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21 maggio| 1647 Gerolamo Correr

Dispaccio del 22 ottobre| 1647|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
dal Capo delle famiglie Morlache, fermatosi lungamente a’ piedi di Vostra Serenità, solo questa sera ricevo le ducali di 8 corrente; mentr’egli prima di venir qui, s’è portato in Puolesana, a consolare li suoi compagni, da’ quali tanto era desiderato.
Quelle di 24 caduto in questa materia non mi sono per anco pervenute, et ne sospiro il ricapito, perché, accennandomi Vostre Eccellenze havermi in esse abbondantemente prescritta la publica volontà, m’affliggo non vedermele sotto l’occhio per poter con la scorta delle publiche sapientissime commissioni assicurarmi di non errare.
Nella distributione de’ terreni osservarò quanto mi viene avvertito, et commandato da cotesto Eccellentissimo Senato, et per caminare con le preavvertenze dovute ho risoluto in primo luoco di far publicare proclama, a chiara intelligenza di cadauno, perché quelli che per avventura havessero pretensione ne’ terreni ricchiesti da questi Morlachi debbino in termine congruo notificarli a questa Compagnia, co’ i fondamenti delle loro ragioni, acciò io possi esserne giudice e conoscitore. Ben prevedendo però nell’affare, per queste cause, molt’inviluppi, io darò alla giustitia il proprio luoco, non levando alcuno il suo; ma non chiuderò gl’occhi a quei riguardi, che dalla publica prudenza devono essere sempre somministrati a chi serve Vostra Serenità, sospendendo però tanto ogni mia diffinitiva risolutione, sino che mi giungano le predette ducali di 24 spirato, et per quelle stesse esser per avventura d’esse avveduto, supplico riverentissimo Vostre Eccellenze espedirmi le replicate, perché io, non deviando dalla norma in quelle prescrittami, possi con tutta pontualità incontrare il loro servitio.
Il restante del danaro, in ragione de’ ducati sei per famiglia, è stato da me esborsato al Capo Zuppanovich.
Quanto al miglio et legname, faronne pure il comparto aggiustato al dover et al bisogno; et per la distributione de’ terreni, non restarò di portarmi opportunamente in Puolesana, dove a quest’effetto preveggo necessaria la mia assistenza.
A Vostre Eccellenze con quest’occasione devo riverentissimamente segnificare la difficoltà che io provo nel recever le publiche commessioni, ritardate da varii accidenti.
I barcaroli a’ quali vengono costì assegnate, i mesi intieri a molte volte allongano la partenza, et nel viaggio trattenuti da’ mali tempi, le due e tre settimane, molto tardo a Capo d’Istria ne segue l’arrivo loro, dove gionti portano le lettere tutte a quell’Illustrissimo Podestà, et così non consegnate in diligenza al mio corrispondente, ne viene anco per questa causa ritardato il ricapito. Ho però scritto al medesimo Illustrissimo signor Podestà in questo proposito, perché si compiaccia non impedire che dal sodetto mio corrispondente, immediate gionte le barche, ricevute siano quelle ducali che fossero a me dirette; et così voglio credere che senza eccitamento maggiore egli sia per incontrare ciò che grandemente può ben spesso complire il servitio publico; aggiungendo humilmente a Vostre Eccellenze, che per via di Palma in affari di rilevanza più celermente mi capitarebbero publiche commessioni, che, espeditemi con staffetta per (ter)ra da quell’Eccellentissimo signor Generale, in due sole giornate qui giongerebbero. Il che ho stimato mio debito accennarle, per quello ch’esse nell’occasioni più gravi stimassero proprio deliberare. Gratie etc.

Pinguente, 22 ottobre 1647.

Girolamo Correr, Capitanio di Raspo.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 41.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.