’investitura de publici beni, tutto che con grave pregiuditio de’ dritti spettanti a questo Reggimento, solito ad affittare le montagne di Tribglienizza et Orgliach; a che io niente ho havuto riguardo tratandosi del servitio di Vostra Serenità, che sarà sempre da me preferito a’ miei particolari interessi; così il tutto s’è stabilito in conformità di quanto gli è stato promesso dal predetto Eccellentissimo Generale, et diviene da loro desiderato, come ho veduto da copia di lettere scritte da Sua Eccellenza al signor Conte e Proveditor di Puola; aggiungendo all’investitura tutte quelle clausole e forme che in altre occasioni simili sono state pratticate, havuto reguardo d’incontrar nel servitio di Vostre Eccellenze, non men che di salvar pur’anco le ragioni agl’altri habitanti, come vedranno dall’occlusa copia della medesima investitura.
Mi scrive il sodetto signor Conte di Puola, che i medemi Morlachi gli habbino fatto istanza di soventione e desiderare in ciò da me qualche ordene; e mentre io non lo tengo da Vostra Serenità, riscrivo a quel signore che li vadi trattenendo con quella desterità, che sarà propria di sua prudenza, finché di costà sopra ciò li pervenghino le pubbliche commissioni. A me pure hanno i stessi Morlachi richiesto la medesima soventione et altre cose, come vedranno espresse nell’aggionta supplicatione. Io gli ho consolati con parole, che in universale, hanno dichiarato la paterna benigna dispositione di Vostra Serenità, nel renderli in tutte le parti pienamente contenti; come io nell’ubedire a’ publici cenni, sarò sempre con ogni diligenza maggiore, pronto per incontrare tutte le loro sodisfattioni. Hanno dimostrato gradire le mie espressioni, inchinando il capo in segno di reverenza, con dicchiarationi replicate della loro inalterabile fede, et brama di sparger il sangue stesso, a imitatione de altri suoi compatriotti, in servitio di cotesta Republica Serenissima. Gratie etc.

Pinguente, 13 agosto 1647.

Girolamo Correr, Capitanio di Raspo.

Allegati: terminazione del capitano di Raspo (1 c.); supplica del capo comunità dei morlacchi (2 cc.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 41.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.